Immersione fatale nelle acque di Brindisi, ventitreenne di Trieste muore in apnea
TRIESTE. «Non sta risalendo... non sta risalendo. Aiuto. Venite. Fate presto». Ma quando i militari della Capitaneria di porto sono arrivati sul posto con le loro imbarcazioni, purtroppo non c’era già più nulla da fare. Il corpo era scomparso sott’acqua. Il triestino Andrea Cernettich, 23 anni, è morto nella tarda mattinata di mercoledì durante un’immersione in apnea. La tragedia si è verificata a Brindisi, dove il giovane si trovava per un periodo di lavoro estivo in un ristorante della zona. Il ventitreenne è stato colto da un malore.
Cernettich e il compagno che era assieme a lui (il titolare del ristorante presso cui il ragazzo lavorava) erano impegnati in una battuta di pesca subacquea. Un’attività consentita soltanto in apnea, cioè senza l’utilizzo dell’apparecchiatura ausiliaria per la respirazione.
Per l’immersione i due avevano scelto un’area poco distante dal porto di Brindisi, in prossimità del segnalamento marittimo cardinale localmente noto come “lu trumbillu” - come precisa la Guardia costiera locale in un comunicato. Il giovane triestino non era affatto uno sprovveduto. Aveva esperienza nella disciplina. Era un professionista delle immersioni subacquee in apnea, come si è potuto capire anche dalla attrezzatura che aveva con sé quella mattina.
Il ventitreenne si è tuffato. I minuti trascorrevano, ma non ritornava su. L’amico rimasto a bordo dell’imbarcazione, come detto il titolare del ristorante e anche lui pescatore sportivo, ha capito che stava succedendo qualcosa di grave. Ha quindi allertato i soccorsi. L’uomo, come si può immaginare, era molto agitato. Ma i militari della centrale operativa sono riusciti a calmarlo e a farsi riferire la posizione della barca.
Le operazioni di ricerca della Capitaneria di porto sono scattate immediatamente con l’invio sul posto di tre imbarcazioni con a bordo i militari del 1° Nucleo Subacqueo della Guardia Costiera di San Benedetto del Tronto. Le squadre in questi giorni erano impegnate nei porti di Brindisi e Villanova per ragioni istituzionali: sono state loro a iniziare le operazioni in mare. Nel frattempo la sala operativa ha richiesto i rinforzi del Nucleo subacquei del corpo nazionale dei Vigili del fuoco.
Ma ci sono volute ore per individuare il corpo, ormai privo di vita. Il ragazzo è stato rinvenuto alle sei del pomeriggio adagiato sul fondo a una profondità di circa 23 metri. La salma è stata quindi recuperata e trasportata a riva, presso il porto di Brindisi, per il riconoscimento e gli accertamenti del medico legale, assistito dagli ufficiali di polizia giudiziaria della Guardia Costiera. Successivamente, su disposizione del pubblico ministero di turno della Procura della Repubblica di Brindisi, la salma è stata restituita ai familiari.
Andrea Cernettich era in Puglia per una vacanza-lavoro, da alcuni amici, in un ristorante di San Michele Salentino, un paesino in provincia di Brindisi. Il giovane, nel tempo libero, si dedicava alla sua passione: la pesca subacquea. E lì, in Puglia, avrebbe voluto imparare la cucina tradizionale del posto, quella salentina a base di pesce. Il medico legale, che ha constato il decesso, ha riscontrato chiari sintomi da annegamento.
Il ventitreenne si è sentito male quando era sott’acqua, forse a causa di una sincope. Gli incidenti in apnea, tra i sub, in effetti - così spiegano gli esperti - sono più frequenti di quelli in immersione con le bombole, perché potenzialmente più pericolosi.
Ma cosa può essere successo? Difficile dirlo. Si possono fare solo ipotesi. Non si esclude una perdita di conoscenza (una sincope, appunto) dovuta a un’iperventilazione, con riduzione dell’anidride carbonica, in fase di pre-immersione. Può accadere quando si respira a fondo e in modo accentuato prima di andare sotto.
Questa è una possibilità. L’altra è che il giovane sia rimasto troppo a lungo sul fondo, determinando così una carenza di ossigeno. E il valore, già basso, in fase di risalita può precipitare ulteriormente.
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