Il trasloco "a ostacoli" dei 457 ex delle Province
TRIESTE Dalla ragioneria alla motorizzazione civile. Dalla programmazione edilizia alle autonomie locali. Dal patrimonio alla direzione finanze. Dal personale a caccia e pesca. Nella settimana in cui, dopo gli 87 di giugno, altri 457 addetti trasferiti dal primo luglio dalle Province alla Regione (con una quindicina di differimenti in date successive) vengono chiamati a Palazzo per la firma del contratto con il nuovo datore di lavoro (ieri a Gorizia, lunedì 11 a Trieste e Pordenone, mercoledì 13 a Udine), le categorie denunciano «il caos e la beffa».
Da un lato, alzano la voce i sindacati, il primo caso è quello dei “trasporti eccezionali”, la complicata messa a regime delle funzioni devolute, dall’altro decine di dipendenti si ritrovano con il profilo professionale modificato «unilateralmente della Regione». Ma Roberto Finardi assicura che «nessuno cambierà mansione. Si tratterà solo di una regia diversa rispetto a prima».
Una rassicurazione, quella del direttore generale, che non basta a Cgil e Cisl, raggiunte in queste ore da svariate richieste di spiegazione da parte dei lavoratori che si sono ritrovati con una “targhetta” mutata davanti alla porta. «Vengono trattati come mobili non come persone», dice Massimo Bevilacqua. «Se uno faceva l’autista in Provincia lo dovrebbe fare anche se inquadrato in Regione - osserva il segretario regionale della Cisl Fp -. E invece il piano di subentro contiene spostamenti di scrivania, di ruolo, di direzione. Non è solo una questione formale. A quanto pare più di un dipendente si troverà obbligato a trattare una materia diversa rispetto a quella che era di sua competenza in Provincia e dunque perderà una professionalità acquisita nel corso di anni di esperienza». Di fatto, insiste Bevilacqua, «è il mancato rispetto dei piani di subentro», i documenti che individuano procedimenti, strumenti, risorse finanziarie e naturalmente anche il trasferimento delle risorse umane, 457 persone, a seguito del passaggio alla Regione a inizio mese delle funzioni agricoltura, cultura e sport, edilizia scolastica per la parte di programmazione (gli interventi di costruzione e manutenzione saranno invece curati dai Comuni), istruzione, trasporto pubblico locale, nonché motorizzazione civile e viabilità, così come previsto dalla riforma degli enti locali, la Lr 26 del 2014.
«Lì dove c’erano quattro centri decisionali - spiega, in risposta, Finardi - ce ne sarà uno solo, ma nulla cambierà sostanzialmente. Quanto alla questione delle qualifiche professionali, il problema è solo contrattuale: in Regione non c’è la vasta gamma di profili che era presente nelle Province, le categorie da noi sono più generiche».
Non manca la polemica. Se Mafalda Ferletti (Cgil Fp), detto che «i lavoratori vengono trattati come materiale da arredo», afferma che Regione, «diventata da ente programmatore a gestore di servizi importantissimi, non può più essere considerata feudo di alcuni politici o di alcuni dirigenti», Finardi si stupisce dell’attacco «ingeneroso» sull’operazione trasferimento: «Se uno è contabile resta contabile, se amministrativo pure. Tra l’altro ci si dimentica che il passaggio in Regione è sicuramente più vantaggioso dal punto di vista economico, visto il riconoscimento della quattordicesima».
Sempre dal sindacato arrivano però le segnalazioni dei primi disservizi. La segreteria Cisl Fp ha già scritto a Finardi per conoscere «a che punto è l’iter per il trasferimento dei “trasporti eccezionali” delle ex Province alla Regione». Nella lettera si ricorda l’urgenza della comunicazione alle ditte dell’indirizzo cui indirizzare le richieste di autorizzazione, dell’importo deciso dalla Regione per gli oneri di procedura, del numero di conto nel quale effettuare il versamento. Ma servirà anche fare luce sui nuovi modelli e sul nulla osta tra ex Province e Autovie Venete. «Al momento il disservizio è totale - tuona Bevilacqua -. Mancano indicazioni unitarie, eppure stiamo parlando di migliaia di pratiche all’anno, con tempi tassativi di rilascio, disciplinati dal nuovo codice della strada, che vanno dai 3 ai 15 giorni consecutivi. Vista la complessità della materia, sarebbe auspicabile che gli uffici venissero sentiti quanto prima poiché l’assenza di continuità nell’erogazione del servizio provocherebbe criticità difficilmente gestibili in un periodo ricco di emissioni di autorizzazioni agricole e di rinnovo di quelle industriali».
Riproduzione riservata © Il Piccolo