In cinquanta dal superlegale salva-vitalizi
«C’è un bel movimento», dice a metà pomeriggio Pietro Arduini, il coordinatore degli ex consiglieri regionali del Friuli Venezia Giulia che alzano le barricate contro la legge taglia-vitalizi. All’ora di cena, la collaboratrice di Maurizio Paniz, l’avvocato bellunese che curerà il ricorso al Tar (il deposito è previsto a metà aprile), fa sapere di aver messo in fila una cinquantina di firme al ritrovo dell’hotel Astoria di Udine. Tante? Poche? Un successo? Un flop? Arduini, come annunciato, non commenta.
Ma il punto di riferimento era l’elenco dei 213 beneficiari della pensione di Palazzo, tra i quali anche qualche avente diritto. A conti fatti, ad aderire alla vertenza giudiziaria sono uno su quattro, anche se non è escluso che nei prossimi giorni, in particolare a Trieste, si possa raccogliere qualche altra firma di chi non è riuscito a recarsi ieri a Udine. Via lettera l’associazione degli ex eletti aveva dato appuntamento attorno alle 16 e per quattro ore, in una sala a porte chiuse del noto albergo friulano, i ricorrenti, con la loro presenza, hanno fatto capire che loro, di vedersi il vitalizio tagliato, non lo possono accettare.
Arduini, sulla porta, mantiene l’impegno di non approfondire la vicenda. Non con i giornalisti. Nemmeno Roberto Dominici e Dario Bruno Barnaba hanno granché voglia di parlare. Il più loquace è Rino Bianchini, classe 1938, di Morsano al Tagliamento, il consigliere regionale (Dc) più giovane della prima legislatura della Regione Fvg (poi ne fece altre due).
«Siamo qua perché non c’è nulla che regga in quel testo di legge», dice Bianchini incenerendo la decisione del Consiglio regionale di ridurre gli assegni mensili sopra i 1.500 euro lordi del 6%, a salire fino al 22,5% nel caso di quote oltre i 6mila euro e di cumulo con un ulteriore vitalizio. «Non c’è proporzionalità e nemmeno equità in quel provvedimento – insiste l’ex consigliere –, siamo convinti di poter vedere riconosciute le nostre ragioni davanti al Tar».
È un martedì pomeriggio a Udine, non c’è troppa gente, qualcuno trova parcheggio anche nei pressi dell’albergo. Si vedono tra gli altri Sergio Dressi e Gaetano Valenti, Bruno Di Natale e Paolo Fontanelli, Mario Puiatti e Gabriele Renzulli, Salvatore Varisco e Ivano Benvenuti, Toni Martini e Marco De Agostini. Ferruccio Saro arriva alle cinque in punto. Non dice una parola, nemmeno lui che è uno dei più penalizzati dalla legge regionale dato che l’ex parlamentare di Martignacco conta anche sul vitalizio parlamentare (in caso di doppia pensione l’aula ha previsto un ulteriore taglio del 50% sulla quota di prelievo dall’assegno regionale).
Doppio vitalizio in corso anche per Roberto Antonione, ma l’ex governatore triestino, a Udine, non si presenta. «Non faccio parte dell’associazione, non sono stato informato dell’iniziativa e, in ogni caso, non faccio alcun ricorso», taglia corto.
Eppure, piccolo giallo, Dominici e Barnaba sostengono che l’associazione degli ex ha mandato la lettera di convocazione per la sottoscrizione del ricorso a tutti, pure ai non iscritti. Paniz, collegato via telefono con Udine, si limita a confermare che la partita è ora nelle sue mani. «Siamo già al lavoro, il ricorso è già impostato – fa sapere –, ma come mia abitudine non entrerò nel merito se non nelle sedi opportune. Ho il massimo rispetto della magistratura».
Stando però a quanto accaduto nelle altre Regioni, si punterà con ogni probabilità sui concetti di illegittimità costituzionale, violazione del principio di intangibilità dei diritti acquisiti e della stabilità dei rapporti giuridici. I tempi? «Ci siamo dati un limite, quello dei due mesi dall’approvazione della legge in Consiglio regionale», dice ancora il legale veneto. Si va dunque attorno a metà aprile e a quel punto non resterà che attendere le controdeduzioni della Regione e il verdetto dei giudici. In Veneto, dove pure Paniz segue la pattuglia degli ex (una sessantina) colpiti da una analoga decurtazione dell’importo mensile, il Tar ha fissato l’udienza il 7 ottobre.
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