Il Tre Maggio in corteo a Fiume: «Vogliamo un futuro»
FIUME Sono usciti dallo stabilimento e si sono messi in marcia intorno alle 10.30. Un migliaio di cantierini, molti in tenuta da lavoro, si sono incamminati verso il centro cittadino di Fiume facendo sentire i loro fischietti, agitando cartelli, intonando slogan per la salvezza dello storico cantiere navale Tre Maggio. Hanno infine raggiunto piazza della 128.a Brigata dell'Esercito croato, dove però ad attenderli c'erano poche centinaia di cittadini: a incidere negativamente sull'adesione della cittadinanza, che si sperava massiccia, sono state sicuramente la giornata lavorativa, l’ora della protesta (a mezzogiorno) e la leggera pioggia.
In ogni caso, dalla piazza di Fiume è stato ribadito ieri un concetto molto chiaro: il Tre Maggio deve vivere. Nei rispettivi interventi gli organizzatori della protesta e i sindacalisti del cantiere hanno scandito le principali richieste: versamento del salario di settembre, tutela della cantieristica navale a Fiume, restituzione al Tre Maggio dei circa 70 milioni di euro prelevati dal polesano Scoglio Olivi, distacco dal gruppo polesano Uljanik e individuazione di un nuovo partner strategico con cui riavviare la produzione nell'agonizzante stabilimento di Cantrida. Nei discorsi è stato citato anche il governo di centrodestra del premier Andrej Plenković, invitato a dare un contributo rapido ed efficace per risolvere la crisi che ha messo in ginocchio l'ultimo baluardo industriale in riva al Quarnero.
Quanto al nodo degli stipendi - gli ultimi erogati ormai poco meno di due mesi fa - il governatore della Regione del Quarnero e Gorski kotar, il socialdemocratico Zlatko Komadina, ha annunciato l'istituzione da parte della Contea di un fondo di solidarietà a favore dei bambini i cui genitori lavorano ma non percepiscono il salario. «Soltanto al Tre Maggio abbiamo mezzo migliaio di dipendenti con figli a carico – ha rilevato Komadina – c'è poi la defunta Tibo di Mattuglie, con un centinaio di famiglie: ma i genitori che lavorano ma a oggi non ricevono un centesimo si rilevano purtroppo in diverse aziende di Fiume e della regione. Vogliamo supportare questi bambini e lo faremo - ha detto Komadina - con un fondo» la cui istituzione dovrebbe essere varata nella prossima sessione dell'Assemblea conteale.
La Contea, ha aggiunto Komadina, è in trattative con le banche alle quali ha chiesto (in presenza di lavoratori senza retribuzione e con figli a carico) di rinviare il pagamento delle rate dei mutui, fino a quando non torneranno a ricevere la paga. Un modello identico, ha aggiunto il governatore, dovrebbe riguardare anche le aziende municipalizzate e l'Impresa elettrica croata.
Come i lavoratori fiumani, in sciopero dal 22 ottobre, anche i loro colleghi polesani incrociano le braccia, ma lo fanno restando ai loro posti di lavoro. Il presidente del Sindacato dell'Adriatico, Boris Cerovac, ha ammonito però le autorità governative: «La nostra pazienza è agli sgoccioli. Se non si verrà incontro alle nostre rivendicazioni daremo vita a pubbliche manifestazioni di dissenso come mai fatto in passato». —
Riproduzione riservata © Il Piccolo