Il vaccino contro l’Hiv ora è più vicino

Finora nessuna dei 65 milioni di persone infettate è riuscita a guarire definitivamente. Ma 25 anni di ricerca non sono passati invano: ecco tutti i passi avanti
Il virus Hiv
Il virus Hiv

La ricerca di un vaccino per l’Aids è stata finora ugualmente intensa e frustrante. Il virus Hiv inattivato, le sue proteine principali, i geni per queste proteine iniettati sotto forma di Dna hanno tutti portato a risultati fallimentari. Nel caso di un vaccino sperimentato in Thailandia qualche anno fa, gli individui inoculati sono persino risultati più suscettibili all’infezione anziché esserne protetti. Questi insuccessi sottolineano il problema principale di Hiv, ovvero che il sistema immunitario dell’uomo non è, per sua intrinseca natura, capace di reagire in maniera efficace all’infezione. Di fatto, degli oltre 65 milioni di persone infettate con il virus dall’inizio dell’epidemia, nessuna si è finora rivelata capace di eliminare il virus e quindi guarire definitivamente dalla malattia.

Gli ultimi 25 anni di ricerca sulla risposta immunitaria a Hiv non sono però stati inutili. In particolare, hanno rivelato che per ottenere una protezione efficace bisogna stimolare la produzione di una specifica categoria di anticorpi, chiamati anticorpi neutralizzanti a largo spettro, in grado di legarsi efficacemente al virus e di bloccarne la capacità infettiva. Come stimolare la produzione di questi anticorpi con un vaccino, quindi, è diventato una specie di Sacro Graal dell’immunologia.

E’ in questo contesto che 3 articoli pubblicati questa settimana da gruppi di ricerca di Rockfeller e Cornell a New York, di Harvard e Mit a Boston e della Scripps Clinic a San Diego, in collaborazione con altri centri a livello internazionale, marcano un momento fondamentale nella ricerca sul vaccino. Due lavori pubblicati su Science mostrano come sia possibile stimolare la formazione di anticorpi neutralizzanti a vasto spettro vaccinando gli animali non con le proteine di Hiv intere, contro cui l’organismo genera sì una risposta vigorosa ma troppo generica e quindi inefficace, ma con dei frammenti specifici di queste proteine, o con delle loro subunità assemblate in maniera particolare. Il terzo studio, pubblicato su Cell, porta la ricerca ancora più avanti, dimostrando che è possibile inoculare consecutivamente due vaccini diversi, il primo capace di attivare la produzione di anticorpi neutralizzanti e il secondo di indirizzarli selettivamente a funzionare in senso protettivo.

E’ la prima dimostrazione affidabile che il sistema immunitario possa essere guidato in maniera razionale anziché lasciato rispondere d’istinto. E’ ancora presto per dire se questi esperimenti potranno essere riprodotti nell’uomo; ma se mai c’è stato un momento per essere ottimisti sulla possibilità di avere un vaccino contro Hiv, questo è proprio quello.

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