Illy: «Tassare le bibite dolci? No al metodo Montessori»

"Sulle scelte di consumo gli adulti devono essere responsabili, anche e soprattutto sul piano nutrizionale"
19/01/2012 Roma,trasmissione televisiva Otto e Mezzo, nella foto Riccardo Illy
19/01/2012 Roma,trasmissione televisiva Otto e Mezzo, nella foto Riccardo Illy

TRIESTE. Una tassa sulle bevande dolci? Dopo quella sul macinato, probabilmente una delle più stupide e odiose. Troppo smaccata e assurda per sfuggire all’occhio di Riccardo Illy, che sta curando i prodotti collaterali al caffè, tra cui i vini dell’azienda Mastrojanni, al Vinitaly di Verona, che si apre oggi.

«Non si può utilizzare il metodo Montessori per i cittadini. È stato inventato per i bambini - annota - e merita rispetto per questo. Ma sulle scelte di consumo gli adulti devono essere responsabili, anche e soprattutto sul piano nutrizionale».

Il contesto è quello di Operawine, dove Illy, patron dell'azienda vinicola di Montalcino, oltre a fare i suoi interessi, e bene ( Mastrojanni è una delle 104 aziende selezionate da Wine Spectator e Vinitaly) non si tira indietro per censurare quella che considera una vera stupidaggine.

Sull'ipotesi di tassazione delle bevande zuccherate, infatti, Illy osserva che «è chiaro che lo Stato ha interesse a una corretta alimentazione dei cittadini per ridurre la spesa sanitaria ma proprio per questo serve più responsabilizzazione dei cittadini e non fare azioni surrettizie di questo “cartello” che è lo Stato stesso».

Per l'imprenditore triestino, anche sulle banche e la crisi di diverse casse di risparmio italiane «occorre dire basta al metodo Montessori, anche per la finanza. Chi investe sa di assumersi dei rischi e deve essere responsabile delle proprie scelte di investimento».

Tornando al discorso di partenza, l’analisi è di una lucidità disarmante. «Non contesto - spiega Illy - tale eventuale scelta come tale, per una questione specifica, ma per l’approccio che si porta dietro. Lo Stato deve dare informazioni giuste, educare i giovani, e alla fine, invece, cosa fa? Si punisce l’effetto, non la causa».

Contesta, l’imprenditore, uno Stato che non sembra in grado di fare prevenzione ma solo, eventualmente, una “punizione” che passa anche attraverso tasse cervellotiche come quella in discussione. «Sembra quasi che dicano: che i giovani restino pure ignoranti, continuino a non sapere niente. Dal canto nostro noi facciamo quello che sappiamo e dunque cerchiamo di ridurre i consumi applicando nuove tasse... Mah - continua - mi sembrano sistemi medievali e paternalistici. Che poi, detto per inciso, alla fine non credo che introdurranno questa nuova tassa, visto che è almeno da qualche anno che ne parlano senza poi far seguire alle parole i fatti. Perchè? Beh - chiude Illy - devono raccogliere tre miliardini e mezzo per far quadrare i conti, mi sembra un buon motivo...».

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