In Friuli Venezia Giulia l’aria più pulita del Nord

Primato rivelato dal monitoraggio 2017 dell’Arpa. Guardia alta su livelli di ozono e polveri sottili anche se la media annua è ovunque inferiore ai limiti di legge

TRIESTE. Un’aria tra le migliori d’Italia, di sicuro del Nord industriale. Nonostante la Ferriera, lo spauracchio ozono e le criticità sulle polveri sottili, confermate nella pianura occidentale tra il Veneto e il Tagliamento, area in cui le caratteristiche climatiche sono simili a quelle della Pianura Padana. Fabio Scoccimarro, al pronti via da assessore all’Ambiente, illustra soddisfatto la relazione dell’Arpa sulla qualità dell’aria del Friuli Venezia Giulia nel 2017, un quadro buono e rispettoso dei limiti di legge, spiega entrando nel dettaglio il direttore generale Luca Marchesi, pur se in presenza di un lieve peggioramento rispetto al 2016, principalmente dovuto alla fisiologica variabilità delle condizioni meteorologiche.

Marchesi usa grafici e sintesi per fare il punto sugli inquinanti “normati”, ovvero quelli per cui esiste un limite di legge: «Complessivamente siamo rispettosi di quei limiti, con due motivi di attenzione causa sforamenti, Pm10 e ozono, e un elemento di rischio perché vicino al consentito, il benzopirene. Trattandosi di un cangerogeno, è un osservato speciale».

Nel dettaglio, il materiale particolato è monitorato sia nella frazione più grossolana, Pm10, sia in quella più fina, Pm 2.5. Nel primo caso la relazione evidenzia una media annua ovunque inferiore al limite di legge, sebbene con valori maggiori nel Pordenonese, lì dove le condizioni meteo sono favorevoli al ristagno atmosferico. Andamento ormai noto anche per quel che riguarda il numero di superamenti (non si dovrebbe andare oltre i 50 microgrammi a metro cubo per più di 35 giornate), con valori oltre il limite di legge in alcune zone della Bassa pianura e sempre nel Pordenonese, a interessare una popolazione di circa 112mila persone. «Nulla di paragonabile a quello che succede in Pianura Padana - precisa Marchesi -, ma il clima è quello». L’Agenzia rileva 20 superamenti annui in piazza Carlo Alberto e 18 in via del Carpineto a Trieste, 16 a Fossalon di Grado e 14 a Ronchi-Vermegliano in provincia di Gorizia. Il Pm 2.5, il più pericoloso per la salute, è invece rimasto al di sotto del limite di legge su tutta la regione (25 microgrammi per metro cubo) ed è anzi già inferiore ai 20, parametro che entrerà in vigore nel 2020.

Discorso a parte per l’ozono, che si conferma l’inquinante più critico in Fvg, soprattutto a Udine. Questione anche in questo caso dipendente dal meteo: a causa dell’elevata radiazione solare nel periodo estivo, su quasi tutto il territorio la concentrazione di ossidante è elevata e superiore all’obiettivo di legge a lungo termine. «Un problema europeo - si legge nella relazione dell’Arpa -, che richiede pertanto risposte di tipo tecnologico e strutturale coordinate tra diversi livelli di governo». Le carte parlano di 60 superamenti giornalieri in un anno a Basovizza, 32 a Ronchi, 30 a Fossalon rispetto alla soglia massima di 120 microgrammi al metro cubo come media su otto ore. Le concentrazioni sono solitamente più basse nelle aree a maggiore densità di emissioni (aree produttive, portuali e assi stradali) in quanto l’ozono viene ridotto da altre sostanze.

Su altri fronti le cose vanno meglio. Alcuni inquinanti vengono definiti “dinosauri” perché in via di estinzione: dal monossido di carbonio al biossido di zolfo. Abbondantemente sotto controllo anche il benzene, come pure i metalli pesanti: arsenico, cadmio, nichel e piombo. Caso aperto rimane invece quello dei livelli di benzopirene, inferiori ma prossimi ai limiti di legge su buona parte della pianura e nei pressi dello stabilimento siderurgico di Servola. «Le fonti sono sicuramente le attività industriali - fa sapere Marchesi -, ma in alcuni contesti conta anche la combustione della legna a fiamma libera». I caminetti, in sostanza.

Quanto alla Ferriera, il dg, detto che l'Arpa è in azienda una sessantina di giorni all'anno per i controlli, ribadisce che l’impianto rispetta i paletti dell’Autorizzazione integrata ambientale, ma Scoccimarro conferma a sua volta la linea del nuovo corso: «Per le scelte della precedente amministrazione regionale, oggi lo stabilimento ha le autorizzazioni. Ma, già prima di formare la giunta, ho condiviso con il governatore Fedriga l'idea che le industrie fortemente impattanti non sono compatibili con lo sviluppo del territorio e la qualità della vita dei cittadini. Senza fare guerre di religione, sarà importante capire da qui in avanti quali siano le soluzioni da trovare in modo da soddisfare tutte le parti. L’obiettivo è trovare intese capaci di mettere d'accordo l'interesse dei cittadini e dell'imprenditore con attenzione alla ricollocazione del personale, ovviamente nei tempi più possibile brevi».

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