In 65mila per Papa Francesco a Sarajevo LA CRONACA DELLA VISITA

Terminata la visita nella capitale bosniaca, città funestata dal sanguinoso conflitto dell'ex Jugoslavia e dal più lungo assedio della storia contemporanea, dove permangono ancora antiche tensioni. L'arrivo nello stadio gremito da fedeli. Nelle foto, a sinistra Papa Francesco in mezzo alla folla di Sarajevo e a destra il saluto a un gruppo folcloristico bosniaco
Papa Francesco in mezzo alla folla di Sarajevo
Papa Francesco in mezzo alla folla di Sarajevo

SARAJEVO Un fiume di pellegrini sembra quasi biblicamente uscire dalla Miljacka mentre l'afa inizia a incombere su Sarajevo. Sono qui per lui, per Papa Francesco, il Papa del sorriso. Un esercito allegro, che canta e prega. Un fiume di magliette azzurre con su scritto il motto della visita pontificia "Mir vama" (la pace sia con voi). C'è chi prega il rosario, chi si guarda attorno curioso, odori di aglio e di profumo a buon mercato che si intersecano, si sfiorano. Nel disordine c'è un ordine serafico e le colonne che entrano allo stadio di Kosevo si infilano nei varchi quasi conoscessero la strada da sempre.

Uscito dalla presidenza della Repubblica il Papa libera alcune colombe, simbolo di pace, nel cielo di Sarajevo. Il presidente della Presidenza della Repubblica, Mladen Ivanic grida "Mir vama" e guarda il Santo Padre, il quale non si fa pregare due volte e anche lui esclama "Mir vama" e benedice la piazza. Sale sulla papamobile e inizia a salutare la folla assiepata ai lati della strada. Ha un sorriso per tutti, bambini gli vengono porti tra le braccia, lui li prende e li bacia, la folla va in visibilio. Fa anche fermare la papamobile, il Pontefice, per benedire alcuni fedeli in carrozzina. Poi la salita verso lo stadio di Kosevo e lungo la strada i cimiteri che testimoniano le ferite ancora aperte del Paese dopo la sanguinosa guerra dello scorso secolo.

Papa Francesco nella sua visita a Sarajevo
Papa Francesco nella sua visita a Sarajevo

Che il Pontefice stia arrivando allo stadio lo preannuncia la colonna di auto blu e di vetture della polizia con una jeep piena di "teste di cuoio" pronte all'azione. Ma tra tanto clamore di mezzi ecco spuntare la oramai mitica Ford Focus blu targata CDV 1, con la bandierina del Vaticano a fianco del cofano. Papa Francesco la userà per i suoi spostamenti veloci. Poi il boato. Il Papa entra allo stadio. Fa un giro di pista, questo campione della fede e della simpatia, e quindi si prepara per celebrare la messa. A fianco dell'altare inizia a cantare il coro di 1.700 elementi. Ci sono 70mila persone, in 25mila sono giunti dalla Croazia, ma ci sono pellegrini dalla Serbia, dall'Ucraina e perfino dalla Cina, dall'Egitto e dal Sudamerica.

Papa Francesco, come ripete più volte, è messaggero di pace, ma «l'aspirazione alla pace - dice il Pontefice nell'omelia - e l'impegno per costruirla si scontrano col fatto che nel mondo sono in atto numerosi conflitti armati». «È una sorta di terza guerra mondiale - afferma deciso - combattuta a pezzi e, nel contesto della comunicazione globale, si percepisce un clima di guerra». E punta il dito contro chi «cerca lo scontro tra diverse culture e civiltà», contro «coloro che speculano sulle guerre per vendere armi». Ricorda il prezzo pagato da questa terra alla guerra e all'odio ed esclama con forza, come già fece Giovanni Paolo II: «Mai più guerra». E lo stadio esplode in un applauso.

I giovani di Sarajevo aspettano papa Francesco
I giovani di Sarajevo aspettano papa Francesco

Tra questi tempestosi venti di guerra che continuano a soffiare sul mondo c'è, per il Papa, «il raggio di sole» delle parole di Gesù che nel Vangelo afferma “Beati gli operatori di pace". Ma attenzione, precisa subito dopo il Santo Padre, «non dice “Beati i predicatori di pace”: tutti sono capaci di proclamarla, anche in maniera ipocrita o addirittura menzognera». «E come si fa, come si costruisce la pace?», si chiede allora Papa Francesco. E cita il profeta Isaia quando dice: «Praticare la giustizia darà la pace». «La pace - ribadisce subito dopo il Santo Padre - è opera della giustizia», ma non «una giustizia declamata, teorizzata, pianificata, ma la giustizia praticata, vissuta».

