Ilaria e Miran, delitto senza verità
TRIESTE. Tutto accadde in pochi secondi in un torrido pomeriggio africano, a Mogadiscio in Somalia. Erano da poco passate le 14.30 di una domenica: la vettura sulla quale viaggiavano la giornalista Rai Ilaria Alpi e il cineoperatore Miran Hrovatin, a poca distanza dalla sede dell’albergo nel quale alloggiavano, venne assalita da un commando armato formato da almeno sette persone: i due inviati caddero sotto una raffica di colpi, mentre gli aggressori si dileguavano nel nulla.
Sono passati vent’anni da quel giorno, ma il ricordo e l’emozione sono più vivi che mai e ben impressi nella memoria collettiva. Allo stesso tempo però - ed è questo il rovescio della medaglia - rimane evidente la lunga scia di misteri che questa tragedia si porta dietro da quel 20 marzo 1994. Una verità mai del tutto chiarita e costellata da moltissimi punti oscuri. Dal movente alle modalità dell’agguato. Si è trattato di un rapimento finito nel peggiore di modi o di una vera e propria esecuzione messa in atto per eliminare dei testimoni scomodi di attività scottanti in terra somala, come ad esempio i traffici internazionali illeciti di armi e di rifiuti tossici? Domande che a distanza di quattro lustri rimangono senza risposta.
Un solo condannato, il somalo Omar Hassan, ma un’infinità di punti interrogativi. Dubbi che continuano a tormentare parenti e amici dei due inviati. Ad iniziare dalla mamma di Ilaria Alpi che da quel giorno porta avanti la sua battaglia per conoscere la verità. Una tragedia che scosse in modo particolare una regione ed una città, quella di Trieste, che appena due mesi prima aveva pianto la scomparsa di altri tre inviati: Marco Luchetta, Alessandro Ota e Dario D’angelo. «Ricordo che quando arrivò la notizia della morte di Miran Hrovatin mi trovavo come inviato proprio in Bosnia a Sarajevo - racconta Fulvio Gorani, cineoperatore Rai -. Fu un colpo durissimo che scosse un po’ tutti e che giunse quando era ancora fresco il ricordo della tragedia di Mostar. Conoscevo Miran da parecchi anni avendo lavorato al suo fianco molte volte, anche in territori di guerra come quello dei Balcani. Lo ricordo come una persona di grande professionalità ed enorme generosità, sia dal punto di vista lavorativo che umano. Un uomo che aveva una curiosità innata e questo lo aiutava sia nel lavoro che nel rapporto con le altre persone. Quando stavo per partire per Sarajevo lo incrociai nell’ufficio del caporedattore della sede Rai - aggiunge Gorani -. Mi disse: stavolta ti sorprendo, rinuncio al freddo dei Balcani e me ne vado al caldo della Somalia. Fu quella l’ultima volta che lo vidi».
La tragedia di Alpi e Hrovatin sarà ricordata questo pomeriggio a partire dalle 16.30 alla Camera con una commemorazione cui presenzierà la presidente Laura Boldrini, che proprio iei ha annunciato di avert chiesto al governo «se permangono le esigenze di segretezza sugli atti dei servizi segreti relativi all’omicidio». La Rai trasmetterà lo speciale “La strada della verità”, in onda alle 21.05 su Rai 3, con una serie di testimonianze esclusive, tra cui quella di Jan Hrovatin, figlio di Miran, e di Omar Hassan, quello che fino ad oggi rimane l’unico colpevole del duplice assassinio.
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