In autostrada scatta il piano contro i furbetti del pedaggio
TRIESTE. Basta con i renitenti ai pedaggi autostradali. Anzi, basta con chi, nonostante abbia ricevuto il biglietto di “mancato pagamento”, evita poi di onorare il suo debito con Autovie Venete.
Il fenomeno non è macroscopico ma neanche trascurabile: nel 2017 non hanno saldato il conto al casello della concessionaria nord-orientale i “mancati pagamenti” delle statistiche Autovie Venete sono stati 105.311, che hanno rappresentato un minor incasso per circa 680 mila euro. In termini di valore il 65% ha un timbro straniero e il 35% un marchio italiano.
Autovie è riuscita comunque a recuperare il 45% della gabella, per cui gli elusori effettivi sono 51.150 (lo 0,30% del totale transiti) per un mancato incasso di quasi 375 mila euro: nel bilancio finale dei furbetti da casello, l’80% è straniero contro il 20% tricolore. In sostanza, ogni giorno circa 350 utenti premono il pulsante rosso del casello per ottenere il ticket di “mancato pagamento”, che permette loro di superare la sbarra.
Autovie e Polstrada hanno allora deciso di allearsi contro un’abitudine, che non colpisce solo il fatturato della concessionaria, ma anche il pubblico erario, dal momento che il 35% del pedaggio affluisce nelle casse dello Stato. E così è scattato il giro di vite, reso possibile dalle modifiche apportate al Codice della Strada a fine 2012 e dalla migliorata strumentazione informatica. Soprattutto la novella normativa ha consentito maggiore margine di intervento alle forze dell’ordine.
La procedura è la seguente: se entro 15 giorni dal mancato pagamento Autovie non riceve il dovuto riscontro (conto corrente, bonifico, on line), entra in campo la Polstrada, con la sua struttura di Gorizia, che calcola 90 giorni di tempo da quando lo smemorato utente ha premuto il pulsante rosso del casello. Poi il sollecito della Polstrada deve avere soddisfazione entro ulteriori 60 giorni. Attenzione, perchè la punizione comincia a inacidirsi: il pedaggio non pagato, una prima multa da 85 euro, la decurtazione di due punti dalla patente, fino - nel caso dei cosiddetti “grandi recidivi - al sequestro preventivo del mezzo e alla repressione penale per insolvenza e truffa.
L’obiettivo è attrezzare un sistema di deterrenza, per cui il “portoghese”, quasi sempre diretto verso l’Est europeo, entri nell’ordine di idee che in fin dei conti il pedaggio è meno oneroso di sospesi e di multe. La questione “furbetti da casello” non è una esclusività della Venezia-Trieste. Questa cattiva abitudine ha causato nel 2017 una statistica nazionale di 100 mila casi e il 2018 non è iniziato sotto i migliori auspici: gennaio ha al suo attivo già 12 mila verbali, un ritmo che, se mantenuto, rimarcherà un sensibile peggioramento rispetto all’anno precedente. Indubbiamente le situazioni di confine, a Lisert come al Brennaro, si fanno sentire.
L’evidenza del fenomeno e le terapie per combatterlo sono state al centro di un incontro, che ieri mattina ha visto protagoniste Autovie e Polstrada nella sede triestina della concessionaria. Hanno esposto il quadro della situazione il capo-azienda Maurizio Castagna e il responsabile del Centro operativo autostradale di Udine Gianluca Romiti. A evidenza dell’interesse posto sul tema, l’intervento di Roberto Sgalla, direttore centrale delle Specialità di polizia. Hanno presenziato i vertici Polstrada del Nordest, Paolo Sartori (Fvg) e Cinzia Ricciardi (Veneto).
La Venezia-Trieste viene monitorata con attenzione: i lavori sulla Terza corsia non hanno rallentato i transiti, che - anzi - nel 2017 sono cresciuti del 2,6% avendo superato i 48 milioni. Crescita alimentata dai veicoli pesanti con +6,3% a 12 milioni 672 mila transiti. Sono aumentati anche gli incidenti che hanno coinvolto i camion: nel confronto con il 2016, sull’A4 sono saliti da 192 a 233. Di questi 104 hanno riguardato la tratta Portogruaro-Palmanova.
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