Imu “verde”, Trieste isola infelice
In medio stat... il bidone. Altro che virtus. D’ora in poi un terreno privato dentro i perimetri comunali di Trieste e San Dorligo non edificabile, non pertinenziale rispetto alla casa e non coltivato a fini professionali - il classico pezzo di verde per giocarci a pallone e farci la grigliata la domenica, insomma - sarà soggetto al pagamento della cosiddetta Imu agricola che prima non era dovuta.
La retromarcia del Governo Renzi, rispetto all’allargamento annunciato a novembre della “popolazione” di proprietari di terreni verdi chiamati appunto a pagarci sopra l’Imu, s’ingrippa in realtà proprio nella terra di mezzo, ovvero quella dei comuni che, da tabella Istat, sono classificati come «parzialmente montani», e che in questa provincia sono due su sei ma “pesano” di brutto, giacché si tratta anzitutto di Trieste oltre che di San Dorligo della Valle.
Al capoluogo e a Dolina, infatti, il nuovo regime normativo varato l’altro ieri dall’esecutivo nazionale non destina gli stessi indubbi benefici che si ritrovano invece ad avere gli enti «montani» come Monrupino, Sgonico e Duino Aurisina, dove così si torna all’esenzione totale già vigente prima del decreto di novembre, che aveva preso in considerazione l’altitudine sul livello del mare del Municipio anziché la tabella Istat, e in base al quale niente sarebbe cambiato a Muggia, dove, in quanto comune «non montano», tutti (coldiretti e gitanti della domenica) già pagavano, avrebbero pagato col sistema concepito a novembre e poi abortito, e pagheranno secondo le novità ultime.
La retromarcia che ha fatto contenta più di mezza Italia, per la felicità anzitutto del Pd, è dunque una mezza retromarcia, e lascia comunque l’amaro in bocca a più di qualcuno: chiedere ad esempio ai sindaci di Trieste e San Dorligo, amministratori battenti in ogni caso bandiera Pd. La ragion di Stato, d’altronde, non poteva accontentare tutti, ma proprio tutti. Se fosse entrato in vigore il contestatissimo decreto di novembre (secondo cui in questa provincia l’Imu agricola avrebbero dovuto versarla tutti, tranne che i coldiretti di Monrupino, “dotato” del Municipio più alto sul livello del mare) il Governo avrebbe incassato 350 milioni, utili - se non addirittura necessari - a coprire parte delle uscite dovute ai famosi 80 euro in busta paga voluti da Renzi e derivanti dal taglio dell’Irpef. Con l’ultima “correzione” l’esecutivo nazionale preconizza comunque introiti per 270 milioni. E a contribuire saranno, come detto, non più tutti i comuni della provincia giuliana tranne Muggia, ma solo Trieste (che secondo il decreto di novembre avrebbe dovuto versare allo Stato 124mila, cifra ora destinata a scendere) e San Dorligo. Sia chiaro: le spese per l’Imu agricola sui terreni “non professionali” (da farsi “in proprio” con i modelli F24 secondo le istruzioni di legge disponibili anche on-line partendo dal reddito dominicale perché non è previsto l’arrivo di un bollettino a casa: le scadenze sono fissate il 10 febbraio per il 2014 e tra giugno e dicembre per il 2015) si profilano contenute. Un terreno sui 500 metri quadrati dovrebbe (dovrebbe, dipende dal reddito dominicale) valere circa 10 euro di Imu l’anno. Ciò non toglie che sta arrivando un nuovo balzello che, viste le premesse, può rientrare a pieno titolo nello zibaldone dei pasticci all’italiana. Specie se lo si guarda da Trieste capoluogo, o San Dorligo.
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