Il vescovo risponde a don Fragiacomo Ma non cambia linea

Una breve lettera privata è giunta al parroco di Staranzano dopo il caso dell’unione gay. Redaelli ascolterà tutte le parti
Bumbaca Gorizia 16_03_2017 Premio Patroni © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 16_03_2017 Premio Patroni © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
STARANZANO. Non ci si poteva aspettare che l’arcivescovo non rispondesse a don Francesco Maria Fragiacomo. E infatti, con una breve lettera privata, il monsignore ha già replicato agli interrogativi sollevati in più occasioni dal parroco di Staranzano dopo l’unione civile celebrata in municipio dal sindaco tra un capo scout e un consigliere comunale. Infatti, all’indomani dello sfogo pubblico del sacerdote, rimbalzato dalla bacheca di un social media, è lo stesso Mauro Ungaro, responsabile del Centro per le comunicazioni sociali della diocesi goriziana e portavoce di Carlo Roberto Maria Redaelli a confermare che «non è cambiata» di una virgola la posizione della Diocesi in merito alla delicata questione. E non poteva che essere così, considerando quanto recenti siano le sette pagine composte da monsignore e lette ai consigli presbiteriale e diocesano. Testo nient’affatto pilatesco, che anzi delinea precisamente il percorso da seguire. Per capirsi: né quello dell’assoluzione né tanto meno della condanna, perché l’arcivescovo di Gorizia non intende ascriversi il ruolo di giudice in questa tormentata vicenda (e del resto papa Francesco docet: «Chi sono io per giudicare?).


Bensì una strada che ritaglia il tempo per creare un autentico confronto nella comunità, invitando tutti alla moderazione, a non esprimere responsi rapidi. Anzi agire cercando la grazia in questa storia, grazia che è anche «attenzione rispettosa, partecipe e talvolta sofferta ai cammini personali di ciascuno da parte della comunità cristiana e l’accompagnamento degli stessi».


Fermo restando che ogni persona ha «il diritto al rispetto, non va giudicata o condannata, le sue scelte (anche se non condivisibili) vanno prese seriamente, ben sapendo che ognuno ha il dovere morale di cercare il bene e la verità». Il vescovo, che non vuole spaccature, intende incontrare chi è coinvolto nella vicenda. E ha già iniziato a farlo.


Insomma, le ultime parole di don Francesco, su un tema che come rimarcato da Redaelli nelle pagine rappresenta «questioni nuove e complesse circa le quali la riflessione ecclesiale è ancora iniziale o non del tutto matura», suonano inflessibili. E rischiano di restare isolate.


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