Imu bocciata, il governo sloveno traballa

Oggi riunione d’urgenza per tappare il buco di bilancio. Aumenterà l’Iva e l’Unione europea chiede risposte concrete
Di Mauro Manzin

TRIESTE. La Slovenia finisce fuoristrada. L’urto fatale è giunto dalla sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato la legge sulla tassazione degli immobili, la cosiddetta Imu slovena. Nel bilancio si apre un buco da quasi 400 milioni di euro e su Lubiana si è acceso immediatamente l’occhio di bue di Bruxelles che ha immediatamente chiesto risposte. Risposte che il governo di centrosinistra guidato da Alenka Bratušek cercherà di dare già oggi quando l’esecutivo si riunirà nonostante la giornata festiva a conferma del momento estremamente delicato che si sta vivendo nel Paese.

L’Unione europea aveva alzato la guardia nei confronti di Lubiana già prima della sentenza della Corte costituzionale sostenendo, secondo fonti della Commissione, che senza una manovra aggiuntiva la Slovenia non sarebbe riuscita a mantenere la promessa di rientrare nel limite del 3% (rapporto Pil-debito pubblico) nel 2015. Per questo agli inizi di marzo la Commissione Ue ha attivato una speciale azione di monitoraggio nei confronti di Slovenia e Francia. Secondo gli analisti Bruxelles pretenderà da Lubiana ulteriori tagli ossia un’ulteriore diminuzione della spesa pubblica.

A livello nazionale l’opposizione sta innalzando alto il grido di «dimissioni» nei confronti dell’esecutivo. Esecutivo che, per ora però, fa quadrato attorno alla premier Bratušek la quale peraltro già venerdì scorso “a caldo”, ossia subito dopo la pronuncia della Corte costituzionale, aveva affermato di non avere nessuna intenzione di rassegnare il suo mandato. Sta di fatto che oltre a “tappare” il buco da quasi 400 milioni derivato dalla bocciatura dell’Imu nei primi due mesi dell’anno il budget previsto nel bilancio è già stato sforato per 500 milioni. Quindi la manovra che dovrà affrontare il governo Bratušek non sarà così semplice e non è escluso che si troverà nelle condizioni di varare una manovra finanziaria aggiuntiva. Se non sarà attuata una politica finanziaria e della spesa pubblica ben strutturata la Slovenia rischia la bancarotta.

Per i cittadini sloveni, dunque, si preannuncia una nuova stagione di lacrime e sangue. Il provvedimento che viene dato per certo è quello dell’innalzamento delle aliquote dell’Iva. La conferma è giunta dallo stesso vicepremier e ministro degli Esteri, Karl Erjavec. I leader della coalizione di governo (Slovenia positiva, Lista nazionale, socialdemocratici, Partito dei pensionati) assicurano che non sarà toccato lo stato sociale mentre lo stesso Erjavec, leader dei pensionati, afferma senza timori: «Se si toccano le pensioni me ne vado». «Con la sentenza della Corte costituzionale - spiega il capogruppo al Parlamento di Slovenia positiva, Jani Möderndorfer - non viene minacciata la capacità finanziaria dello Stato che sarà in grado di assolvere a tutti i suoi compiti fino alla fine dell’anno».

Erjavec incalza sostenendo di aver sempre ritenuto che l’Imu era contro la Costituzione ma di aver votato la fiducia sul bilancio al governo diciamo per 2ordini di scuderia” e poi ri-precisa: «Le pensioni non si toccano». Andrej Šircelj (socialdemocratici) è certo che il governo riuscirà a reperire le risorse mancanti con la vendita di beni pubblici e una migliore e più razionale gestione economica.

Il sottosegretario alle Finanze Mateja Vrani›ar ammette che il governo dovrà immediatamente tappare la falla e mettere in atto il “piano B”, ma di un ulteriore indebitamento non se ne parla. Alla Bratušek dunque restano poche possibilità. Se l’aumento dell’Iva è praticamente certo è altrettanto probabile anche un aumento delle accise sui carburanti.

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