Il tritolo esploso al largo di Grado: una colonna d’acqua di oltre 50 metri

Il sollievo del sindaco Raugna: «Tutto è finito bene». Il giallo di un peschereccio “abusivo”. Fioccano altre ipotesi

Grado: il brillamento dei 300 chili di tritolo ritrovati dopo una settimana

GRADO Verso il tramonto il botto: l’esplosivo contenuto in un siluro tedesco del Secondo conflitto è stato fatto brillare dagli artificieri subacquei dello Sdai della Marina Militare venerdì verso le 20.15. S’è levata una colonna d’acqua e fango alta una cinquantina di metri. Un’esplosione liberatoria, che ha riportato alla normalità una situazione che sembrava intricarsi sempre più di giorno in giorno.

L’insistenza della comandante di Circomare Grado, tenente di vascello Elisabetta Bolognini, che ha sollecitato il ritorno dei sommozzatori è stata premiata. Dopo più di mezza giornata di ricerche l’esplosivo è stato individuato tra 300 e 350 metri di distanza dal punto dov’era stato posizionato. I panetti di esplosivo si trovavano in parte all’interno di un grande bidone, un fusto color rosso, in parte in una lunga sacca con maniglie. Il dettaglio delle maniglie è importante poiché quando c’è stato il ritrovamento, di queste non c’era traccia, erano state letteralmente strappate. Ciò confermerebbe che lo spostamento dell’esplosivo sia stato fatto da qualche peschereccio il quale in barba a due ordinanze, una che obbliga al fermo biologico e l’altra che vietava il transito in zona, è passato in quella zona agganciando quanto c’era sotto con le attrezzature per la pesca a strascico.

Trovati a Grado i 300 chili di tritolo, subito fatti brillare in mare aperto


A quel punto o c’è stato uno sganciamento autonomo del materiale oppure issate a bordo le attrezzature e notato quanto c’era agganciato, i pescatori hanno ben pensato di rigettarlo in mare. Un fatto accidentale, dunque. I sommozzatori artificieri dello Sdai hanno effettuato le ricerche utilizzando questa volta un “trascinatore” arrivato da La Spezia che consente di muoversi sott’acqua con maggiore rapidità.

L’operazione venerdì s’è svolta senza particolare clamore. La notizia del ritrovamento avvenuto alle 16.30 s’è diffusa a Grado solo un paio d’ore dopo in quanto in mare c’erano esclusivamente i gommoni dei sommozzatori subacquei della Marina Militare e i marinai della Guardia Costiera gradese di supporto e assistenza alla delicata operazione del ritrovamento e del brillamento. Un esperto sub locale aveva precisato che trovare qualcosa in mare a 12 metri di profondità è come cercare un ago in un pagliaio. Non mancano altre ipotesi e supposizioni a Grado.

Verifiche a 360 gradi da parte della Procura
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Intanto proseguono le indagini della Procura di Gorizia che ha disposto il sequestro del siluro (è in consegna alla Polizia Locale) al fine di verificare che quanto accaduto in questi giorni si sia svolto correttamente. Il siluro era stato trovato lo scorso 30 luglio dagli addetti della motonave Nuovo Antonio che sta effettuando il dragaggio dei fanghi lungo un tratto del canale d’accesso all’isola, tra porto San Vito e la Lega Navale. Venerdì sera tutti hanno tirato un bel sospiro di sollievo, sindaco compreso: «Pensare di avere 300 chili di esplosivo dispersi chissà dove – dice Dario Raugna – non era assolutamente piacevole, anzi poneva tanti interrogativi; tutto è finito bene». —

 

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