In questa "logica" è essenziale il perdono, ma anche tenerezza, bontà, umiltà, mansuetudine e magnanimità. Sono questi gli «atteggiamenti» indicati dal Papa «per essere artigiani di pace nel quotidiano». Infine un forte ammonimento: «Non illudiamoci che questo dipenda solo da noi!». Così facendo «cadremmo in un moralismo illusorio. La pace è dono di Dio, non in senso magico, ma perché Lui, con il suo spirito, può imprimere questi atteggiamenti nei nostri cuori e nella nostra carne e fare di noi veri strumenti della sua pace».

Alla fine della messa il cardinale Vinko Puljic torna sul problema dell'esodo dei cattolici da Sarajevo e dalla Bosnia Erzegovina e, come conferma anche il portavoce della Santa Sede, padre Lombardi, il Papa si è appellato affinché i cattolici restino nella loro patria e si è augurato che possano farlo grazie all'attuazione di quella giustizia che lo stesso Pontefice ha indicato come strumento di pace.

Clima di festa attorno alla visita del pontefice
Clima di festa attorno alla visita del pontefice

Alla fine del rito si rimette in moto la lunga processione di autovetture di rappresentanza. I cecchini appostati sui tetti del vicino palasport seguono ogni movimento. E il Papa del sorriso fa sorridere tutti i poliziotti che lo circondano quando sale sulla sua Ford Focus. «È uno di noi», sussurra un agente a un collega. Il Pontefice raggiunge la Nunziatura apostolica in via Pehlivanusa 9 per il pranzo. Gli elicotteri girano nervosamente sull'area.

Centinaia di persone si trovano sul percorso del Pontefice ma più d'uno si perde il Papa perché guarda in tutte le vetture ma non in quella "misera" Ford Focus. E quando qualcuno spiega loro l'inghippo, non sanno se disperarsi o sorridere. Intanto dallo stadio inizia il deflusso di quelle centinaia di magliette azzurre. Che se le guardi bene hanno non solo il motto della visita del Papa Francesco a Sarajevo, ma scopri che sono state fatte in Turchia. Insomma l'Islam che lavora per la Santa Sede. Del resto si sa: pecunia non olet.

Qui sotto potete leggere LA NOSTRA DIRETTA

21.40 Papa Francesco è rientrato a Roma al termine della sua visita a Sarajevo. L'aereo con a bordo il Pontefice è atterrato all'aeroporto di Roma Ciampino.

20.41 Papa Francesco è ripartito da Sarajevo alla volta di Roma. L'aereo con a bordo il Pontefice è decollato dall'aeroporto internazionale della capitale bosniaca.

19.48 «Se tu che sei giovane vivi attaccato al computer e diventi schiavo del computer tu perdi la libertà. E se tu nel computer cerchi i programmi sporchi perdi la libertà. Tv e computer vanno usati per le cose grandi che fanno crescere, questo è buono». Lo ha affermato Papa Francesco in una conversazione libera con i giovani di Sarajevo nel centro Giovanni Paolo II. «Da metà dell’anno 90 - ha raccontato - io ho sentito che questo non mi faceva bene, mi alienava. Quando volevo guardare un film andavo al centro televisivo dell’arcivescovado e guardavo quello. La tv mi faceva male: è vero sono dell’età della pietra, sono antico. Capisco che il tempo è cambiato e viviamo nel tempo dell’immagine, e questo è importante ma nel tempo dell’immagine si deve fare lo stesso che nel tempo dei libri: scegliere le cose che mi fanno bene. La responsabilità dei centri tv di fare programmi con i valori che costruiscono la società, che ci portano avanti, non che ci portino giù. E poi fare programmi che ci aiutano affinchè i valori divengano più forti, ci preparino per la vita». «Questa - ha ammonito - è la grande responsablità dei centri televisivi, ma scegliere i programmi è responsabilità nostra: se non mi fa bene, se mi fa diventare volgare anche nelle sporcizie io debbo cambiare canale. Come si faceva nella mia età della pietra: se un libro era buono lo leggevi, se ti faceva male lo buttavi. Poi c’è un terzo punto: la cattiva fantasia, quella che uccide l’anima».

