Illy, non solo caffè Parte lo shopping

Il gruppo diversifica: obiettivo raddoppio del fatturato 

La prossima acquisizione potrebbe essere una tenuta a Montalcino (Siena), con sei ettari di vigneti, confinanti con una tenuta già di proprietà degli Illy da circa 34 ettari. La holding della famiglia triestina prosegue nel processo di diversificazione del business, partita con il thé di Damman Freres, proseguita con il cioccolato di Domori, fino ad arrivare al vino, la grande passione del presidente Riccardo Illy, che ha da subito messo nel mirino proprio prestigioso territorio di Montalcino, acquistando le cantine Mastrojanni. Ma se la diversificazione è il tratto caratteristico del gruppo nato e cresciuto con il business del caffè, questo non vale solo a livello di prodotti, ma anche di esposizione geografica. Ed è così che ora si guarda anche altrove, dalle terre del Barolo al cuore della Borgogna, terra dello Champagne, dove c’è Taittinger, di cui Illy ha attualmente l’esclusiva della distribuzione in Italia. Per finanziare la crescita sono a disposizione le risorse raccolte un aumento di capitale da 38 milioni di euro e un bond da 25 milioni. Il progetto sembra delineato: dar vita a un polo di eccellenze del gusto (il traguardo dovrebbe essere centrato tra fine anno e la primavera del prossimo), mettendo assieme tutti i business esterni al caffè, in modo da acquisire capacità attrattiva verso altre aziende (soprattutto quelle piccole, che stentano a tenere il passo dei mercati globali) e valutare l’eventuale quotazione nel medio periodo. Prima potrebbe arrivare un partner per accompagnarne la crescita, anche attraverso nuove acquisizioni. In questo modo si troverebbe uno sbocco alle differenti visioni all’interno della famiglia (i quattro fratelli e la mamma Anna Rossi) sulla possibilità di portare in Borsa la controllata Illycaffé, che resta sempre l’ammiraglia del gruppo, dato che genera quasi il 90% dei ricavi complessivi, 460 milioni di euro nel 2016, con una crescita del 5,3% rispetto all’anno precedente.

Il business core, in mano ad Andrea Illy, proseguirebbe per la sua strada, caratterizzata in primo luogo dallo sviluppo per linee interne. Sempre che basti, in un mercato che assiste a una progressiva concentrazione tra gli operatori a creare poli con spalle abbastanza robuste per investire massicciamente nell’innovazione e conservare un’adeguata marginalità. Altrimenti occorrerà valutare eventuali aggregazioni. Nei mesi scorsi si è parlato di una possibile integrazione con Lavazza, che però è molto più grande e quindi finirebbe con l’assorbire quella triestina. Intanto la società prosegue nel suo processo di rinnovamento: da una parte cresce la quarta generazione di famiglia, dall’altra si rafforzano i contributi dei manager esterni. Da poco più di un anno e mezzo la guida operativa di Illycaffè è affidata a Massimiliano Pogliani (ex Saeco e Nespresso), che ha indicato come obiettivo il raddoppio del fatturato entro il 2027. Da sempre forte nel business to business, l’azienda ora punta a crescere nel business to consumer, il che comporta anche una revisione delle politiche di comunicazione e marketing, più focalizzate sui consumatori finali per puntare soprattutto sui sistemi porzionati e le capsule, due segmenti di mercato ad alta crescita.

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