In 200 bussano ogni anno al Centro antiviolenza

Dal ’99 a oggi ben 3.506 triestine si sono presentate al Goap di via San Silvestro. Le abitazioni protette hanno già dato rifugio a 215 vittime oltre che a 187 minori

 «Uscirne si può». È questo il messaggio di speranza che, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, viene lanciato per indicare una via di uscita a tutte quelle donne che sono rimaste intrappolate nella spirale della violenza di genere, un fenomeno divenuto strutturale nella nostra società.

In Italia, secondo i dati Istat 2015, quasi sei milioni e 800mila donne hanno infatti subìto una qualche forma di violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita, mentre tre milioni e 500mila donne sono state vittime di stalking, una forma di persecuzione che può compromettere la quotidianità di chi ne rimane vittima. In tutta Italia, al fianco di queste persone, si sono schierati da decenni i centri antiviolenza. Fra questi, fin dagli anni Novanta, opera il Centro antiviolenza Goap, un'associazione convenzionata con i Comuni della provincia di Trieste che gestisce due case-rifugio, a indirizzo segreto, che offrono ospitalità a donne che si trovano in grave pericolo e che sono sprovviste di altre risorse abitative.

 

 

In queste abitazioni protette, dal 2002, sono state ospitate 215 donne e 187 minori. Nel 2015 sono state 215 le donne che si sono rivolte per la prima volta al Goap di via San Silvestro 5, difronte all'Arco di Riccardo, mentre quest'anno il numero dei nuovi contatti si è fermato a 188. I percorsi avviati presso il centro antiviolenza, se si tiene però conto anche delle prese in carico già in essere dagli anni precedenti, hanno coinvolto 328 donne nei primi nove mesi del 2016, contro le 320 totali del 2015. 

Ad aggravarsi in questo periodo sono le condizioni economiche delle persone che chiedono aiuto e che non riescono a emanciparsi
Ad aggravarsi in questo periodo sono le condizioni economiche delle persone che chiedono aiuto e che non riescono a emanciparsi

I numeri che raccontano questa piaga sociale sono sostanzialmente costanti, anche se in molti casi è la qualità delle problematiche a essere peggiorata. «Le permanenze all'interno delle nostre strutture protette sono meno brevi rispetto al passato - spiega la presidente del Goap Maria Ferrara - . Le difficoltà economiche delle donne che riescono a uscire da delle relazioni violente non consentono loro di emanciparsi completamente». Il lavoro dei centri antiviolenza è enorme, «se si considera che la società è fortemente sbilanciata, in termini di potere, in favore del genere maschile. Se una donna vittima di violenza - sottolinea Ferrara - ritiene accettabile che esista questa disuguaglianza, troverà più difficile comprendere le origini del proprio malessere in famiglia». 

La violenza domestica, quella che nasce all'interno del rapporto di coppia, ha infatti radici profonde che non sempre è facile recidere, per motivi di ordine psicologico e culturale. «Le donne si possono rivolgere a noi anche in maniera completamente anonima - racconta Tatjana Tomicic, una delle fondatrici della onlus triestina - . Insieme a loro condividiamo un percorso: le accompagniamo sia che rimangano a vivere all'interno dell'abitazione dove hanno subìto violenza, sia che decidano di andare via di casa e di sporgere denuncia».

L'ingresso al Goap è diretto, non serve un invio da parte di nessuna struttura o ente istituzionale, anche se non è raro che siano le stesse forze dell'ordine o gli operatori del pronto soccorso a segnalare il caso di violenza. Le operatrici dell'accoglienza si occupano nella prima fase di valutare attentamente i fattori di rischio all'interno della relazione violenta che ha condotto la donna al Goap. L'inserimento all'interno di una struttura protetta avviene se vi è il concreto rischio di andare incontro a un'ulteriore aggressione o se la vittima di violenza risulta essere in pericolo di vita. «La nostra modalità di intervento - così l'operatrice del Goap Francesca Maur - prevede che la donna faccia dei colloqui con due operatrici contemporaneamente. In primis cerchiamo di creare una maggiore consapevolezza su quelli che sono i suoi diritti e sulla rete dei servizi alla quale può avere accesso. Spesso le donne che si rivolgono a noi hanno il timore che, allontanandosi dal partner violento, possa venire loro tolta la potestà genitoriale. Non è così».

Tipologia della violenza subita (dati al 30/09 di ciascun anno): aumentano i casi di stalking

La violenza domestica non deve rimanere un affare di famiglia. La vittima deve diventare consapevole che non è lei a essere sbagliata e che è necessario rompere l'isolamento dentro il quale è sprofondata. Il Centro antiviolenza Goap, contattabile al numero 040/3478827, può aiutare le donne a «riscoprire il piacere di vivere da sole e a riappropriarsi della propria esistenza». 

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