19.28 «Voi siete la prima generazione del dopoguerra, siete i fiori di una primavera, non volete altre distruzioni farvi nemici uno dell’altro. Non siete l’uno o l’altro, siete insieme cattolici, ortodossi e musulmani. Avete una vocazione grande mai costruire muri ma solo ponti». Lo ha detto Papa Francesco ai giovani della Bosnia Erzegovina. «Tutti - ha aggiunto - parlano della pace, ma i potenti della terra, alcuni, da sotto vendono le armi».« Da voi mi aspetto onestà tra quello che sentite, dite e fate. Il contrario si chiama ipocrisia», ha scandito il Papa.

18.55 Durante la messa di questa mattina allo stadio Kosevo papa Francesco si è presentato con il bastone pastorale aggiustato con lo scotch. Nel trambusto che ha preceduto la messa, il bastone è infatti caduto e si é rotto poco sotto il crocifisso. Monsignor Guido Marini, capo dei cerimonieri pontifici ha prima cercato un nuovo bastone e poi é ricorso ad una soluzione di emergenza, quella appunto di sistemare il bastone con lo scotch. È stata la prima volta che un Papa si é presentato con un bastone pastorale tenuto insieme dallo scotch. VEDI LA FOTO QUI SOTTO

Sarajevo: il bastone pastorale riparato con lo scotch
Sarajevo: il bastone pastorale riparato con lo scotch

18.10 Nell'incontro ecumenico e interreligioso di papa Francesco a Sarajevo con i capi delle comunità musulmana, ortodossa, cattolica ed ebrea, il Papa ha guidato una preghiera comunque sui temi della convivenza e della pace. «Noi, discendenti di Abramo secondo la fede in Te, unico Dio, ebrei, cristiani e musulmani, umilmente siamo davanti a Te e con fiducia Ti preghiamo per questo Paese, la Bosnia ed Erzegovina, affinché possano abitarvi in pace e armonia uomini e donne credenti di diverse religioni, nazioni e culture. Ti preghiamo, o Padre, perché ciò avvenga in tutti i Paesi del mondo!», dice tra l'altro la preghiera, che aggiunge anche: «Fà che, con coraggio, ci impegniamo a costruire la giustizia sociale, ad essere uomini di buona volontà, pieni di comprensione reciproca e di perdono, pazienti artigiani di dialogo e di pace».

17.45 «Questa città, che nel recente passato è tristemente diventata un simbolo della guerra e delle sue distruzioni, oggi, con la sua varietà di popoli, culture e religioni, può diventare nuovamente segno di unità, luogo in cui la diversità non rappresenti una minaccia, ma una ricchezza e un'opportunità per crescere insieme». Così il Papa nell'incontro con i capi delle diverse comunità religiose a Sarajevo. «In un mondo purtroppo ancora lacerato da conflitti - ha aggiunto Francesco -, questa terra può diventare un messaggio: attestare che è possibile vivere uno accanto all'altro, nella diversità ma nella comune umanità, costruendo insieme un futuro di pace e di fratellanza».

Papa Francesco accolto da un bagno di folla allo stadio di Sarajevo

17.20 «Il dialogo interreligioso, qui come in ogni parte del mondo, è una condizione imprescindibile per la pace, e per questo è un dovere per tutti i credenti». Lo ha affermato papa Francesco a Sarajevo, durante l'incontro ecumenico e interreligioso con i capi delle comunità musulmana, ortodossa, cattolica ed ebraica della Bosnia-Erzegovina. Il Papa ha espresso apprezzamento e incoraggiamento per l'opera portata avanti dal Consiglio per il Dialogo Interreligioso, istituito nel 1997, che raduna musulmani, cristiani ed ebrei.

