In 20 lasciano Roma. E pochi ci torneranno

TRIESTE. La XVII legislatura della Repubblica italiana è al tramonto. Sergio Mattarella si accinge a sciogliere le Camere entro la fine dell’anno e per molti parlamentari è tempo di decidere cosa sarà del proprio futuro. Tanto più che gli esiti incerti delle prossime consultazioni consentono soltanto a pochi eletti di considerare certo un nuovo giro nell’emiciclo.
Il discorso vale anche per i parlamentari del Friuli Venezia Giulia, peones o capitani di lungo corso che siano. Trieste, di capigruppo, ne esprime ben due. Il dissidio in cui si trova il primo deputato della Lega, Massimiliano Fedriga, è noto: non è un mistero che per lui sarebbe preferibile continuare a occuparsi di temi romani. Ma le esigenze di partito potrebbero richiedere la sua partecipazione alle prossime regionali, di cui è tuttora un candidato di punta. Non è in dubbio, invece, il ritorno nella Città Eterna per il capogruppo del Pd Ettore Rosato. Giunto al termine del terzo mandato, le regole del Partito democratico gli imporrebbero la rinuncia, a meno che il partito stesso non gli conceda una deroga. Una deroga che evidentemente anche Rosato dà per scontata, visto che conferma: «Mi ricandido».
Al Senato il suo collega di partito Francesco Russo preferisce non esprimersi sul proprio futuro politico immediato: «Mi limito a ricordare che in questa segreteria, quella con la più alta produttività legislativa della storia della Repubblica, sono riuscito a far approvare la sdemanializzazione del Porto vecchio e la città metropolitana. Penso di aver lavorato per il bene del territorio».
Tra i deputati troviamo Aris Prodani, ex esponente del Movimento 5 Stelle, su cui non fa commenti, passato al Gruppo misto. Sul suo avvenire lui non ha dubbi: «Io non mi ricandido, l’avevo deciso da tempo. Diciamo che il futuro mi riserverà altre cose».
Della sua esperienza in parlamento gli sono rimaste due cose: «Da un lato la lentezza dei procedimenti. Dall’altro il potere della macchina burocratica. Un problema oggettivo che non saprei neanche come risolvere». Tra gli ex grillini c’è in Senato un altro triestino, Lorenzo Battista, passato nei ranghi di Mdp. Possibile per lui un futuro in Liberi e Uguali. A sinistra sarà sicuramente anche il futuro di Serena Pellegrino, deputata di Si. Nello stesso contenitore troviamo anche i senatori friulani di Mdp Lodovico Sonego e Carlo Pegorer.
La deputata Sandra Savino, unica rappresentante del Fvg per Forza Italia alla Camera, commenta: «Sicuramente è stata un’esperienza che mi ha arricchita dal punto di vista personale. Ho potuto affrontare argomenti, come quelli della Commissione di inchiesta sulle banche, di grande complessità e importanza». Che ne sarà di lei? «La decisione è in seno al partito - risponde -. E comunque, in qualsiasi competizione decideranno di schierarmi, l’ultima parola l’avranno sempre gli elettori».
Sono traiettorie politiche e personali che, in piccolo o in grande, interessano tutto il drappello dei parlamentari provenienti del Friuli Venezia Giulia. Che ne sarà ad esempio di Giorgio Brandolin nel Pd renziano? Oppure. Che ne sarà di Tamara Blažina, la deputata della minoranza slovena nei ranghi dem? Il suo intento parrebbe essere un ritorno a casa, ma esigenze di comunità potrebbero costringerla a un altro giro di giostra. Il deputato friulano del Pd Paolo Coppola pare invece intenzionato a giocarsi il legame politico col renzianissimo Luca Lotti per garantirsi un ritorno. Da stabilire anche il futuro di Alessandro Maran, campione di legislature e cambi di casacca. C’è poi chi, come il friulano Walter Rizzetto, nasce grillino e finisce post-missino. Per lui è probabile una candidatura con Fratelli d’Italia, suo partito adottivo. Tutto da scoprire anche il futuro dei deputati Pd Gianna Malisani e Giorgio Zanin, così come della senatrice Laura Fasiolo. Idem per l’ex montiano Gianluigi Gigli e per il “visitor” Bernabò Bocca.
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