Il Tribunale: fuori nomi e bilanci delle Cooperative operaie

Respinto il reclamo presentato dalla società, i giudici ribadiscono la sentenza del presidente Sansone e in più rilevano l’obbligo di trasmettere documenti ed elenchi al registro della Camera di commercio
Di Corrado Barbacini

Gli elenchi dei soci delle Cooperative operaie di Trieste, Istria e Friuli devono essere liberamente consultabili per «far prevalere il diritto all’informazione sulle esigenze di tutela dei segreti aziendali». Lo scrivono i giudici che hanno respinto il reclamo delle Cooperative contro la decisione del presidente del Tribunale civile Giovanni Sansone, che aveva ordinato ai vertici della società triestina di mettere a disposizione di chi ne aveva fatto richiesta la copia degli elenchi dei 110mila soci e del bilancio consolidato dell’intero gruppo. La sentenza dei giudici Arturo Picciotto, Riccardo Merluzzi e Daniele Venier mette di fatto la parola fine alla cosiddetta guerra della trasparenza dichiarata dal socio Adeo Cernuta.

Non solo. I giudici hanno anche rilevato l’obbligo giuridico da parte delle Cooperative di trasmettere al registro delle imprese della Camera di commercio documenti ed elenchi di cui era stata chiesta la copia. La sentenza depositata è chiara: «Se a tale obbligo le Cooperative operaie avessero ottemperato, Adeo Cernuta, come qualsiasi cittadino, avrebbe potuto chiedere al registro delle imprese il rilascio della copia del libro soci: ma poiché tale obbligo non è mai stato rispettato, ne deriva che l’unico rimedio a disposizione del socio è quello di chiedere l’intervento dell’Autorità giudiziaria. Sia per giudicare quale delle parti abbia tenuto un comportamento contrario ai principi di buona fede, sia per verificare quale debba essere il parametro monetario al quale ancorare eventuali spese per il rilascio della copia».

E ancora: «Sembra del tutto incompatibile con i principi della correttezza - si legge nella sentenza che ha anche condannato al pagamento delle spese le stesse Cooperative che avevano presentato reclamo - il comportamento di chi violi una disposizione normativa e poi pretenda di impedire agli altri di ottenere dalla società quella stessa informazione che chiunque altro, e non il solo socio, potrebbe chiedere a un pubblico depositario di atti».

Ma ci sono altri aspetti interessanti nella sentenza. Si legge: «È inimmaginabile che per un socio possa considerarsi “materia riservata” l’identità degli altri soci. E ciò alla luce dei principi non solo del diritto societario, ma più in generale associativo, appartenendo alla patologia dell’associazione e non alla fisiologia, i limiti della reciproca conoscibiità degli associati». Il fatto poi che ci sia una disponibilità a consegnare copia del libro dei soci, sia pure a condizione del pagamento di 50mila euro, scrivono i giudici, «testimonia come le Cooperative operaie non credono alla strategia difensiva che vorrebbe preclusa la conoscenza dei dati». Come dire: il diritto all’informazione non ha prezzo né può essere soggetto a pagamento.

È questo il secondo round vinto da Adeo Cernuta, il socio che da anni punta a segnalare nelle assemblee i dati, ritenuti non esaltanti, della gestione del presidente Livio Marchetti. Per poter informare chi vota, Cernuta aveva chiesto alle Coop l’elenco completo dei consoci. Nessuno glielo aveva mai formalmente negato con un «no», ma in pratica il consiglio di amministrazione delle Coop aveva posto come condizione per estrarne copia il pagamento di 50 mila euro: 45 centesimi a riga. Una cifra notevole. Per questo motivo, per poter trarre copia dell'elenco completo dei consoci, Cernuta, con l'assistenza dell'avvocato e consigliere regionale Stefano Alunni Barbarossa, aveva presentato un ricorso d'urgenza al Tribunale civile. E il giudice Sansone aveva accolto il ricorso ordinando ai vertici della società di mettere quei dati a disposizione. Poi le Coop hanno presentato reclamo. Ma ora il collegio si è espresso in modo ancora più netto: «Consegnate quei dati che non sono segreti. E pagate anche le spese».

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