Il vizio del fumo costa in Fvg un milione di euro al giorno

Amanti delle sigarette a quota 250mila, di cui 110mila donne. Il record a Trieste. Ma cresce il popolo degli ex. Nel 2015 il 26,7% dei tabagisti ha gettato il pacchetto
Due giovani fumatrici
Due giovani fumatrici

TRIESTE. In Friuli Venezia Giulia fumare costa un milione di euro al giorno e il 75% di quella spesa se ne va in tasse: circa 275 milioni all'anno. I danni sono quelli noti da sempre: una morte su quattro è dovuta al fumo di sigarette, vale a dire 3.500 morti su 14mila decessi in dodici mesi. E ancora un tumore maligno su tre è dovuto alla stessa causa, per un totale di 3.300 nuovi casi all'anno su poco meno di 10mila nuove diagnosi. A leggere i risultati dello sorveglianza "Passi" 2012-2015, il monitoraggio dei progressi delle Aziende sanitarie per la salute in Italia, conforta almeno che i fumatori, circa 250mila in regione (140mila uomini, 110mila donne), siano una minoranza. L'indagine li quantifica nel 26,7% (in linea con la media nazionale, 26,9%), con gli ex fumatori poco sotto (23,1%), un dato nettamente superiore a quello italiano (17,9%) e inferiore solo ai dati della Sardegna (26,6%) e della Provincia di Bolzano (23,6%).

 

Tabaccai, guadagni in fumo. Tutti in Slovenia
Bumbaca Gorizia 03_02_2016 Vendita sigarette © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

 

La giornata mondiale senza tabacco, oggi, è una chiamata soprattutto ai triestini. Se dal 2008 la percentuale di fumatori va riducendosi in tutto il territorio, a tutte le età (in particolare fra i 18-24enni) e nelle classi sociali più agiate, stando ai numeri resi noti a febbraio dal Cro di Aviano, in occasione del World Cancer Day, è nella provincia di Trieste che si registra la più alta percentuale di fumatori in Fvg: il 36% degli uomini e il 26% delle donne residenti, contro il 27% e il 21% nell'Alto Friuli, il 30% e il 18% nel Pordenonese. Più in generale, anche in regione il fumo di sigaretta è più frequente fra le classi socioeconomiche più svantaggiate (meno istruiti e con maggiori difficoltà economiche) e negli uomini. Il consumo medio giornaliero è di circa 12 sigarette, ma un quarto dei fumatori ne consuma più di un pacchetto al giorno.

L'indagine fa emergere anche i tentativi di smettere di fumare. Nei dodici mesi precedenti l'intervista oltre un terzo dei fumatori friulgiuliani (37,7%) ha cercato di incenerire il pacchetto restando almeno un giorno senza mettere in bocca una sigaretta. La maggioranza fallisce, ma c'è comunque una quota (8,4%) che centra l'obiettivo. Il tentativo di smettere di fumare, informa ancora "Passi", si riduce all'avanzare dell'età, ma va sottolineato che nel tempo si va riducendo anche la quota di fumatori. Chi ce la fa, dichiara di esserci riuscito autonomamente nella quasi totalità dei casi; scarso invece l'utilizzo di farmaci o cerotti e rarissimo il ricorso ai servizi o ai corsi offerti dalle aziende sanitarie.

Spazio anche alla fotografia sul divieto di fumo nei locali pubblici e nei luoghi di lavoro. In Fvg il 96,4% del campione dichiara che la legge viene rispettata in bar e ristoranti e poco meno (94,7%) lo afferma anche riguardo all'ufficio. L'esposizione al fumo passivo in ambito domestico rimane invece non secondaria: il 15% degli intervistati fa sapere che nella propria abitazione è ammesso fumare. È sempre il Cro a ricordare che malattie potenzialmente mortali o gravemente invalidanti (ictus, infarto del miocardio, ipertensione) sono da due a quattro volte più frequenti nei fumatori, mentre asma, polmoniti, bronchiti, impotenza sono comunque più frequenti in chi accende la sigaretta. Inoltre, sulla base di alcuni studi condotti ad Aviano, i fumatori cui viene diagnosticato il tumore della mammella, della prostata o il linfoma di Hodgkin vedono diminuire fino al 70% la loro attesa di vita dopo la diagnosi. Il tabacco può infatti ridurre la risposta alle terapie e aumentare il rischio di effetti collaterali.

«La lotta contro il cancro - sottolinea Paolo De Paoli, direttore scientifico del Cro - non potrà mai essere vincente se non si combatte con tutte le armi il fumo. La recente letteratura medica ha posto bene in evidenza come i fumatori che si ammalano di tumore abbiano una probabilità di guarigione significativamente peggiore non solo dei non fumatori, ma anche dei fumatori che smettono definitivamente di fumare dopo la diagnosi».

Per approfondire ulteriormente la materia il Cro sta realizzando un'indagine su 600 pazienti, uomini e donne di varie età e affetti da diversi tipi di tumori. Alle visite di controllo, fino a 12 mesi dopo la diagnosi, viene chiesto loro se hanno smesso di fumare e come ci sono riusciti. Chi ha provato senza successo sarà indirizzato ai centri antifumo delle aziende sanitarie di residenza. Lo studio, della durata di un anno, è finanziato dalle donazioni del 5 per mille che riceve l'istituto. I risultati saranno disponibili nei primi mesi del 2017.

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