In campo il Comitato contro SmartGas: «Monfalcone rischia»
È nato il “Comitato No-Rigassificatore - Monfalcone Pulita”, al fine di promuovere una campagna di raccolta firme, che partirà nei prossimi giorni, per addivenire a un referendum consultivo tra la popolazione. Il tutto è volto a sostenere la contrarietà alla realizzazione dell’impianto proposto dalla società SmartGas, guidata dall’imprenditore Alessandro Vescovini, e che annovera una cordata di imprese del territorio.
Il presidente del neo Comitato è Claudio Martin, capogruppo dell’Idv in Consiglio comunale. Va da sè che a sostegno dell’iniziativa c’è anche l’assessore all’Ambiente, Gualtiero Pin, appartenente allo stesso partito. L’unico componente della giunta Altran, peraltro, ad assumere una posizione evidentemente esplicita. Martin chiarisce la natura dell’iniziativa: «Si tratta - precisa - di un Comitato popolare e il nostro coinvolgimento è a titolo di cittadini, sia pure anche con il sostegno dell’Italia dei Valori».
Assieme al presidente Martin e a Pin, come viene riferito, ha aderito al momento un gruppo di cittadini. I promotori fanno, inoltre, sapere che l’iniziativa «è frutto di una ponderata valutazione, anche sotto il profilo tecnico del progetto del rigassificatore», e si avvale del collegamento con il Comitato di Duino “Cittadini per il Golfo”. «La nostra azione - aggiunge Martin - nasce dal basso, facendo riferimento ai cittadini, chiamando in causa il rapporto tra la popolazione e il proprio territorio. Intendiamo quindi dar voce all’espressione dei monfalconesi. Consideriamo questo impianto - continua - una iniziativa di carattere industriale. Certo, è un’attività d’impresa, ma a nostro avviso, non coincide con gli interessi della comunità. Alla città, inoltre, non viene riconosciuto alcun vantaggio».
C’è anche da osservare, aspetto che non viene sottaciuto dagli stessi promotori della campagna referendaria, che dalla politica locale non risultano ad oggi posizioni di assenso all’iniziativa, quantomeno in modo ufficiale, compresa la maggioranza consiliare.
Ma intanto, si registrano le “controdeduzioni” dell’imprenditore Vescovini che, messo al corrente della nascita del Comitato, ha posto subito evidenti distinguo e perplessità sulla finalità della campagna referendaria. Vescovini, infatti, osserva: «Trovo innanzitutto strana la tempistica di questa iniziativa, non foss’altro per il fatto che l’iter del progetto è ormai alla fase finale, già valutato dai tecnici e dagli enti preposti sotto il profilo della sicurezza dell’impianto, della sua collocazione, fino agli aspetti in ordine allo sviluppo dell’attività economica del territorio, compresi quelli ambientali».
L’imprenditore aggiunge: «Mi pare, in realtà, di intravedere una matrice politica di fondo e la ricerca di visibilità, piuttosto che una volontà di confronto diretto in merito al progetto, per il quale peraltro si sono già spesi innumerevoli incontri e dibattiti pubblici. Insomma, la ritengo una mossa elettorale. Tuttavia - argomenta l’imprenditore -, che si raccolgano le firme. Da parte mia, come sempre, resto disponibile a ulteriori incontri aperti alla popolazione e, a questo punto, anche ai promotori del Comitato, nonchè a quanti, tra i cittadini, non sono convinti di questo progetto, oppure non lo conoscono ancora a fondo».
Martin, da parte sua, spiega: «L’articolo 70 dello Statuto comunale prevede la possibilità da parte dei cittadini di esprimersi sui problemi e sulle questioni che attengono al loro territorio, attraverso un referendum consultivo. È necessario raccogliere 1.500 firme tra i residenti di Monfalcone. Abbiamo seguito le procedure previste dalla legge. Il Comitato è stato costituito, dotato di regolare forma giuridica. Abbiamo anche depositato uno specifico logo con la dicitura “Comitato No-Rigassificatore - Monfalcone Pulita”. A questo punto, avvieremo la raccolta di firme».
Martin illustra le sostanziali motivazioni a sostegno dell’iniziativa referendaria, esplicitate nel dettaglio in un volantino: «Il “perchè no” - dice - ha più di una ragione. Si tratta di un impianto industriale classificato “ad alto rischio”, e che verrà costruito vicino al porto canale di Monfalcone, a poca distanza peraltro dalle appena rinate Terme romane, in un terreno demaniale ceduto gratuitamente per 25 anni alla ditta costruttrice». Accanto alle perplessità poi in ordine alla movimentazione delle metaniere e alle modalità di gestione del prodotto, Martin considera un altro aspetto: «Il Terminal di Porto Viro, al largo di Ravenna, può accogliere la domanda di gas del Nord Adriatico, poichè la sua capacità di stoccaggio è sottoutilizzata».
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