In aula due schieramenti con il nome Forza Italia

Scintille tra ex Pdl. Gli “scattisti” Bruno Marini ed Elio De Anna non ci pensano proprio a ritornare sui loro passi. Restano dove sono
Di Gianpaolo Sarti
Lasorte Trieste 25/07/13 - Regione, Bruno Marini, Roberto Dipiazza
Lasorte Trieste 25/07/13 - Regione, Bruno Marini, Roberto Dipiazza

TRIESTE. Gli “scattisti” Bruno Marini ed Elio De Anna non ci pensano proprio a ritornare sui loro passi. Restano dove sono: nel Misto con il cappello di “Forza Italia”. Un problema per la squadra di pidiellini che fa riferimento al capogruppo Alessandro Colautti, alle prese con le operazioni per il passaggio Pdl-Fi. Il cambio di marchio in Consiglio, così come imposto dai vertici del partito dopo il videomessaggio di Berlusconi, non sarà possibile perché, come confermano gli uffici di piazza Oberdan, in Regione “Forza Italia” ufficialmente esiste già dal 26 luglio come componente politica del Misto. Cioè da quando Marini e De Anna avevano deciso di staccarsi dal Pdl per rifondare la vecchia sigla forzista, anticipando le mosse del Cavaliere.

Una “primogenitura” che comincia a portare i primi frutti ai due, che ora si trovano con il coltello dalla parte del manico: Fi sono loro. I colleghi pidellini potrebbero scegliere un sigla simile (ora Pdl-Fi per ragioni di finanziamento pubblico), ma con il nulla osta degli “scattisti” che potrebbero opporsi portando la questione all’Ufficio di presidenza, l’organismo deputato a dirimere controversie di questo genere. Marini rivendica la bandiera: «Sono loro a dover venire da noi e non noi da loro». Colautti, che cerca di dirigere il traffico senza alimentare la polemica, respinge l’ipotesi: «Noi stiamo seguendo un percorso nazionale – spiega – e stiamo affrontando il passaggio per la trasformazione Pdl-Fi in stretto contatto con i vertici nazionali. Non c’è un ping-pong tra chi è più forzista e chi lo è di meno. Marini e De Anna non hanno il copyright e se ritengono di rimanere nel Misto rispettiamo la loro decisione. Ma noi, fino a prova contraria, apparteniamo a un partito che fa riferimento a Berlusconi e a lui ci atteniamo».

Stando così le cose in aula nascerebbe una doppia anima forzista, una come gruppo a sé (gli ex Pdl) e l’altra nel Misto. «Mai avuto un caso del genere in Consiglio», confessano nei piani alti del Palazzo. Ma Marini non cede: «Noi siamo già Fi, non andiamo in un gruppo che si chiama Pdl-Fi: sarebbe un tornare indietro». Il consigliere respinge le voci secondo cui la sua decisione e quella di De Anna sarebbe stata dettata dal tornaconto sugli addetti di segreteria che potrebbero portarsi appresso: «Non c’entra nulla – assicura Marini – prima viene la politica, poi il resto. Che poi io voglia avere un persona di fiducia è una conseguenza, non la premessa delle mie scelte». Non trova conferma l’ipotesi di un passaggio di Riccardo Riccardi al Misto, con la possibilità di creare un gruppo con Marini e De Anna (in questo caso proprio Fi) dal momento che bastano tre consiglieri. «Sono due mesi che lo aspettiamo – sottolinea ancora Marini –. Ho grande stima di lui, ma ho la sensazione che sul piano strettamente politico non abbia ancora deciso cosa fare da grande».

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