Il virus congela i concorsi pubblici: in Fvg mancano impiegati, tecnici e vigili

Le regole sui contagi rendono impossibili le grandi selezioni. La Regione chiede procedure eccezionali al governo Draghi
Le persone in fila per entrare all'Allianz Dome e sostenere il concorso (Silvano)
Le persone in fila per entrare all'Allianz Dome e sostenere il concorso (Silvano)

TRIESTE Concorsone pubblico addio. Il Covid assesta i suoi colpi più duri nel settore privato, ma le conseguenze cominciano a vedersi anche nella pubblica amministrazione che, a causa delle selezioni bloccate per le norme sul distanziamento, non riesce a colmare i buchi dell’organico di Regione ed enti locali. L’allarme è stato lanciato ieri dall’assessore alla Funzione pubblica Pierpaolo Roberti, che chiede al governo misure speciali per svolgere i reclutamenti in sicurezza.

Il personale della pubblica amministrazione ha un’età media elevata e «sono 600 i posti persi solo nell’ente Regione dal 2018», dice Roberti, che deve fare i conti molti pensionamenti, aumentati a causa di Quota 100. Le persone uscite dal Comparto dei dipendenti di Regione e Comuni sono state 1.126 nel 2018 e 1.318 nel 2019. I calcoli per il 2020 sono in svolgimento, ma il trend aumenta di anno in anno, perché una quota importante della pubblica amministrazione poggia sulla grande infornata fatta negli anni successivi al terremoto del 1976. Le uscite sono state solo parzialmente bilanciate da nuove assunzioni e il saldo dei circa 13 mila lavoratori del Comparto unico resta negativo di 559 unità in un biennio. Secondo le stime di Roberti, le cose sono destinate a peggiorare: «In questi anni i Comuni sono riusciti ad assumere, mentre la Regione è rimasta ferma e prevede di perdere altre 250 unità nel 2021. A parte i tempi determinati, non potremo far molto».

«Quando abbiamo cominciato a bandire i concorsi – spiega Roberti – è scoppiata la pandemia. Graduatorie non esistono: le abbiamo esaurite l’anno scorso». Il grande nemico del turnover si chiama Covid: «Si è verificato un blocco dei concorsi – continua l’assessore – vista l’impossibilità di organizzare selezioni con le attuali regole anticontagio, che prevedono un massimo di 30 persone per sede». A finire nelle pastoie del coronavirus c’è ad esempio l’ultimo concorso per la categoria C, per il quale sono pervenute 3.500 richieste.

Fare le selezioni nei palazzetti è una chimera in tutta Italia. Impossibile di questi tempi organizzare il concorsone da 177 mila per il Comune di Roma (1.512 posti in palio) o procedere per scuola e tribunali. I sindacati calcolano che in Italia ci siano 35 mila posti messi a concorso nella pa, ma impossibili da assegnare dopo anni di blocco delle assunzioni. «Se anche partissero i concorsi domani – dice Roberti – i dipendenti non li vedremmo prima del 2022. Servono procedure straordinarie, perché non si può perdere un anno per fare un concorso in un momento del genere. Il governo individui al più presto le modalità più adatte. Se non si agirà rapidamente il rischio è arrivare a una paralisi del sistema».

Il problema ce l’hanno anche i sindaci di grandi centri. «A Trieste – dice il sindaco Roberto Dipiazza – siamo messi male: se i 64 dirigenti del 2001 erano troppi, i 25 di oggi sono un dramma. E poi i geometri sono passati da 15 a 4. Quando è arrivato il momento di fare i concorsi, è arrivato pure il siluro del Covid e le graduatorie sono vuote». A Gorizia, Rodolfo Ziberna racconta di aver assunto «amministrativi, tecnici e poliziotti subito prima del Covid, ma non abbiamo soddisfatto tutte le esigenze. Oggi abbiamo i soldi ma non le persone per realizzare le opere. Spero che le nuove Province si dotino di uffici tecnici per mandare avanti gare e appalti dei Comuni». La collega Anna Cisint a Monfalcone ha invece meno problemi, «ma per i nostri numeri basta un teatro ed è tutto più gestibile: abbiamo fatto concorsi C e D nei momenti in cui i Dpcm hanno aperto e ora faremo le prove per vigili e assistenti sociali».

Dal Pd piovono critiche sulla Regione. Secondo Franco Iacop, «la giunta Fedriga avrebbe dovuto occuparsi del personale fin dall’insediamento. Tanto per cambiare si scarica sul governo.L’assessore ha dato priorità al gioco del Lego, inventando i famosi Edr che tra l’altro hanno bisogno di dirigenti e personale. Il Covid ha bloccato i concorsi ma ha trovato un’Amministrazione disinteressata al funzionamento ordinario». —


 

Riproduzione riservata © Il Piccolo