Imprese, segnali di risveglio: finanziamenti più facili
Per le aziende del terziario arrivano finanziamenti un po’ più agevolati (impossibile far fronte agli impegni finanziari senza un aiuto esterno). Corsi di “social network” per colpire il cliente con un marketing più pervasivo. E anche il “tutor” in azienda, che aiuti l’imprenditore appena istruito a mettere in pratica l’uso di smartphone, tablet, e-commerce e quan’altro il mondo digitale mette a disposizione. Nella speranza che, anche se gli utenti sono senza soldi o per necessità risparmiosi, la forza del messaggio informatico risollevi almeno in parte la crisi economica che in ogni momento lascia sul campo qualche azienda costretta a chiudere, in un saldo tra aperture e cessazioni che resta a Trieste ancora ampiamente negativo.
Sono le novità del vasto mondo terziario, quello che non produce direttamente, ma sforna servizi, dal turismo al commercio, dalla ristorazione al trasporto, alle assicurazioni, all’informatica. Un mondo vastissimo a Trieste dove il terziario è la prima voce dell’economia. E che adesso comincia a dar segno, timidamente, almeno di un po’ più di fiducia rispetto al quadro economico. Come dimostra il questionario compilato da 384 imprese scelte da Confcommercio come probante campione statistico del settore triestino.
Gli imprenditori hanno qualche fiducia in più nell’andamento dell’economia in generale (da 21,6% a 22,5%), nel tasso di occupazione (da 38,9% a 40,3%), nell’andamento dei ricavi (da 29,5% a 31,3%). Ma quando si arriva al sodo, il terziario si ritrova con le più alte percentuali in un altro gruppo, meno sorridente. Magari fiducioso, ma con grosse difficoltà a rispettare i propri impegni finanziari: lo dichiara il 53% (era il 55% a fine 2013). E dunque con sempre maggiori richieste di credito alle banche (dal 21% al 24%). Le cose promettono forse di andar meglio, ma per adesso i forzieri sono ancora vuoti.
Solo un terzo dei richiedenti tuttavia dagli istituti ha ottenuto nei primi tre mesi dell’anno la cifra che aveva chiesto. Anche se cala lievemente il numero dei titolari d’azienda che si è visto assegnare di meno, o addirittura niente (dal 39,4% al 32,5%). «Proprio per garantire le imprese sul fronte del credito - spiega Pietro Farina, direttore generale di Confcommercio - abbiamo di recente sottoscritto un accordo con una nuova banca, dopo quelli già stretti con altre due». L’accordo prevede la possibilità di accedere a una serie di finanziamenti offerti con diverse caratteristiche e forme tecniche, dice Confcommercio, per sostenere i bilanci e gli investimenti. Molte le formule per soffiare un po’ di liquidità nelle imprese: «Apertura di credito, anticipazione salvo buon fine, mutuo chirografario, mutuo ipotecario». Tassi di finanziamento favorevoli. Ma il sostegno esterno resta inevitabile ed è la vera croce delle imprese.
In più appunto si organizzano i corsi, che si completano anche con l’accompagnamento del “tutor” in azienda. «Da aprile a oggi - dice Farina - sono stati sette i seminari organizzati sulla comunicazione e sulla gestione aziendale, con taglio molto operativo, sugli strumenti e le modalità più utili per sfruttare tutte le potenzialità del digitale e dei “social media”. Il risultato di partecipazione - racconta il direttore generale, mostrando così anche quanta inesperienza vi sia ancora in giro - è andata oltre le attese, 161 tra imprenditori collaboratori». Entro luglio saranno attivati altri 10 i nuovi corsi. Chi non si aggiorna non ha nemmeno speranza di poter tentare la risalita, figuriamoci quanta fiducia.
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