Il viaggio nel museo dedicato al “signor Fissan”, benefattore silenzioso - Video

Ieri una visita guidata aperta a tutti ha portato nella storica struttura di via Alberti anche ex dipendenti e persone provenienti da fuori città
Lasorte Trieste 07/04/19 - Via Alberti, Visita Museo Brovedani, Fissan
Lasorte Trieste 07/04/19 - Via Alberti, Visita Museo Brovedani, Fissan

Trieste, il museo-fondazione dedicato al signor Fissan ovvero Osiride Brovedani

TRIESTE Un luogo dove riscoprire la storia del “signor Fissan” ovvero Osiride Brovedani, un uomo capace di sprofondare nell’inferno dei campi di concentramento, di risollevarsi e di creare un impero. La sua vita è raccolta in via Alberti, all’incrocio con via San Marco, dove ha sede anche la fondazione a lui intitolata nata nel 1973. Dal 2017 ha aperto anche il museo gratuito (il martedì dalle 15 alle 18, il giovedì dalle 10 alle 13, la domenica dalle 10 alle 13 ogni prima e terza domenica del mese) con l’obiettivo di far conoscere proprio la storia di Brovedani ai triestini e soprattutto ai ragazzi delle scuole.

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La curatrice Lia Gregoretti, che ieri ha promosso una visita guidata aperta a tutti, racconta che «il benefattore silenzioso viveva proprio in questo appartamento al secondo piano. Questo museo non lo conoscono in molti, in Italia non c’è la cultura di strutture come queste dedicate a una persona. Da due anni però continuano ad arrivare persone incuriosite, in particolare anche ex dipendenti che ci portano qualcosa».

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Liliana Furlan era impiegata proprio nello stabilimento della zona industriale: «Ho lavorato dal ’65 al ’66 e poi mi sono sposata e quindi ho lasciato quel posto. Ho dei ricordi bellissimi. Si stava bene, ci trattavano con rispetto e poi producendo creme e talchi era anche un posto molto profumato. La curiosità è che non c’era la mensa, ma una cucina a disposizione di tutti per la pausa pranzo. Tra l’altro un anno dopo che ero andata via Borvedani aveva deciso di regalare un milione di lire a tutti i dipendenti».

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Paolo Giovannini - Trieste 18/12/2008 - Festa Triestina.


Arriva invece da Roma Maria Amodio, portata da un’amica a scoprire la storia di Brovedani: «Ero curiosa. Ho cresciuto tutti i bambini usando la pasta Fissan e la uso ancora oggi. Per me è tutta una scoperta. Devo dire che è questo posto è molto bello e sono contenta di aver scoperto quello che c’è dietro alla storia del prodotto». «Sono qua perché sono triestina e devo ovviamente mettere il naso dappertutto», scherza invece Anna: «Sapevo già qualcosa, devo dire che è tutto molto interessante».

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Osiride Brovedani nacque a Trieste l’11 febbraio 1893. Il padre Giovanni era impiegato delle imposte, la madre si chiamava Noemi. Iniziò a lavorare presto al Piccolo come tuttofare e poi al Lavoratore come correttore di bozze. Nel 1930 la svolta e l’incontro con il dottor Sauer che commercializzava la prima versione della pasta Fissan nelle fiere. Il prodotto serviva per sanare le screpolature e Brovadani riuscì ad avere l’esclusiva avviando la produzione proprio al piano terra di via Alberti. Nel 1944 l’incubo del nazismo con l’arresto al Coroneo perché accusato di ascoltare Radio Londra. La follia dei campi di concentramento di Auschwitz, Belsen e Buchenwald raccontata nelle stanze del museo, e poi il ritorno a casa, da solo, dopo una lunga odissea in Europa.

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«Lo scopo del museo – così Gregoretti – è proprio di rilanciare il messaggio che ci si può rialzare sempre». La sua passione era la montagna e l’unica concessione che si era fatto era una piccola casa a Camporosso, nel Tarvisiano, dove ancora oggi è ospitata la sua tomba. Scomparso il 2 luglio 1970 Brovedani era sempre pronto ad aiutare, ai contanti però preferiva offrire lavoro anche se ogni tanto, attraverso Raffaele De Riù, attuale presidente della fondazione e storico collaboratore, faceva recapitare una busta a chi aveva bisogno. —


 

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