In Croazia tutti in classe. Ma è già pronto un piano B
ZAGABRIA Altro momento cruciale ieri per la Croazia nella quotidiana lotta contro l’epidemia da coronavirus. Sono iniziate le scuole e il campanello è risuonato in tutti gli istituti del Paese, portandosi appresso tutte le paure e i tabù che ne hanno caratterizzato la vigilia, colma di polemiche e di pressioni sociali. Mentre sono stati riscontrati 117 nuovi contagi nelle ultime 24 ore nel Paese (guarda caso un vistoso calo rispetto ai dati della scorsa settimana e qualcuno se lo aspettava proprio per l’inizio dell’anno scolastico). Tre persone sono morte. E ieri, come detto, 460.000 alunni e studenti hanno ripreso a frequentare la scuola con rigide misure anti-epidemiologiche.
Il ministro della Scienza e dell'Istruzione Radovan Fuchs ha detto che si tratta dell'anno scolastico finora più incerto quello che sta iniziando. Il ministero della Scienza e dell'Istruzione ha predisposto tre modelli di insegnamento che potranno essere implementati nelle scuole a seconda della situazione epidemiologica. Il modello A prevede l'insegnamento nelle scuole seguendo le raccomandazioni e le istruzioni degli epidemiologi. Il modello B si riferisce a una forma combinata di insegnamento, in cui parte degli alunni e degli studenti seguono le lezioni nelle scuole e parte online. Il modello C, d'altra parte, significa che tutti gli studenti seguono le lezioni online da casa. Il ministro Fuchs ha confermato che per il momento in otto scuole si sono riscontrati casi di contagi da Covid-19 tra dipendenti o alunni. Pertanto, due scuole hanno posticipato l'inizio delle lezioni di una o due settimane, e il resto inizierà l'anno scolastico secondo i modelli B o C. L'Istituto croato di sanità pubblica (Hzjz) ha raccomandato che il lavoro nelle scuole dovrebbe essere organizzato principalmente in modo tale da garantire distanza reciproca tra gli studenti, igiene regolare delle mani e uso di disinfettanti. Ai genitori è stato consigliato di misurare la temperatura corporea dei propri figli ogni giorno prima di andare a scuola. Nelle classi superiori delle scuole primarie e secondarie le mascherine sono obbligatorie se non è possibile prevedere almeno 1,5 metri di distanza tra gli studenti durante le lezioni. Le mascherine dovrebbero essere indossate anche all'ingresso e all'uscita degli edifici scolastici. Chi non può indossare una mascherina avrà bisogno di un certificato medico per farlo. Alcune scuole hanno fornito mascherine per il viso gratuite per i bambini per il primo giorno di scuola. Per facilitare l'organizzazione degli arrivi e delle partenze dalle scuole, in molti istituti l'orario scolastico è stato ridotto a 40 minuti. Hanno raccomandato che gli alunni e gli studenti siano sempre nella stessa classe e che le pause siano organizzate in momenti diversi.
E chi si dimostra molto ligio all’uso corretto della mascherina sono gli sloveni. Nel fine settimana gli ispettori del ministero della Sanità hanno monitorato il rispetto dell'ordinanza sull'uso obbligatorio delle protezioni personali nei ristoranti e nelle manifestazioni, e non hanno riscontrato violazioni. Sul fronte dei contagi, i nuovi infetti nelle ultime 24 ore sono 25 a fronte però di solo 706 tamponi eseguiti.
Per quanto riguarda la situazione nelle scuole (in Slovenia le lezioni sono incorso già da una settimana) anche in Slovenia si registrano focali di contagio in parecchi istituti. I problemi maggiori sono collegati con i bambini più piccoli. Già nei primi giorni di scuola il problema era come distinguere tra i sintomi di Covid-19 e i segni di altre infezioni stagionali e se effettuare un tampone a ogni bambino con segni di raffreddore. I pediatri stanno già chiedendo la messa in onda di linee guida per testare i bambini più piccoli. Secondo il pediatra Denis Baš se ne discuterà giovedì con il ministero della Salute. —
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