In fila per ammirare tracce di età romana e decori Art nouveau

Caminetti dal valore inestimabile, scaloni da fare invidia ai palazzi delle più importanti capitali, resti stratificati di una Tergeste che continua ancora a stupire: tutto questo condensato in un’area limitata che inizia nella parte terminale di via Cavana e arriva a Largo Papa Giovanni XXIII. Scrigni di storia e arte che ieri mattina si sono svelati alle centinaia di visitatori che, in occasione delle giornate Fai d’Autunno, hanno potuto gustare la bellezza architettonica e artistica di tre gioielli ai più sconosciuti. Parliamo di Palazzo Vicco, sede del vescovado, di palazzo Vivante e di palazzo Brambilla Morpurgo.
La visita a Palazzo Vicco, riservata ai soli soci Fai divisi in due gruppi da 25 ciascuno, è un elegante edificio costruito tra il 1796 ed il 1797. Ma la sorpresa la si ha quando si oltrepassa la soglia dell’oratorio interno, dedicato alla Santissima Trinità: un tuffo negli inizi del secolo scorso, splendida opera dello sloveno Ivan Vurnik del 1914 in perfetto stile Wiener Secession, su committenza del vescovo triestino Andrej Karlin. All’opera, come spiegato da Giovanni Luca, referente diocesano per i beni culturali, «contribuì molto la moglie dell’architetto, la pittrice viennese Helena Kottler, autrice de l’Annunciazione e del Sant'Andrea situati nella sala attigua». L’altare, di una bellezza sorprendente, è un impasto cromatico tra l’indaco e l’oro. L’ambiente è coperto da una cupola rivestita a mosaico di tessere poligonali in pasta vitrea.
Poi alle spalle del palazzo, sotto un nuovo condominio, i 50 visitatori hanno potuto fare un salto nel tempo, arrivando sino alla Tergeste romana di epoca augustea: percorrendo la strada romana che collegava il teatro romano con l’area funeraria e residenziale, i visitatori si sono ritrovati al cospetto di una banchina portuale, un po’ sacrificata dal box auto del soprastante edificio, venuta fuori dagli scavi che sono andati a ripescare questo manufatto di un epoca in cui via Cavana era l’antica linea di costa, poi bonificata con blocchi di arenaria. I resti stratigrafici hanno poi restituito una villa romana con mosaici, ancora visibili, e un recinto funerario di epoca tarda di 4 metri per 4.
Il tour successivamente è proseguito alla volta di due edifici prestigiosi del borgo giuseppino, palazzo Vivante e palazzo Brambilla Morpurgo Il primo ha lasciato di stucco i 295 visitatori per lo scenografico doppio scalone, con cinque tele attribuite al pittore viennese Alois Hans Schram, autore delle decorazioni dell’atrio del Parlamento di Vienna. Di gran pregio le porte, un lucernario art decò e, nella sala ovale, un preziosissimo caminetto in onice verde. Il secondo, dal 1998 sede della biblioteca statale Stelio Crise, fu realizzato nel 1843 su progetto dell'architetto Francesco Bruyn, con interventi, nel 1875 di Eugenio Geiringer, autore della stazione centrale e del palazzo della Generali. Anche qui i 150 visitatori hanno apprezzato la ricchezza degli affreschi, degli stucchi e dei particolari in pietra, tra cui le articolate sopraporte. —
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