In alto mare la nave Covid a Trieste. E a Cattinara intanto si riorganizzano i reparti

Non si sblocca l’impasse sull’operazione traghetto. A farsi avanti per accogliere gli anziani malati le rsa Mademar e Ad Maiores. In ospedale liberato il 12.o piano

TRIESTE L’ipotesi Cattinara come alternativa alla nave ospedale per Covid positivi si rafforza: in ospedale è già scattata infatti la riorganizzazione di alcuni reparti. Ma c’è anche il passo avanti di Claudio Berlingerio, presidente delle convenzionate Mademar e Ad Maiores, che si dice pronto a ospitare 158 persone, solo una decina in meno della capienza pianificata nella Gnv Allegra: «È una proposta che l’Asugi ha sul suo tavolo da quasi un mese. Ma, al momento, non ci è stato dato riscontro».

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Pure ieri l’Azienda sanitaria, come l’assessore Riccardo Riccardi e il sindaco Roberto Dipiazza, ha tenuto la bocca cucita. Né ha soddisfatto le richieste della Capitaneria di Porto che, in una lettera alla Regione, alla stessa Asugi e per conoscenza al Mit e ad altre autorità, ribadisce, a firma dell’ammiraglio Luca Sancilio, che quanto trasmesso sin qui sono «frammentari elementi documentali» e che manca quanto sollecitato: la certificazione di conformità alle norme che disciplinano le rsa, un piano di evacuazione e un elenco dei deficit motori e cognitivi dei potenziali passeggeri di una nave da 1,2 milioni di euro al mese, in cui si pensava di attivare 54 posti letto il 4 maggio e 52 il 18 maggio, per completare l’operazione a inizio giugno. Mentre il governatore Massimiliano Fedriga, intervistato da Telefriuli, conferma che quella della Allegra «è una scelta sanitaria, non politica», e che dunque, «se l’Asugi deciderà per il sì, andremo avanti con la copertura assicurata dalla Protezione civile nazionale, ma, se ci saranno altre soluzioni, andremo in quella direzione», si fa strada il piano B.

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Ieri infatti è stato avviato il trasferimento del reparto Pneumo Covid dal 12.mo al 13.mo piano di Cattinara, probabilmente per liberare uno spazio utile ad assistere anziani positivi al coronavirus che altrove non si riescono a isolare. Si è proceduto a spostare una quindicina di posti letto di terapia subintensiva al 13.mo piano, lì dove si trova il reparto infettivi con i suoi 19 posti letto. Il 12.mo piano è dunque ora vuoto, mentre l’11.mo dovrebbe essere trasformato in spogliatoio e zona ristoro per il personale dei due piani superiori, per una spesa che si aggirerebbe attorno ai 350 mila euro. Una soluzione, tuttavia, che non convince il sindacato.



«Per l’ennesima volta ci troviamo davanti a una riorganizzazione senza alcuna preventiva informazione», sottolinea il segretario regionale della Fials Confsal Fabio Potoschnig: «Speriamo si tenga conto che gli operatori lavorano da mesi adattandosi a ogni cambiamento, ma pare difficile immaginare che un open space creato per accogliere pazienti che richiedono una terapia subintensiva possa ora servire a chi proviene dalle case di riposo». Gli interessati sono i positivi al virus che vanno quanto prima allontanati dal rischio di diffondere il contagio in condizioni di vicinanza con anziani non infetti. Si tratta degli ospiti delle case di riposo, ma anche di quelli (una trentina alla Salus, 18 al Sanatorio) che hanno trovato accoglienza nel privato convenzionato, che ha però la necessità di riprendere la sua attività ordinaria.

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Con Cattinara dovrebbero tornare utili le rsa che, come emerso nel dibattito in Consiglio regionale, si sono dette a disposizione. Di sicuro ci sono, per l’appunto, Mademar e Ad Maiores. «Siamo pronti per ospitare in tutta sicurezza i Covid e i cosiddetti negativi incerti, che sono destinati a diventare il vero problema da risolvere», fa sapere Berlingerio: «Ci sono 82 posti disponibili alla Mademar e altri 76 alla Ad Maiores. Numeri che abbiamo comunicato via lettera all’Asugi settimane fa e che lunedì abbiamo ribadito in un incontro. Perché non hanno ancora accettato? Può essere che preferiscano Cattinara o la nave dei sogni, fatto sta che noi abbiamo le strutture vuote dall’inizio dell’emergenza e 90 dipendenti che, in assenza di lavoro, dovranno andare in cassa integrazione. Tutti triestini, tra l’altro, non di una cooperativa veneta». Il riferimento è alla Arkesis, la società individuata per la fornitura del personale su una nave che, nonostante la Regione smentisca il dietrofront, , nessuno sembra più volere, con le reiterate critiche dell’opposizione, da Andrea Ussai (M5s), che chiede a Riccardi di comunicare le 29 strutture colpite dal contagio in città, a Furio Honsell (Open Fvg), che, con la consigliera comunale di Trieste Sabrina Morena, insiste: «Fedriga e Riccardi annuncino la definitiva rinuncia al traghetto-ospedale». Altolà anche del senatore Gregorio De Falco, il comandante anti-Schettino: «La sistemazione sarebbe inadeguata per la fragilità degli anziani».—


 

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