In Croazia la terra trema ancora, scavi tra le macerie: è lutto nazionale
ZAGABRIA. Dopo il grande sisma di martedì, uno stillicidio di nuove scosse in un Paese presto in lutto nazionale. Non c’è ancora tregua in vista, nella Croazia centrale colpita dal terremoto che ha devastato in particolare Petrinja, a una sessantina di chilometri da Zagabria, ma anche molti paesini e cittadine dell’area circostante. Proprio Petrinja, ha comunicato il Servizio sismologico di Zagabria, è stata nuovamente l’epicentro di tre forti scosse ieri mattina poco dopo le 6, rispettivamente di 4.7, 4.8 e 3.9 gradi della scala Richter: le più forti sono state percepite anche a grande distanza, Trieste con il Friuli Venezia Giulia inclusi, dove in molti sono stati svegliati e hanno postato messaggi preoccupati sui social.
Si è trattato di scosse di breve durata ma di forte intensità, che non hanno causato nuove vittime o danni severi, con il bilancio dei deceduti fermo a sette (non otto come sembrava ieri), mentre sono una trentina i feriti, alcuni in gravi condizioni.
Le scosse «hanno fatto cadere dalle rovine di Petrinja quello che non era precipitato» il giorno prima, ha raccontato sconsolato ai media locali il sindaco, Darinko Dumbović, primo cittadino di un luogo devastato dove sono centinaia le persone rimaste senza casa. A Petrinja, colpita soprattutto nel suo centro storico, per tutta la notte si è continuato a scavare e a rimuovere macerie, anche usando i cani molecolari alla ricerca di eventuali sopravvissuti. Le operazioni di soccorso sono andate avanti con il buio anche a Majske Poljane, villaggio vicino a Glina che ha contato cinque vittime e dove «tutto è distrutto», ha raccontato la tv pubblica di Zagabria.
Ma «in una situazione come questa non c’è una Zagabria, una Glina o Majske Poljane, siamo tutt’uno», ha dichiarato il presidente croato Zoran Milanović, che ha voluto visitare nuovamente ieri di persona una delle zone colpite con maggior violenza dal terremoto. La notte è stata trascorsa all’addiaccio, in auto o in strada, riscaldandosi con falò, da centinaia di persone, ancora provate e sgomente per la tragedia che si è abbattuta su di loro, mentre altre hanno trovato rifugio in palestre e altre strutture attrezzate dell’esercito.
Incessante l’opera di soccorso di vigili del fuoco, protezione civile e altri organi dello Stato, ma anche di volontari affluiti dal resto di un Paese dove è in corso un’imponente mobilitazione di solidarietà, con comuni e privati cittadini che si sono organizzati per raccogliere beni di prima necessità e denaro. Saranno cancellati anche i fuochi d’artificio di Capodanno in decine di città, deviando i fondi sull’assistenza ai terremotati. Solidarietà che è anche internazionale, con aiuti messi subito a disposizione «da 13 Paesi Ue e dalla Turchia», ha ricordato ieri il commissario Ue alle emergenze, Janez Lenarcic, sbarcato in Croazia per visitare le aree disastrate e per assicurare che Zagabria «non è sola».
Ma dopo la prima solidarietà serviranno i soldi, molti, per la ricostruzione. Mentre manca ancora una stima precisa dei danni, il governo croato ha stanziato ieri 16 milioni di euro per l’assistenza alle popolazioni colpite, oltre a dichiarare il 2 gennaio prossimo giornata di lutto nazionale. «Si tratta solo di un primo passo e contiamo sui fondi Ue» per la ricostruzione, ha specificato il ministro delle Finanze croato, Zdravko Marić, rendendo noto che, oltre alla Ue, anche altre grandi istituzioni finanziarie si sono dette pronte a dare una mano. Mezzo milione di euro è stato stanziato anche dalla Conferenza Episcopale Italiana, con papa Francesco che ha auspicato che le autorità locali, «aiutate dalla comunità internazionale», possano in tempi rapidi «alleviare le sofferenze alla cara popolazione croata».
Sofferenze che sono anche materiali, con danni segnalati al patrimonio immobiliare anche a Zagabria, Zapresic, Sisak, dove sono stati registrati danneggiamenti ad abitazioni, edifici civili, religiosi, infrastrutture, con 150 persone alloggiate in una palestra, senza dimenticare tantissime località minori. Per organizzare un primo censimento dei danni le autorità hanno lanciato persino un numero verde per richiedere una stima da parte di esperti di statica. Completamente inagibili sono state dichiarate anche cinque scuole nell’area di Petrinja, Sisak e Glina, mentre nove dovranno essere riparate, lasciando 5 mila studenti senza un tetto sotto cui studiare.
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