Immigrazione, profughi in Carinzia 20 volte più numerosi

Torrenti fa il confronto con i numeri del Friuli Venezia Giulia. Famulari: a Trieste presenze a quota 720
Un gruppo di profughi (archivio)
Un gruppo di profughi (archivio)

TRIESTE. «La Carinzia è arrivata ad avere anche 10mila richiedenti asilo. Noi ne abbiamo duemila e siamo grandi il doppio». A spanne, insomma, il Land austriaco ha una presenza percentuale di 20 volte maggiore del Friuli Venezia Giulia. «E nessuno dice che non vi siano in Austria pressioni sociali da gestire, ma se fossimo organizzati bene potremmo diluire anche noi» il peso dell’accoglienza che oggi grava su pochi comuni dell’intero territorio regionale.

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Lo ha ribadito ieri l’assessore regionale all’immigrazione Gianni Torrenti, nel corso dell’audizione dell’Anci, l’Associazione dei comuni, alla sesta Commissione consiliare regionale che ha fatto il punto sulla “Agenda europea della migrazione del 2015” in merito alla comunicazione della Commissione Ue. Non solo Carinzia: Torrenti ha anche precisato che Austria, Ungheria e Svezia hanno un dato di accoglienza superiore al nostro di dieci volte. Sparsi sul territorio regionale vivono poi 108mila immigrati regolari, calati di numero negli anni della crisi 2008-2009 ma comunque raddoppiati in dieci anni: «Se non ci siamo accorti di quattromila stranieri in più rispetto allo scorso anno a infastidiscono 200 richiedenti asilo - ha commentato l’assessore - allora vuol dire che c’è qualcosa che non va».

Il nodo è sempre quello: i profughi in arrivo via mare ma soprattutto via terra, lungo la rotta balcanica, da gestire, e un sistema che la Regione Fvg punta da tempo a “spalmare” su un numero di Comuni ben maggiore dei poco più di trenta oggi coinvolti, con un modello di accoglienza diffusa. Una strada sulla quale però, rimarca Torrenti, si sta ora trovando una convergenza con l’Anci. «A breve - così l’assessore - presenterò un Piano sull’accoglienza degli immigrati che si baserà sull’offerta per gli ambiti territoriali».

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Bumbaca Gorizia 22.04.2015 Pres Gorizia in Fiore Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Un piano che prevede in sostanza che la Regione dialoghi non con i singoli Comuni, ma con gli ambiti socio-sanitari appunto, cui verrebbe lasciato un margine di autonomia nella gestione "elastica" delle presenze dei profughi nel loro ambito, così da adattare l’accoglienza in base alle esigenze anche stagionali (esempio: a Lignano migranti d’inverno, non d’estate).

Altri numeri portati ieri in audizione: a oggi sono 33 i Comuni del Fvg direttamente coinvolti nella presenza di immigrati, mentre altri hanno fatto domanda per accoglierli ma sono in attesa della convenzione con la Prefettura o stanno adeguando le strutture di accoglimento. Rispetto alla popolazione totale, i profughi vengono assegnati alla Regione Fvg nella misura del 2,19% (e sino al 31 dicembre 2014 - ha aggiunto l’assessore - nessuno l’ha messa in discussione, poi questioni elettorali hanno cambiato la situazione). Sino allo scorso ottobre in quel 2,19% non erano conteggiati gli immigrati che arrivano via terra, oggi invece inclusi.

Ma dove si concentra il maggior numero di profughi? Lo ha confermato, in rappresentanza dell’Anci, l’assessore comunale di Trieste Laura Famulari: Tarvisio e i capoluoghi di provincia sono i più interessati. Pordenone in misura minore, Trieste invece più di tutte le altre città, con 720 rifugiati: numero maggiore - così Famulari - perché nel capoluogo c’è un sistema strutturato di assistenza diffusa.

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Il vertice sui profughi in Prefettura a Trieste (foto Lasorte)

L’offerta di appartamenti privati per la collocazione dei profughi, secondo Famulari, è la via da seguire, non le grandi strutture. «In parallelo - ha aggiunto - stiamo valutando la possibilità di utilizzare alloggi condominiali del demanio». «L’accoglienza diffusa - ha ribadito Famulari - è la soluzione migliore».Al termine dell’audizione il presidente della Commissione Franco Codega ha formulato un testo in cui sichiede tra l’altro di aumentare la cooperazione internazionale tra Stati Ue e di anticipare la scelta e la valutazionedelle richieste d’asilo già nel Paese da dove i profughi partono.

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