Il valzer degli enti camerali in Fvg. Per Pordenone nozze con Venezia
TRIESTE. Pordenone rischia di restare fuori dal grande valzer delle Camere di commercio regionali. Le nozze fra le Camere di commercio di Trieste e Gorizia hanno infatti aperto una partita economica che investe anche una questione di rappresentanza e di spartizione di poltrone. Di fatto la legge delega di riforma della pubblica amministrazione impone una drastica cura dimagrante con la riduzione delle Camere di commercio che passano da 105 a 60 con la soglia di almeno 80mila aziende per ciascun ente. In extremis un emendamento ha introdotto poi una modifica che esclude dal processo di aggregazione le Camere in prossimità alle aree di confine. Il processo è già partito sull’onda della grande fusione fra Venezia-Rovigo e poi Treviso-Belluno. Anche l’aggregazione fra Trieste-Gorizia, 37mila aziende iscritte, si è messa in moto. Antonio Paoletti, che l’anno prossimo dopo un decennio chiuderà il proprio terzo mandato al vertice dell’ente camerale triestino, si candida a presiedere anche la nuova Camera di commercio giuliano-isontina. Un arrocco in piena regola.
Giuseppe Pavan, presidente di Unioncamere Fvg e dell’ente camerale pordenonese, accelera i tempi. Prima punta dritto al matrimonio con Trieste e Gorizia, sfidando l’istituzione gemella udinese, poi corteggia Venezia: «Il nostro obiettivo sin dall’inizio è stato quello di creeare una camera di commercio unica in regione che avrebbe un potenziale notevole con 120mila imprese aggregate. Ci troveremmo davanti a un’organizzazione con la stessa forza di quella di Treviso. Ma purtroppo questo obiettivo non si è ancora potuto realizzare». Dialogo difficile? «Lo chieda al presidente dell’ente camerale udinese Giovanni Da Pozzo - ribatte. Certo, io non voglio forzare nessuno. D’altra parte ciascuno è libero di prendere le decisioni più opportune».
Ma cosa si nasconde dietro il grande gelo fra Udine e Pordenone? «Mi chiedo perché Pavan non ha avvertito il bisogno di alzare il telefono e chiamarci», ribatte Da Pozzo. Per il numero uno dell’ente friulano i pordenonesi hanno voluto bruciare le tappe, forse consapevoli di dover agire sull’urgenza del momento: «Sono stati gli unici a non avere sottoscritto un documento presentato alla presidente della Regione Fvg Debora Serracchiani che prevede la costituzione di due Camere, una friulana e l’altra giuliana, per arrivare in una fase successiva all’accorpamento su scala regionale di tutte e quattro le Camere di commercio. Ora hanno inviato questa proposta di nozze a Trieste e Gorizia che mi lascia perplesso e non mi pare sia stata accolta favorevolmente».
Le fonti triestine dell’ente camerale sottolineano quanto già chiarito da Luca Madriz, presidente della Camera di Gorizia: «La nostra priorità è completare il percorso già avviato con la nascita della Camera di commercio della Venezia Giulia (la prima riunione congiunta degli organi camerali ci sarà giovedì, ndr). Fino a quando non sarà concluso non ci saranno valutazioni diverse».
Pavan va dritto all’obiettivo: «Valutiamo varie opzioni. Se non ci sarà una risposta positiva da parte di Trieste e Gorizia, un modello virtuoso da imitare, dovremo prendere in considerazione altri accorpamenti come un’alleanza con Venezia con la quale abbiamo già servizi in comune (il tribunale di Pordenone ha competenze anche sul Portogruarese, ndr)». Il nuovo Ente camerale del Delta Lagunare, una delle prime fusioni già realizzate nel sistema camerale, è diventato un peso massimo delle Camere di commercio, il più grande del Veneto e il sesto d'Italia con 132.000 aziende, di cui 119.000 attive: «L’alternativa, in caso di risposta negativa o mancante da Trieste e Gorizia, sarà l’invio di un analogo invito all’ente camerale di Venezia guidato da Giuseppe Fedalto. A Trieste avete il mare e costruite le navi, a Pordenone abbiamo gli elettrodomestici e la meccanica. In un mercato globalizzato è inutile guardare alle contiguità economiche», ribadisce Pavan.
Nel quartier generale dell’ente udinese Da Pozzo adombra una mancanza di strategia da parte dei cugini: «Questa grande alleanza veneziana non mi sembra realizzabile. Per l’ente pordenonese sarebbe un vicolo cieco perchè la legge non prevede fusioni su scala interregionale. Anzi, vorrei aggiungere che in mancanza di un chiaro disegno strategico gli enti camerali che non rispettono le scadenze possono rischiare il commissariamento».
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