Il tris di supermercati aperti per Pasqua a Trieste

Zazzeron, Aldi e Pam di viale Miramare operativi anche domani, come Bata in piazza della Borsa. Critico il sindacato Uiltucs
Silvano Trieste 2018-03-15 Nuova apertura del punto vendita Aldi
Silvano Trieste 2018-03-15 Nuova apertura del punto vendita Aldi

TRIESTE La spesa non si ferma, nemmeno per Pasqua, una festa comandata, di quelle segnate in rosso sul calendario. E questa volta il paladino delle aperture festive Zazzeron, non sarà il solo ad alzare la saracinesca. Domani, infatti, i carrelli procederanno anche lungo le corsie del nuovo punto vendita Aldi di via del Coroneo e al supermercato Pam di viale Miramare, accanto alla Stazione ferroviaria. Tra i negozi non di alimentari, nel giorno di Pasqua, resterà aperto il calzaturificio Bata di piazza della Borsa.

Diametralmente opposta la decisione di Coop Alleanza 3.0 e di Montedoro Shopping Center che terranno chiuso sia per Pasqua che per Pasquetta. «Sono feste comandate, da tempo abbiamo adottato questa linea per rispetto dei lavoratori», spiega Sergio Bavazzano, direttore del centro commerciale di Montedoro. Il Giulia terrà chiusi i suoi negozi sia per Pasqua che per il Lunedì dell’Angelo ma al suo interno il giorno di Pasquetta resterà aperto il supermercato Pam. Alle Torri d’Europa domani saranno fruibili solo la zona dedicata alla ristorazione e il cinema, mentre lunedì il centro commerciale aprirà alle 10 ma la Coop resterà chiusa.

Per la giornata di Pasquetta saranno invece molte le saracinesche alzate e le vetrine accese. Oltre a Zazzeron, Aldi e Pam di viale Miramare dove i carrelli procederanno ad oltranza in queste festività, il 2 aprile apriranno oltre agli altri punti vendita Pam anche i supermercati Despar, Bosco e Conad. «Questa volta abbiamo optato per la chiusura a Pasqua e l’apertura a Pasquetta con l’orario leggermente ridotto che adottiamo abitualmente la domenica ma – valuta Fabio Bosco, titolare dell’omonima catena di supermercati – guardiamo con attenzione come si muove il mercato, cosa faranno gli altri in questa occasione e con che risultati per poi decidere cosa disporre per le prossime festività». Accanto alla grande distribuzione, in centro per Pasquetta resteranno aperti anche Max Mara, Coin, Zara, Bata, H&M. Upim invece ha optato per la chiusura in entrambe le festività.

Per Matteo Zorn, sindacalista della Uiltucs, «almeno le festività religiose dovrebbero essere garantite, invece le aziende continuano ad anteporre i loro interessi economici al rispetto per i lavoratori. Va comunque ricordato che il lavoro festivo non è obbligatorio e che un lavoratore si può rifiutare. Andrebbe rivista la normativa nazionale».

Alla base del fenomeno delle aperture “estreme” c’è la liberalizzazione del 2012, quella inclusa nel cosiddetto decreto Salva Italia, che prevede libertà totale sugli orari di apertura, volendo anche per 24 ore giornaliere e 365 giorni l’anno. La Regione nel 2016, modificando una norma del 2005, aveva provato a cambiare le carte in tavola stabilendo l’obbligo di chiusura di esercizi e negozi al minuto il primo gennaio, a Pasqua, il Lunedì dell’Angelo, 25 aprile, 1° maggio, 2 giugno, 15 agosto, 1° novembre, 25 e 26 dicembre. Ma la Corte costituzionale, accogliendo i ricorsi delle rappresentanze della Presidenza del Consiglio e della grande distribuzione, lo scorso maggio ha dichiarato incostituzionali gli articoli della legge regionale 4/2016 che stabiliva appunto l’obbligo di chiusura in alcune festività. Trieste godeva comunque della libertà concessa ai comuni con status di località turistica.

«Dispiace per quei lavoratori che non avranno la giornata libera – sostiene l’assessore comunale al Commercio Lorenzo Giorgi – ma questo tipo di aperture comporta anche dei part-time verticali e ci sono persone, magari studenti, che scelgono di lavorare nelle giornate festive: meglio passare una festività lavorando che non avere in assoluto un lavoro». Le strutture ricettive e i ristoranti registrano il quasi tutto esaurito. «A decidere sono le politiche aziendali – aggiunge Giorgi – ma in una città turistica è bene ci sia comunque un minimo di offerta commerciale e di servizi».

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