Il volto di Anna Iberti simbolo della svolta

di GIORGIO LONARDI e MARIO TEDESCHINI LALLI
C’è voluto quasi un anno di ricerche ma alla vigilia del 70° anniversario del referendum istituzionale l’obiettivo è stato raggiunto: la splendida ragazza che col suo sorriso simboleggia da allora il ritorno della democrazia e l’avvento della Repubblica ha finalmente un nome.
Si era pensato fosse una ex staffetta partigiana, o forse una modella professionista cui il celebre fotogiornalista Federico Patellani aveva chiesto di posare per l’occasione. In realtà era una impiegata dell’Avanti! , amica di giornalisti amici di Patellani, e si chiamava Anna Iberti ed era di Milano.
Nel giugno del 1946 Anna aveva 24 anni. Diplomata alle magistrali, aveva brevemente insegnato ma con la Liberazione aveva trovato un impiego nell’amministrazione del quotidiano socialista. Fu proprio sulla terrazza del Palazzo dei giornali di piazza Cavour che ospitava anche la redazione milanese dell’Avanti! che Patellani scattò l’immagine che di lì a qualche giorno avrebbe illustrato la copertina del settimanale Tempo con il titolo “È nata la Repubblica Italiana”.
Sempre lì Anna conobbe Franco Nasi, il giornalista che avrebbe sposato tre anni più tardi; sia lei sia Nasi a quel punto lavoravano all’Umanità, l’organo del partito socialdemocratico. Nasi poi attraverserà le redazioni di alcune delle maggiori testate italiane, come il Corriere della Sera, la Stampa e - specialmente - il Giorno, fucina di giornalismo moderno, del quale fu tra i fondatori negli anni Cinquanta.
È singolare che una storia cosi dentro al mondo del giornalismo sia rimasta ignota ai più per tanto tempo, mentre il celebre scatto veniva anno dopo anno riproposto in manifesti, copertine di libri e pubblicazioni sul referendum, sul dopoguerra, sul voto alle donne.
Dai provini conservati presso il Museo della Fotografia contemporanea di Cinisello Balsamo, si vede che quel giorno di sole Patellani riprese 41 volte il sorriso di Anna e alcune di queste altre immagini sono state anch’esse largamente utilizzate, fino a farne un volto noto, quasi una persona di famiglia - per 70 anni rimasta senza nome. «Mia madre era molto riservata», conferma Manuela Nasi, una delle figlie. Solo i famigliari e pochi amici conoscevano questa circostanza, della quale Anna era tuttavia molto fiera. Il 25 aprile di quest’anno un articolo su Repubblica ha infine raccontato la sua storia a tutti.
Per svelare il segreto ci sono voluti un po’ di pazienza e l’aiuto di tante persone. La ricerca ha in particolare dimostrato la potenza delle inchieste collaborative tra giornalisti e cittadini. Un anno fa, infatti, un primo articolo online aveva chiesto aiuto al pubblico per arrivare alla identificazione della “modella”.
All’inizio del 2016 è in effetti arrivata una mail con la quale una fonte indicava il nome. È stato poi necessario un lavoro intenso per arrivare alla famiglia che ha cortesemente confermato.
«Com’è ridotta la Repubblica», scherzò un giorno Anna con una delle figlie mentre passava davanti a un’edicola che mostrava un giornale con la famosa foto: «Pro. prio come me”.
Anna Iberti Nasi è mancata nel 1997.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo