Il vaccino cinese sarà testato anche su volontari in Serbia
BELGRADO La vicinanza a Pechino, approfonditasi durante l’emergenza coronavirus? Si dimostra non solo a parole, ma pure con i fatti. È quanto ha deciso di fare la Serbia, che dovrebbe rientrare nel gruppo di una decina di Paesi stranieri dove saranno testati – nella fase tre – i vaccini sviluppati dalla China National Biotec Group (Cnbg) e dalla Sinovac Biotech.
I due colossi cinesi hanno confermato ieri all’agenzia Reuters che a Belgrado – e anche a Karachi – si sperimenteranno su candidati volontari i due vaccini sviluppati dalla Cnbg, mentre quello della Sinovac non dovrebbe essere distribuito nel Paese balcanico, ma in altre nazioni che hanno offerto la propria disponibilità. Finora, sono circa una decina gli Stati che si sono messi a disposizione dei due colossi biomedici cinesi. Tra essi, oltre alla Serbia, anche Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Perù, Marocco, Argentina, Giordania e Pakistan, oltre a Brasile e Indonesia, dove sono in corso i test sul CoronaVac messo a punto dalla Sinovac e già inoculato a decine di migliaia di cinesi e, nel prossimo futuro, anche agli addetti delle ambasciate di Pechino all’estero. Quando inizieranno i test del vaccino “made in China” in Serbia? E chi e come potrà farsi avanti per riceverlo?
Nessuna informazione è finora trapelata a Belgrado, con l’epidemiologo Branislav Tiodorović, dell’unità di crisi, che ieri si è limitato ad affermare che i test «non sono in corso», per il momento. E che un vaccino sarà distribuito in Serbia solo se sicuro al 100%, a prescindere dall’origine. Nelle settimane scorse, Belgrado – come Banja Luka – avevano fatto intendere di essere molto interessate anche al controverso vaccino russo Sputnik V, che potrebbe arrivare sul mercato serbo – come quello cinese – a condizioni favorevoli. Per “premiare” l’affinità di Belgrado con Mosca e Pechino. —
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