Il vandalo della Sinagoga di Trieste: «Io gli ebrei li ucciderei tutti»

TRIESTE. Un’indagine della Digos, coordinata dalla Procura, ha consentito di individuare e denunciare l’uomo ritenuto responsabile di due raid vandalici ai danni della Sinagoga a distanza di un paio di mesi l’uno dall’altro. Infranti, in entrambi i casi, i vetri colorati di uno degli oblò laterali che si affacciano sull’esterno. A incastrare l’uomo sono state le telecamere di sorveglianza installate attorno alla Sinagoga: è ora indagato per danneggiamento aggravato.
Nell’attività investigativa, per quanto riguarda la magistratura, sono stati impegnati il procuratore Carlo Mastelloni e il sostituto Pietro Montrone. Lo scenario che si è delineato all’inizio appariva infatti decisamente inquietante. Anzitutto le modalità delle due incursioni, immortalate dalle telecamere. Si vede un uomo dal volto parzialmente coperto, ma sembra si intravedano tratti somatici vagamente mediorientali. A colpire è stata la vistosa mimica che ha accompagnato entrambi gli atti vandalici.
Una gestualità particolarmente significativa: segno della croce, dileggio della telecamera e gesto della pistola. Un comportamento chiaramente premeditato. Si tratta di un soggetto italiano, residente da poco tempo a Trieste, non seguito da alcuna struttura sanitaria. L'uomo ha confessato i gesti agli investigatori della Digos spiegando come le condotte avessero un significato ed una valenza mistico-religiosa. L’uomo non risulta svolgere alcuna attività lavorativa e si sostenterebbe con i proventi del reddito di cittadinanza.
Una mimica quasi “rituale”, insomma, ampi gesti che sembravano suggerire la volontà di “esorcizzare” la presenza della Sinagoga e di proclamare la subalternità della fede ebraica rispetto a un’altra religione. Ecco perché inizialmente tra gli inquirenti non è mancata una certa preoccupazione e si è cercato di capire anzitutto se il vandalo-sacrilego facesse parte o meno di un contesto più ampio, di una “struttura” di gruppo. Da ricordare che la Sinagoga di via San Francesco è a tutti gli effetti considerata come obiettivo sensibile dal punto di vista della sicurezza. Il prosieguo dell’attività investigativa avrebbe però permesso di escludere il coinvolgimento di terzi.
«Non sappiamo chi sia la persona denunciata – aggiunge Salonichio –, ma il fatto che sia tornata più volte a colpire potrebbe anche essere un segnale di squilibrio». Un segnale del ritorno antisemita anche a Trieste? «Noi monitoriamo sempre con attenzione gli eventi – dice Salonichio – tanto altrove quanto e soprattutto a casa nostra. Per fortuna gli unici atti di un certo rilievo verificatisi di recente sono questi due danneggiamenti. Ci auguriamo che dietro a questa persona non ci sia nulla di più organizzato e complesso. In ogni caso siamo tranquilli. Abbiamo da anni un servizio di sicurezza molto efficiente, sia interno che esterno».
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