16.55 «Le testimonianze parlavano da sole e questa è la memoria del vostro popolo. Un popolo che dimentica la sua memoria non ha futuro». Lo ha detto papa Francesco durante l'incontro col clero a Sarajevo, accantonando il discorso preparato e parlando 'a bracciò dopo le drammatiche testimonianze sugli anni di guerra portate da un sacerdote, un frate e una suora. «Questa è la memoria dei vostri padri e madri nella fede - ha affermato -. Soltanto tre hanno parlato, ma dietro di loro ci sono tanti e tante che hanno sofferto allo stesso modo». Per Bergoglio, «non avete diritto a dimenticare la vostra storia. Non per vendicarvi - ha spiegato - ma per fare pace. Non per guardare come una cosa strana ma per amare come loro hanno amato. Nel vostro sangue, nella vostra vocazione, c'è la vocazione, c'è il sangue di questi tre martiri». «Riprendere la memoria per fare pace», ha insistito il Pontefice, che ha posto l'accento sulla parola «perdono». Riferendosi poi ai 120 giorni in campo di concentramento di uno dei testimoni, Bergoglio ha invitato a non lamentarsi «quando abbiamo un dente che ci fa male o vogliamo avere la tv nella nostra stanza, o quando il pasto non è tanto buono: non dimenticatevi per favore le testimonianze dei vostri antenati - ha aggiunto -. Pensate quanto hanno sofferto questi, pensate ei sei litri di sangue che ha ricevuto il padre per sopravvivere». Per Francesco, «suore, religiosi, preti mondani sono una caricatura, non servono, non hanno la memoria dei martiri: hanno perso la memoria di Gesù Cristo crocifisso, l'unica gloria nostra». «Benedetti voi che avete così vicino queste testimonianze», ha aggiunto.

16.36 Una sessantina di ragazzi del coro Superar di Srebrenica - bosniaci musulmani e serbi ortodossi - canteranno questa sera davanti al Papa quando visiterà il Centro diocesano giovanile «Giovanni Paolo II». Il coro fa parte della Scuola di musica realizzata da una Ong austriaca, frequentata da 200 ragazzi che, oltre che cantare, imparano a suonare alcuni strumenti, frequentano corsi di ballo e di lingue straniere. La scuola ha un particolare significato e valore a Srebrenica, teatro vent'anni fa del più cruento massacro in Europa dopo la Seconda guerra mondiale, dove in pochi giorni furono trucidati oltre ottomila civili musulmani ad opera delle truppe serbo-bosniache guidate dal generale Ratko Mladic. I ragazzi canteranno 'Love peoplè, una canzone composta l'anno scorso in occasione della campagna di raccolta dei fondi a favore delle scuole devastate dalle alluvioni in buona parte della Bosnia.

16.20 Trasferendosi in "papamobile" dalla Nunziatura apostolica alla cattedrale di Sarajevo, dove è in programma l'incontro con il clero, papa Francesco è passato nei luoghi della «strage del mercato», il più grande dei massacri durante l'assedio della città: fu un attacco con ordigni al mercato della città - passato alla storia come il massacro di Markale - avvenuto il 5 febbraio 1994, in cui morirono 68 civili e 200 furono feriti.

14.55 Si è svolto senza problemi il deflusso delle decine di migliaia di pellegrini che allo stadio Kosevo di Sarajevo hanno assistito alla santa messa celebrata da Papa Francesco. In tanti si sono diretti ai pullman e automobili con i quali erano arrivati nel corso della notte a Sarajevo, altri si sono riversati nelle vie del centro cittadino, in particolare nei pressi della cattedrale dove Francesco è atteso poco dopo le 16. Fino ad ora non è emerso alcun tipo di problema e il portavoce vaticano, padre Lombardi, ha rivolto elogi e complimenti agli organizzatori, sottolineando che fino ad ora tutto ha funzionato «più che bene».

14.05 «Un argomento su cui certamente le autorità della Bosnia hanno detto di aspettare sostegno e incoraggiamento dal papa è quello dell'Europa, dell'inserimento nella comunità dei popoli europei. Anche nel colloquio tra alcune autorità politiche della Bosnia e il segretario di Stato e il sostituto della Segreteria di Stato il tema dell'Europa è stato il tema principale». Lo ha dichiarato il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, durante un briefing con i giornalisti. «Naturalmente il Papa e le autorità della Santa Sede non hanno delle competenze politiche specifiche - ha detto ancora Lombardi - però nel discorso che il Papa ha fatto alle autorità ha detto 'la Bosnia ed Erzegovina è parte integrante dell'Europà, e quindi ha sostenuto l'argomento dell'inserimento del Paese nella realtà globale del continente».

