Immobili Coop in vendita per 90 milioni
Novanta milioni. Tanto per cominciare. Primo perché il conto è sì a buon punto, però non è ancora finito. E secondo perché questo conto si limita, in sostanza, al prezzo immobiliare dato dal “contenitore” al netto del valore aggiunto d’impresa dato dal “contenuto”, ovvero dall’attività già avviata. Nei giorni che precedono l’attesa presentazione al Tribunale civile dell’istanza di concordato preventivo - su cui sta lavorando con la sua task force di commercialisti e geometri l’avvocato Maurizio Consoli nel suo ruolo di amministratore giudiziario - inizia a prendere forma, o meglio ad avere una dimensione anche pubblica, il patrimonio delle Coop operaie. Un patrimonio che lo stesso Consoli ha messo appositamente in vendita prima del deposito della sua istanza di concordato per scongiurare il fallimento del gruppo cooperativo triestino. E si “parte” proprio da 90 milioni. Da 88 milioni, 642mila e 500 euro, per amore di precisione. A tanto, infatti, corrisponde la somma delle perizie dei beni immobiliari “in vetrina” già pubblicate sul sito delle Coop operaie.
I cosiddetti “rapporti di valutazione” per intanto disponibili, che danno appunto un valore indicativo di mercato alle singole unità immobiliari in vendita, sono 64 su 78. Dalla lista della “spesa”, va rilevato, risultano al momento sprovvisti di perizia - dunque senza una base nota pubblicamente per un’eventuale trattativa di compravendita - immobili comunque consistenti, la cui alienazione in prospettiva potrebbe, dovrebbe rendere bene. È il caso ad esempio di un paio di unità (una commerciale da circa 200 metri quadrati e un’altra immobiliare con due ampi appartamenti) appartenenti al complesso di Gran Duino e di alcuni punti vendita come i supercoop di Melara e San Quirino (poco fuori Pordenone) nonché, soprattutto, il famoso ipercoop di Fiume e un grande magazzino a Capodistria. Non è escluso, insomma, che la cifra finale delle perizie - allorché saranno tutte pubbliche, comprese quelle dei beni mobili oggi non elencati - sfondino i 100 milioni. Una quota cui poi si dovrà aggiungere come si è detto prima, per lo meno sulla carta, una non precisata “plusvalenza” portata in dote dall’attività interna ai “muri” di proprietà. Per capirci: se un negozio, secondo la perizia ufficiale, vale un milione, esso può essere comperato all’incirca per quel prezzo per farci dentro anche altro, al caso per trasformarlo in un garage, per dirne una.
Ma se l’intenzione dell’acquirente è quella della continuità d’impresa, la prosecuzione del negozio, rilevare l’intero cosiddetto “asset” dovrebbe costargli, quanto meno a tavolino, più di quel milione. Si badi: sono tutti ragionamenti teorici. A determinare il prezzo finale - ammesso che tutti i beni siano appetibili allo stesso modo - sarà come sempre la “pratica” di mercato, a partire dalle condizioni del momento, dalla posizione di forza (o debolezza) del venditore rispetto a chi mostrerà di farsi avanti per comprare: in pole resta sempre il binomio rappresentato dalle Coop Nordest, impegnate adesso anche sul vicino fronte CoopCa, e dal sistema Conad, fresco di acquisizione della rete Billa, cosa che non dovrebbe tuttavia inficiare l’operazione Coop operaie.
Atteniamoci dunque, almeno per ora, ai numeri riportati nelle perizie sul sito. Il pezzo più pregiatoche le Operaie e le proprie controllate possono esibire ad oggi è l’ipercoop delle Torri d’Europa, che da solo vale una stima di 10 milioni e mezzo. Il centro commerciale voluto e fatto ormai più di un decennio fa proprio dalle Coop operaie è una specie di “cassaforte” di famiglia per il gruppo oggi amministrato dal commissario Consoli: tra ipermercato stesso, uffici vari, un piano di parcheggi e una decina di altri fori commerciali di proprietà, il valore periziato del patrimonio Coop interno alle Torri vale quasi 20 milioni, 19 milioni e 595mila euro per l’esattezza, più del 22% della stima attuale dell’intero patrimonio. E qui un altro gioiellino è l’ala del piano terra opposta all’iper, affittata a Media World: quattro milioni e 800mila euro. Pure questo rientra tra i beni “top” in vendita. Al secondo posto, dietro l’iper, c’è il seminuovo immenso quartier generale di via Caboto, roba da otto milioni tra centro direzionale e magazzini. Al terzo ecco l’altrettanto seminuovo Gran Duino con sette milioni, poi i supercoop storici di Barriera (sei milioni e 300mila euro) e Altura (l’intero complesso, diviso in due perizie identiche, vale cinque milioni e 140mila) e il Centro di distribuzione di Valmaura, accanto allo stadio, che, di milioni, ne vale cinque.
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