In arrivo i vaccini anti varianti Covid: dosi aggiornate contro Omicron

L’Ema: «Da approvare entro settembre per somministrarle in autunno». L’Oms: 15 milioni di vittime

Paolo Russo

TRIESTE Mentre gli ospedali si svuotano e i contagi sembrano avere definitivamente imboccato la strada in discesa, l’Ema annuncia che il via libera ai nuovi vaccini aggiornati sulla variante Omicron potrebbe arrivare già a settembre. Quando anche da noi potrà partire la campagna d’autunno. Che, a seconda di come virerà la pandemia con i primi freddi, potrà coinvolgere tutta la popolazione o soltanto gli over 50. Mentre per gli over 80 e i fragili con più di 60 anni le operazioni sono già iniziate ma vanno al rallentatore.

«La nostra priorità è garantire che i vaccini anti-Covid adattati siano approvati al più tardi entro settembre, se i dati presentati ne confermeranno la sicurezza e la risposta immunitaria, per essere pronti per il lancio di nuove campagne di immunizzazione in autunno», ha annunciato il capo della task force vaccini dell’agenzia europea, Marco Cavaleri. Il quale ha fatto sapere anche che è già iniziata la valutazione dell’uso dello Spikevax di Moderna per i più piccoli da 6 mesi a 5 anni, fino ad oggi tagliati fuori dalla campagna vaccinale per mancanza di antidoti ad hoc.

Tutto questo «monitorando attentamente le sottovarianti di Omicron BA.4 e 5 in Sudafrica e in altre regioni per capire se porteranno ad un aumento dei casi anche nell’Ue», ha messo le mani avanti Cavaleri. Senza accennare però al fatto che i vaccini aggiornati potrebbero non essere efficaci anche contro le due sottovarianti, come documenterebbe uno studio cinese in via di pubblicazione, ma già disponibile sulla piattaforma «opre-print», «bioRxiv», secondo il quale con la versione 2 di Omicron i vaccini aggiornati non offrirebbero «una protezione ad ampio spettro».

In attesa che le autorità regolatorie europee si esprimano, da noi intanto la campagna vaccinale langue. Sono 2,7 milioni gli italiani che avrebbero già potuto fare la terza dose ma non hanno fin qui fatto il passo avanti. E a rilento procedono anche le somministrazioni della quarta: l’hanno fatta soltanto 383 mila tra over 80 e ultrasessantenni fragili su un totale di circa 6 milioni, informa il rapporto settimanale della fondazione Gimbe. Che per il resto fornisce un quadro finalmente consolante della pandemia. Nella settimana dal 27 aprile al 3 maggio i contagi calano dell’8,9% a fronte di un numero di tamponi che resta stabile. Dopo una mini ripresa dei ricoveri ricominciano a svuotarsi gli ospedali, con le terapie intensive che fanno segnare -10,5% e i reparti ordinari -6,1%. In particolare in area critica al 3 maggio si registrano 366 posti letto occupati; in area medica, invece, dopo il picco di 10.328 registrato il 26 aprile, i posti letto Covid sono scesi a quota 9.695. Il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid è del 15% in area medica e del 3,9% in area critica. Sono 14 le Regioni che superano la soglia del 15% in area medica, mentre tutte si collocano sotto la soglia del 10% per l’area critica. Il calo dei ricoveri è continuato anche ieri, con appena due in meno nelle terapie intensive, ma ben 230 nei reparti di medicina. I decessi restano ancora tanti, ma anche la curva listata di nero inizia a scendere del 7%, con 962 morti dai 1.034 della settimana precedente.

Nel mondo il Covid ha però fatto i morti della prima guerra mondiale: quasi 15 milioni dichiara l’Oms, dei quali 4,7 nella sola India, che contesta i numeri confermati però da altri studi. Durante il primo conflitto mondiale le vittime furono 16 milioni. I numeri dell’Oms sono comunque il doppio dei casi ufficialmente notificati, che ammontano a «solo» 6,4 milioni. Il resto corrisponde a decessi causati dalla malattia, ma che non sono stati denunciati come tali, così come quelli causati da altre patologie, che non hanno potuto essere curate a causa del sovraccarico subito dai sistemi sanitari nella fase acuta della pandemia. Che ha ancora più accentuato le diseguaglianze nel mondo. Che qualcosa con l’instabilità che stiamo vivendo forse hanno a che vedere. — Pao.Ru.

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