In Fvg 300 lavoratori della Dukcevich preoccupati per il futuro

I sindacati oggi in assemblea a San Dorligo: «Nessuna comunicazione con la proprietà. Allarmati anche per i lavoratori della divisione che non rientra nelle società del gruppo per le quali la famiglia Dukcevich ha chiesto l'ammissione al concordato»
Foto Bruni Trieste 04.01.2019 Azienda Principe: assemblea operai inaccessibile
Foto Bruni Trieste 04.01.2019 Azienda Principe: assemblea operai inaccessibile

TRIESTE Aprire un tavolo istituzionale «in tempi brevissimi per fornire le dovute risposte ai lavoratori» dopo la richiesta di concordato presentata dalla proprietà per Kipre holding e le controllate Principe, King's e SiaMoCi. È quanto chiede la Flai Cgil del Fvg al termine di un'assemblea convocata oggi all'interno dello stabilimento Principe di San Dorligo della Valle. In una nota, la Cgil del Fvg spiega che all'assemblea ha partecipato la quasi totalità dei 115 dipendenti.

Lunedì nuove assemblee saranno convocate negli stabilimenti di San Daniele. «Massiccia» - dice il segretario regionale della Flai, Fabrizio Morocutti - anche la partecipazione dei lavoratori dell'amministrazione, «preoccupati anche perché la divisione da cui dipendono, K servizi, così come Qualità reale, cui fanno capo i laboratori, non rientra nelle società del gruppo per le quali la famiglia Dukcevich ha chiesto l'ammissione al concordato». «Oltre alla gravità della situazione - aggiunge - a preoccupare è la mancanza totale di comunicazioni da parte della proprietà, che in questi giorni non ha mai risposto alle richieste di incontri avanzate dai sindacati».

Secondo Morocutti è «un atteggiamento inaccettabile e che richiede un intervento forte anche da parte delle istituzioni, per sollecitare l'apertura di un tavolo in tempi brevissimi, da convocare entro l'inizio della prossima settimana, per fornire le dovute risposte ai lavoratori, che pretendono informazioni certe sul pagamento degli stipendi e sul proprio futuro. Ad attenderle - conclude - solo nella nostra regione, ci sono 250 dipendenti e oltre 50 lavoratori dell'indotto, sempre più preoccupati per gli sviluppi di una crisi esplosa senza avvisaglie e senza la benché minima informazione preventiva alle parti sociali».

Le prime manifestazioni di solidarietà arrivano dalla deputata Debora Serracchiani, che assieme al segretario del Pd Fvg, Cristiano Shaurli, si è recata a San Dorligo ai cancelli dello stabilimento della Principe dove ha parlato con i rappresentanti sindacali, in assemblea con i lavoratori per confrontarsi sulle implicazioni del concordato e le problematiche connesse al fatto che la holding controlla società diverse. «L’assenza dell’azienda, il disinteresse verso i lavoratori e le loro famiglie. Questo è ingiusto non soltanto per loro ma è ingiusto per la regione e per la città, per il marchio storico che questa azienda rappresenta». Esprimendo l’auspicio che «la proprietà si faccia sentire al più presto e direttamente» ha reso poi noto che «per sollecitare questa loro interlocuzione ho inviato una lettera al ministro Di Maio con la richiesta di un’immediata convocazione del tavolo di crisi al Mise, per essere informati dei problemi dell’azienda che ancora non conosciamo e quindi - conclude - per valutare quali azioni si possano mettere in campo».

«È una situazione preoccupante, in cui lascia molto perplessi il silenzio della famiglia rispetto al futuro di azienda e dipendenti - commenta Shaurli -. A partire dalla Regione, le istituzioni devono prendere fermamente l'iniziativa a livello di vertice politico e portare la proprietà a un tavolo, per capire quali sono le prospettive del gruppo Kipre e di marchi affermati come Principe e King's».

Stupisce, scrive Shaurli in una nota, «il fatto che questa crisi si manifesti a uno stadio così avanzato e colpisca il settore agroalimentare, che generalmente funziona bene. Ma evidentemente siamo di fronte a un altro episodio di una crisi sistemica che sta colpendo la manifattura triestina, sulla quale bisogna puntare immediatamente l'attenzione: nessun territorio avanzato può vivere di solo turismo e terziario e Trieste non si può permettere di perdere questi posti di lavoro».

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