13.25 Terminata la messa allo stadio Kosevo, papa Francesco si è diretto alla Nunziatura apostolica di
Sarajevo, dove rimane a pranzo con i sei vescovi della Bosnia-Erzegovina. Nel pomeriggio, a partire dalle 16.20, il Pontefice è atteso da altri tre appuntamenti, che concludono la sua visita nella capitale bosniaca: l'incontro con il clero nella cattedrale, quello con i capi delle comunità musulmana, ortodossa, cattolica ed ebrea nel Centro internazionale studentesco francescano e quello con i giovani nel Centro diocesano giovanile "Giovanni Paolo II".

Il Papa a Sarajevo: "Contro la pace una terza guerra mondiale a pezzi"

13.01 Alcune decine di fedeli stanno seguendo sul megaschermo posto davanti alla cattedrale nel centro di
Sarajevo, la messa celebrata dal Papa Francesco allo stadio di Kosevo nel quale ci sono quasi 70.000 persone. Le vie del centro cittadino, intanto, come la zona pedonale di Ferhadija, sono semivuote. Si nota solo una forte presenza delle forze dell'ordine, mentre gli accessi alla cattedrale sono bloccati. L'arrivo del papa alla cattedrale è previsto per le 16, dopo il pranzo che avrà luogo presso la Nunziatura apostolica di
Sarajevo.

Sarajevo: super-scorta per l'utilitaria del Papa

12.17 Parlando di «speranza per l'avvenire», durante l'incontro con le autorità a Sarajevo, papa Francesco ha aggiunto "a braccio": «Io ho visto oggi questa speranza in quei bambini che ho salutato all'aeroporto - islamici, ortodossi, ebrei, cattolici e altre minoranze - tutti insieme, gioiosi! Questa è la speranza! Facciamo la scommessa su questo»

11.45 «La pace è opera della giustizia». Lo ha detto papa Francesco durante la messa allo stadio di Sarajevo. «Non una giustizia declamata, teorizzata, pianificata - ha aggiunto - ma la giustizia praticata, vissuta».

11.37 Nel catino dello stadio Kosevo, a Sarajevo, dove papa Francesco celebra la messa, gli spalti sono gremiti e migliaia di fedeli sono stipati sul terreno di gioco, davanti all'altare, per una presenza di oltre 65mila persone. Un settore è stato riservato per accogliere mutilati e feriti della guerra degli anni Novanta. Anche Giovanni Paolo II celebrò in questo luogo la messa durante il suo viaggio apostolico del 1997.

11.34 Dalla scalinata del palazzo presidenziale di Sarajevo Papa Francesco ha liberato tre colombi bianchi che simboleggiano la benedizione dei tre popoli bosniaci (serbi, croati e musulmani), ed ha così esaudito il desiderio di un postino di Mostar, Marin Cvitkovic, che dall'età di 10 anni alleva colombi per hobby. Nel momento del lancio dei volatili, il Papa ha alzato le braccia ed ha pronunciato, in bosniaco, «Mir s vama» (la pace sia con voi) che è lo slogan della sua visita a Sarajevo. «I colombi rappresentano la pace e l'amore, che finalmente portino una vita normale per tutte le genti di questo paese», si era augurato Cvitkovic.

L'arrivo di papa Francesco a Sarajevo

11.28 «Questa città ha tanto sofferto per i sanguinosi conflitti del secolo scorso» ma oggi «è tornata ad essere luogo di dialogo e pacifica convivenza». Papa Francesco ha introdotto con questa sottolineatura il suo appello all’Eurpoa perchè non dimentichi Sarajevo e la Bosnia Erzegovina, che hanno, ha detto nel discorso pronunciato al Palazzo Presidenziale subito dopo il suo arrivo, «uno speciale significato per l’Europa e per il mondo intero». «La Bosnia ed Erzegovinaè infatti parte integrante - ha affermato il Papa - dell’Europa e i suoi successi come i suoi drammi si inseriscono a pieno titolo nella storia dei successi e dei drammi europei, e sono nel medesimo tempo un serio monito a compiere ogni sforzo perchè i processi di pace avviati diventino sempre più solidi e irreversibili».

