In bici dall’India all’Italia, Francesco “rapito” da Duino
Il ciclista Faelli, di sangue italo-cubano, ha macinato 10 mila chilometri attraverso 15 paesi. Lasciata la Slovenia, è stato colpito dal fascino del castello e qui ha incontrato i residenti

DUINO Era partito qualche mese fa in bicicletta da Nuova Delhi, la capitale dell’India, con l’obiettivo di arrivare in Italia. E quando è uscito dalla Slovenia, fatti alcuni chilometri lungo la Costiera, l’ha colpito il fascino del castello di Duino. Si è fermato perciò davanti alla torre che ne caratterizza l’ingresso, venendo così subito attorniato da un gruppo di residenti, impegnati negli ultimi preparativi in vista dell’inaugurazione del giardino pubblico che sarà aperto domani, incuriositi da quell’inatteso passaggio, il passaggio di un ciclista fuori stagione.
Ne è scaturito uno spontaneo scambio di convenevoli, con l’immancabile brindisi finale, di cui Francesco Faelli, è così che si chiama il coraggioso protagonista di un’impresa da ben 10 mila chilometri sui pedali, conserverà senz’altro il ricordo.
«Il mio – spiega Francesco, residente in India, di madre cubana e padre italiano, perciò in grado di dialogare con i duinesi che lo hanno accolto – è un viaggio che sognavo di fare da tempo e che ho organizzato con cura, immaginando che, lungo il percorso, avrei vissuto avventure e affrontato situazioni di ogni tipo. E così è stato».
Incalzato dai duinesi, Francesco ha raccontato che uno degli episodi più curiosi gli è capitato poco dopo la partenza: «Volevo passare dall’India alla Cina lungo l’Himalaya, ma quando sono arrivato nei pressi della linea confinaria mi hanno detto che non esisteva un passaggio stradale fra i due paesi e così sono dovuto tornare sui miei passi e scegliere un altro itinerario, passando attraverso il Pakistan per approdare in Cina. Poi ho attraversato il Kirghizistan, l’Uzbekistan e l’Afghanistan. Non avendo il visto per il Turkmenistan, dove mi avevano chiesto mezzo migliaio di euro per ottenere un permesso temporaneo di transito della durata di due giorni, cioè una follia, che ho ovviamente rifiutato, ho cambiato percorso, puntando verso il Mar Caspio e raggiungendo così l’Azerbaigian. Da là sono quindi ripartito attraversando nell’ordine Georgia, Turchia, Grecia, Macedonia, Albania, Montenegro, Bosnia, Croazia e Slovenia, fino a raggiungere la meta che mi ero prefisso, cioè l’Italia».
Sulla sua bici, oltre a tutto il necessario per un viaggio straordinario, campeggia infatti una bandiera tricolore, bianca, rossa e verde, con stampato sopra il suo nome e la scritta “1 person, 10.000 km, 15 countries”.
«Gli abbiamo offerto una birra – riferiscono i duinesi che hanno trascorso con lui i minuti della sosta ai piedi del castello – ma ha rifiutato, preferendo una bibita non alcolica, per rimanere lucido e in perfetta forma fisica, visto l’impegno sui pedali. Il suo sorriso giovane e aperto resterà impresso nella nostra memoria
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