Il Tribunale spegne i televisori Sèleco Dal sogno Porto vecchio al fallimento

L’azienda fondata nel 1965 si era spostata in città a fine 2017. Concordato non rispettato e un debito di oltre 17 milioni
Lasorte Trieste 16/05/19 - Piazza Unità, Palazzo Pitteri, Uffici Seleco,
Lasorte Trieste 16/05/19 - Piazza Unità, Palazzo Pitteri, Uffici Seleco,



Con un debito che supera i 17 milioni di euro, è fallita Sèleco spa, la storica società di produzione e commercializzazione di televisori fondata nel 1965 a Pordenone da Lino Zanussi, e che a fine 2017 aveva trasferito la sua sede a Trieste, attratta dai vantaggi della zona franca e puntando a un magazzino in Porto vecchio.

la decisione

A sancire il fallimento con la sentenza del 9 maggio scorso, depositata il 15 maggio, è stato il Tribunale di Milano. «Sèleco ha disatteso al primo degli adempimenti previsti nel concordato – precisa l’avvocato Luigi Carlo Ravarini, nominato curatore fallimentare – e il tribunale ha dovuto revocare il concordato». Il concordato di continuità era stato sottoscritto il 14 marzo scorso e, da quella data, aprendo la procedura proposta dall’impresa, l’iter aveva stabilito il termine di quindici giorni per il deposito da parte di Sèleco di 30 mila euro, pari al 20 per cento delle spese necessarie alla procedura stessa. Ma i 30 mila euro in questione non sono mai stati versati e Sèleco, che a Trieste aveva stabilito la sua sede all’interno di palazzo Pitteri in piazza Unità, è stata dichiarata fallita.

«A fronte della possibilità concessa con il concordato che evitava il fallimento – valuta Ravarini – e che proponeva una continuità aziendale, Sèleco ha dato comunque dimostrazione di mancare a certi adempimenti. Nei primi quattro mesi del 2019 gli stipendi dei quattro dipendenti operativi a Trieste non sono stati regolari – dettaglia la curatela –, i lavoratori hanno ricevuto miseri acconti, non sono state elaborate le buste paga e non sono stati pagati i contributi. Non risultano in regola neppure i pagamenti per la locazione degli uffici di piazza Unità».

L’arrivo in città

Lo sbarco a Trieste di Sèleco aveva fatto scalpore. Si trattava della prima azienda che operava in ambito non portuale a trasferirsi in città perché attratta dalla zona extradoganale. In prima battuta l’azienda doveva aprire il suo punto di produzione nel Magazzino 5 del Porto vecchio. Un progetto naufragato nell’estate del 2018, e sostituito con la possibilità di un insediamento dell’attività di assemblaggio di televisori nell’area di Bagnoli, nei capannoni che appartenevano alla Wärtsilä, acquisiti un anno e mezzo fa dall’Interporto di Fernetti. Quegli spazi ora dovranno trovare un’altra destinazione, visto che i televisori di Sèleco si sono spenti per sempre. Il tribunale ha assegnato ai creditori e ai terzi che vantano diritti reali e mobiliari su cose in possesso di Sèleco, il termine perentorio di 30 giorni dall’adunanza per la presentazione delle domande di insinuazione con ammissione al passivo. Il termine per il deposito dello stato passivo è stato fissato per il prossimo 31 ottobre.

L’indebitamento

Alla fine del 2018 l’indebitamento complessivo di Sèleco – un dato inserito anche nel concordato – era di 17 milioni 97.596 euro. «La tensione finanziaria sociale – si legge nel concordato – è stata acuita dalla difficoltà nell’ottenimento della concessione della free zone nel porto di Trieste, nonché dal difficile reperimento di nuovi partner finanziari o investitori terzi».

Le sponsorizzazioni

Il marchio Sèleco, più che per i televisori prodotti, negli ultimi anni aveva avuto risalto mediatico per le sponsorizzazioni decise a livello sportivo: nel mondo del calcio aveva affiancato infatti la Lazio e l’Udinese, e nella pallacanestro il Napoli Basket. La scorsa estate inoltre aveva rilevato il Piacenza Calcio. —



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