In Friuli Venezia Giulia il 5% di operatori sanitari ha detto no al vaccino. Riccardi: «Inaccettabile»

Sono un migliaio le persone che hanno deciso di non immunizzarsi in regione. L’assessore: «Inadatti a svolgere quel lavoro». Cisl e Uil favorevoli alla linea dura
Healthcare workers during vaccination operations against COVID-19 with a dose of the Pfizer-BioNTech vaccine at the San Camillo Forlanini Hospital in Rome, Italy, 29 December 2020. ANSA/ANGELO CARCONI
Healthcare workers during vaccination operations against COVID-19 with a dose of the Pfizer-BioNTech vaccine at the San Camillo Forlanini Hospital in Rome, Italy, 29 December 2020. ANSA/ANGELO CARCONI

TRIESTE Sono circa mille, anche qualcosa di più, gli operatori sanitari del Friuli Venezia Giulia - amministrativi esclusi - che hanno deciso di non vaccinarsi contro il Covid-19. Si tratta dei no-vax tra gli addetti ai lavori che hanno fatto una scelta consapevole, non motivata da controindicazioni che rendano sconsigliabile la somministrazione. Un 5% circa dell’organico che Riccardo Riccardi, definendo «ingiustificabile» il rifiuto alla vaccinazione nel comparto, considera «non adatto a fare questo mestiere».

È il vicepresidente della Regione a fornire un report aggiornato a venerdì sull’adesione del Ssr alla campagna. A ricevere la prima dose sono stati 20.300 sanitari tra medici (3.496), infermieri (6.366), professioni sanitarie e operatori socio sanitari (6.147) e 4.291 convenzionati, di cui 775 medici di medicina generali e pediatri di libera scelta. Il 95% di un totale di 21.397 (sono esclusi appunto gli amministrativi). Tanti, tantissimi, sottolinea Riccardi, se confrontati con un’adesione pre-pandemia al vaccino antinfluenzale che restava sotto quota 20%. Ma la situazione è evidentemente diversa. Si tratta di vincere un nemico ben più pericoloso di un malanno di stagione e dunque è «inaccettabile» che alcuni lavoratori della sanità impegnati in corsia - un migliaio - non garantiscano i presidi di sicurezza. «Se ti comporti così – ribadisce l’assessore – non sei adatto a svolgere quel ruolo. Ed è meglio se cambi». Dopo di che, aggiunge, «non vorrei che questo atteggiamento sia un pretesto proprio per andare a fare mansioni meno faticose».

Sanzioni? Licenziamenti? Il premier Mario Draghi l’altro giorno in conferenza stampa ha sottolineato che «non va bene che operatori sanitari non vaccinati siano a contatto con malati» e ha annunciato di conseguenza che il governo intende intervenire, tanto che la ministra della Giustizia Marta Cartabia «sta prendendo un provvedimento a riguardo». Riccardi spiega di essere in attesa di un’eventuale norma, ma esclude ulteriori forme di sensibilizzazione sul territorio: «Quando hai il 95% di vaccinati, non servono più».

La linea dura è condivisa dal sindacato. Luciano Bressan, segretario della Uil Fpl Fvg, è il più deciso: «Il 5% è un dato importante, non va sottovalutato. Se uno non vuole vaccinarsi sono affari suoi, ma non deve mettere a rischio la salute di pazienti e colleghi. Per questo i mille che mancano o si vaccinano o se ne stanno fuori dal Ssr. Il licenziamento ci sta». Massimo Bevilacqua, Cisl Fp Fvg, chiede a sua volta che la vaccinazione nel sistema sanitario «sia resa obbligatoria per legge» e cita una sentenza di Cartabia, nella veste di giudice costituzionale, in cui si precisa che il legislatore, nel contesto di una malattia infettiva e di un opportuno vaccino, può «selezionare talora la tecnica della raccomandazione, talaltra quella dell’obbligo, nonché, nel secondo caso, calibrare variamente le misure, anche sanzionatorie, volte a garantire l’effettività dell’obbligo». Orietta Olivo, Cgil Fp Fvg, precisa invece di parlare a titolo personale, auspica una campagna di sensibilizzazione e non esclude che, nell’attesa, si possa pensare «al cambio di mansioni» per chi si rifiuta.

Le operazioni intanto proseguono. A ieri sera in Fvg erano state somministrate 127.915 prime dosi di vaccino, con 74.370 cittadini pure con la seconda dose, il 6,17%, la più alta percentuale d’Italia davanti a Emilia Romagna e Piemonte. A Latisana, dove nella palestra della scuola Edmondo De Amicis si sono vaccinati ieri mille tra over 80 e fragili con vaccino Pfizer (oggi altri 800 tra i 75-79 anni con AstraZeneca), Riccardi ha pure rimarcato come ci sia bisogno, «oltre che del rispetto del programma di consegna delle dosi, anche della fiducia delle persone che scelgono di vaccinarsi e del sostegno nostro Ssr, che si sta caricando sulle spalle tutto lo sforzo di questa imponente campagna».

In un report pubblicato sul sito del governo compare una fotografia a un paio di giorni fa con focus sulle categorie coinvolte sin qui. La sanità regionale ha vaccinato 50mila over 80 con una prima dose, di cui quasi 30mila anche con la seconda, il 28% della popolazione di quell’età, con la media nazionale che si ferma al 21%. In attesa di prima dose il 53%, in linea col resto del Paese. Quanto al personale scolastico, circa 25mila addetti, si registra il 76% di prime dosi contro il 58% italiano, ma solo 17 lavoratori della scuola hanno già avuto la seconda dose. Meno significativa la statistica sui 70-79 anni (prima dose 3%, prima e seconda dose 1,6%) dato che in Fvg le agende sono aperte solo per i 75-79 anni. —


 

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