Il vescovo: «Emporio della solidarietà: serve più sostegno dalle istituzioni»

Crepaldi: sin qui anche da reti commerciali e società civile aiuti non all’altezza di promesse e attese. Il direttore della Caritas: boom di richieste, ma i tempi della carità non sono quelli della politica
Lasorte Trieste 27/03/13 - Via Chiadino 2, Inaugurazione Emporio della Solidarietà,
Lasorte Trieste 27/03/13 - Via Chiadino 2, Inaugurazione Emporio della Solidarietà,

L’Emporio della solidarietà va portato avanti «con l'impegno generoso e costante da parte di tutta la Diocesi. E se anche il sostegno delle istituzioni, delle reti commerciali e della società civile non è stato all'altezza delle promesse e delle attese, la nostra Chiesa continuerà a fare tutto quello che è nelle sue possibilità».

Queste parole il vescovo Giampaolo Crepaldi ha pronunciato domenica in occasione del Corpus Domini, durante un’omelia che ha sottolineato la crudezza della crisi economica e la necessità di dire no «a una vita spesa solo per sé». Parole nette, quelle del presule, sul sostegno all’iniziativa. Ed è don Roberto Pasetti, direttore della Caritas diocesana, a focalizzare la situazione: «I tempi della carità, qui e ora, non sono quelli della politica».

Inaugurato nel marzo scorso, l’Emporio è un progetto promosso da Caritas diocesana in collaborazione con Fondazione CRTrieste: nella sede di via di Chiadino 2 possono recarsi a “fare la spesa” con un sistema di tessera a punti persone delle quali già è stata accertata la situazione economica precaria. In due mesi l’entità del bisogno ha lasciato stupiti gli stessi promotori del progetto, pur consci della realtà cittadina: «Da marzo in qua - dice don Pasetti - abbiamo iniziato a seguire praticamente 600 persone. Una cifra che pensavamo di raggiungere nell’arco di quattro, non di due mesi. E serviamo mensilmente 20mila articoli». Articoli, va rilevato, che sono solo di prima necessità.

«La Fondazione CRTrieste ci sta seguendo in modo straordinario», premette don Pasetti, «il problema nasce dall’afflusso di persone al di là di ogni previsione. Il risultato è che i tempi di reazione delle istituzioni pubbliche non sempre sono rapidi come richiederebbe la necessità. Speriamo sia un fatto di burocrazia. Al momento per problemi di approvvigionamento siamo costretti a rallentare l’acquisizione» di ulteriori utenti. Il progetto Emporio è stato costruito in collaborazione con Comune e Provincia: con palazzo Galatti c’è una collaborazione sul progetto Brutti ma buoni con Coop Nordest, nella logica del recupero alimentare di prodotti in scadenza. C’è poi un accordo che prevede che le famiglie segnalate dal Comune siano inviate all’Emporio a fronte della partecipazione economica del Municipio al progetto. Ora, i rapporti - precisa Pasetti riferendosi in generale alle «istituzioni pubbliche» - «sono sempre buoni. La speranza è che ci sia una presa forte di posizione a sostegno dell’Emporio sia in termini di tempi che di appoggio finanziario. Il nostro è un progetto rivoluzionario che peraltro punta non solo a sfamare le persone ma anche ad accompagnarle, magari facendo nascere un rapporto di sostegno: unendo le risorse si può fare di più. Noi riconosciamo i tempi della cosa pubblica, siamo consci del periodo di ristrettezze e dei problemi di bilancio. Ma speriamo che in futuro la collaborazione che già c’è con le istituzioni si possa sviluppare anche nell’ambito dell’Emporio, con una flessibilità di intervento dettata dal riconoscere le necessità contingenti che emergono forti. Non possiamo permetterci di aspettare».

E mentre cita privati che aiutano («c’è per esempio un’ottima collaborazione con Illycaffè»), il direttore della Caritas addita come «un segnale» anche la mancata risposta di molta media e grande distribuzione alla richiesta di aderire alla colletta alimentare che verrà organizzata sabato 15 giugno, invitando la cittadinanza a fare la spesa a favore dell’Emporio. «Sebbene non ci siano oneri per i punti vendita che aderiscono, a oggi abbiamo avuto il sì soltanto da Masiello, Despar, Coop carnica e un supermarket di San Dorligo. Per il resto, sinora - commenta don Pasetti - un non sostegno che mi ha lasciato stupito: il segnale del fatto che non c’è ancora sensibilità su questo versante. Noi continuiamo a lavorare. Questa crisi è veramente grande».

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