11.11  «Noi crediamo che il tempo delle incomprensioni e della intolleranza appartengano al passato, che abbiamo imparato la lezione e che abbiamo davanti il tempo della ragione e della riconciliazione». Lo ha detto oggi nel suo saluto a Papa Francesco l'attuale presidente della presidenza collegiale bosniaca, il serbo Mladen Ivanic. «Qui per secoli abbiamo vissuto insieme tutte le diversità tra il cattolicesimo, l'ortodossia, l'islam e il giudaismo» ha detto ancora Ivanic ed ha aggiunto: «Speriamo che le porte dell'Unione europea restino aperte a tutti i paesi del Sud-est europeo e che attraverso un processo di riforme riusciremo a diventarne membri. In Lei, Santo Padre, poniamo la speranza che ci aiuterà in questo. Sono convinto che la Sua visita contribuirà a un maggiore rispetto reciproco e collaborazione tra le genti della Bosnia Erzegovina».

10.57 Dopo aver percorso le vie di Sarajevo sulla 'papamobilè aperta, salutato da una folla festante, papa Francesco, accolto da una grande ovazione dei circa 65 mila presenti, è arrivato allo stadio Kosevo, dove celebrerà la messa. Il Papa gira in auto tra i fedeli, salutando e benedicendo i pellegrini.

10.51 «I responsabili politici sono chiamati al nobile compito di essere i primi servitori delle loro comunità con un'azione che salvaguardi in primo luogo i diritti fondamentali della persona umana, tra i quali spicca quello alla libertà religiosa». Lo ha detto papa Francesco a Sarajevo durante l'incontro con le autorità della Bosnia ed Erzegovina

10.32 «La Bosnia ed Erzegovina è parte integrante dell'Europa; i suoi successi e i suoi drammi si Inseriscono a pieno titolo nella storia dei successi e dei drammi europei, e sono nel medesimo tempo un serio monito a compiere ogni sforzo perché i processi di pace avviati diventino sempre più solidi e irreversibili». Così il Papa a Sarajevo nel discorso alle autorità. Per il percorso di pacificazione «sono fondamentali - ha sottolineato - la vicinanza e la collaborazione della Comunità internazionale, in particolare dell'Unione Europea».

10.26 «Sono venuto come pellegrino di pace e di dialogo, 18 anni dopo la storica visita di san Giovanni Paolo II, avvenuta a meno di due anni dalla firma degli Accordi di Pace di Dayton». Così il Papa a
Sarajevo. «Sono lieto - ha detto alle autorità - di vedere i progressi compiuti, per i quali occorre ringraziare il Signore e tante persone di buona volontà».

10.23 «Sarajevo e la Bosnia ed Erzegovina rivestono uno speciale significato per l'Europa e per il mondo intero». Lo ha detto il Papa a Sarajevo durante l'incontro con le autorità al Palazzo presidenziale. «È per me motivo di gioia trovarmi in questa città che ha tanto sofferto per i sanguinosi conflitti del secolo scorso e che è tornata ad essere luogo di dialogo e pacifica convivenza», ha aggiunto.

Sarajevo, la grande attesa per Francesco
Poster in attesa di Francesco lungo le vie di Sarajevo (foto Reuters)

10.07 Papa Francesco, arrivato alle 9 all'aeroporto di Sarajevo, è giunto al palazzo presidenziale nel centro cittadino con un ritardo di un quarto d'ora circa. All'aeroporto il Papa si era fermato più del previsto per alutare e stringere la mano a 150 bambini e ragazzi, vestiti con costumi tradizionali di tutte le etnie bosniache, appartenenti a vari gruppi folcloristici, nonchè ai dipendenti dell'aeroporto. Il viaggio del corteo papale dall'aeroporto verso il centro di Sarajevo è stato accompagnato dalle campane di tutte le chiese della capitale e di tutta la Bosnia che hanno suonato a distesa.

9.04 «Sarajevo è chiamata la Gerusalemme d'occidente: è una città di culture religiose etniche tanto diverse, una città che ha sofferto tanto nella storia ed è in un bel cammino di pace. È per parlare di questo che faccio questo viaggio, come segno di pace e preghiera di pace». È quanto ha detto papa Francesco durante il volo che lo ha condotto nella capitale bosniaca, salutando i giornalisti al seguito e ringraziandoli per la loro presenza e il loro lavoro.

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