Impennata di casi di epatite nei bambini in Europa e negli Stati Uniti: cresce la preoccupazione

In Italia, sabato scorso il Ministero della Salute ha emanato una circolare

Mauro Giacca

TRIESTE. C’è molta preoccupazione (del tutto giustificata) per l’improvvisa impennata di casi di gravi epatiti nei bambini che si sta registrando in questi mesi in giro per l’Europa e negli Stati Uniti. L’epicentro sembra essere il Regno Unito, dove sono stati registrati 108 degli oltre 130 casi finora riportati.

Gli altri casi vengono da Stati Uniti, Israele, Danimarca, Irlanda, Olanda e Spagna. Ma quotidianamente il numero di eventi cresce in questi e in altri Paesi. In Italia, sabato scorso il Ministero della Salute ha emanato una circolare che riporta come finora siano state riferite 11 segnalazioni in diverse regioni italiane di casi sporadici sparsi sul territorio nazionale, di cui 4 sono casi sospetti o possibili e 2 casi confermati.

L’allarme era stato sollevato dal National Health System della Scozia il 6 aprile, quando aveva riportato una serie di epatiti insolite nei bambini con meno di 10 anni (nel Regno Unito, la maggior parte dei bambini colpiti ha da 2 a 5 anni). Ma il primo di questi casi negli Stati Uniti risale al 21 ottobre scorso quanto un ospedale in Alabama aveva iniziato a ricoverare bambini con danno epatico importante, spesso con insufficienza epatica acuta, di origine sconosciuta. Casi di epatite non sono del tutto rari nei bambini, ma quello che allarma in questo caso è la gravità delle condizioni, tanto che ad oggi già 9 bambini hanno avuto bisogno del trapianto di un lobo di fegato da un donatore, un evento molto infrequente in questa fascia di età. Un caso sospetto è già stato trapiantato anche in Italia.

La presentazione dell’epatite è comune: urine di colore scuro, colore giallo delle sclere degli occhi e della pelle (ittero), senso di spossatezza, febbre, perdita di appetito, nausea, vomito, dolore addominale, feci di colore chiaro, dolore alle articolazioni. Ad un esame del sangue le transaminasi (gli enzimi prodotti dal fegato) hanno valori alle stelle, dovuti alla morte delle cellule epatiche, e i marcatori dell’infiammazione sono tutti elevati.

Epatiti acute nei bambini possono avere eziologie diverse, di origine infettiva o dovute ad agenti tossici o a farmaci. Ma in questo caso la diffusione e il repentino aumento dei casi fanno decisamente pensare a una malattia virale. In tutti questi bambini sono stati rapidamente esclusi come causa i comuni virus che causano epatite, in particolare quelli dell’epatite A, B e C, e poi anche quelli meno frequenti delle epatiti D ed E. Esclusa l’infezione da Sars-CoV-2, in quanto la maggior parte di bambini non era positiva, ad eccezione di alcuni dei bambini originariamente colpiti nel Regno Unito. Esclusa anche la vaccinazione contro il Covid, in quanto nessuno dei bambini era stato vaccinato.

Il 77% dei primi piccoli pazienti colpiti in Scozia era positivo per la presenza di un adenovirus, ed anche 9 dei bambini in Alabama sono risultati positivi per questo virus, tanto che sabato scorso gli Us Centers for Disease Control and Prevention hanno raccomandato alle autorità pubbliche di considerare un test per adenovirus nei bambini con epatiti da cause ignote. Gli adenovirus sono virus molto diffusi nella popolazione umana. Se ne conoscono più di 80 sottotipi diversi che possono infettare l’uomo, trasmessi per via respiratoria o attraverso la via oro-fecale quando causano una gastroenterite.

L’adenovirus 41 è stato riportato causare infezioni del tratto intestinale ed epatiti nei pazienti con compromissioni del sistema immunitario, ma non è noto farlo in bambini completamente sani. Inoltre, molti suggeriscono prudenza nell’associare l’adenovirus come l’agente causale in questi bambini, dal momento che trovare questi virus è molto frequente in questo periodo dell’anno, e comunque non tutti i casi sono risultati positivi a questo virus. Alcuni hanno suggerito che la gravità di questi casi possa essere secondaria ad un presunto abbassamento dell’immunità quale risultato della ridotta socializzazione e delle misure di contenimento imposte dalla pandemia da Sars-CoV-2, ma questo sembra poco plausibile dal punto di vista scientifico.

In conclusione, siamo di fronte a una situazione oggettivamente preoccupante, probabilmente causata da un virus, in cui magari l’adenovirus 41 può giocare un ruolo predisponente. Il quadro epidemiologico è in evoluzione e necessita attenzione. Il fatto che l’infezione sia dispersa nei diversi Paesi ma comunque isolata a casi individuali (tranne che in alcuni casi di coppie di bambini ammalati che erano in contatto nel Regno Unito) probabilmente indica che l’infezione da sola non è sufficiente a causare la malattia, ma altri fattori individuali predisponenti sono necessari. Ma stiamo ancora brancolando nel buio.

Oggettivamente, di un altro virus che causa una malattia grave e per di più nei bambini non avevamo decisamente bisogno. Ma così sembra essere la nostra realtà umana: siamo capaci di addomesticare l’ambiente, proteggerci dalle bestie feroci, dominare qualsiasi altro essere vivente sulla terra, ma i nostri unici nemici rimasti con cui facciamo fatica a convivere rimangono proprio i virus, piccoli e semplici oggetti il cui unico scopo evolutivo è quello di moltiplicarsi. E, purtroppo, ce ne sono veramente tanti. —

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