Il traffico di armi fa rotta sul Nord Europa
BELGRADO. Tre allarmi precisi, lanciati da fonti autorevoli. Uno da Londra, gli altri da Berlino e Parigi, capitali che – come molte altre – hanno ormai compreso il pericolo di avere una Santabarbara nel cuore dell’Europa. Santabarbara, quella balcanica – ovvero centinaia di migliaia di armi leggere ad alimentare un florido mercato nero – che continua a provocare seri mali di testa anche lontano dalla regione.
A confermarlo sono i timori divulgati attraverso il Guardian da un alto funzionario della polizia britannica, che ha rivelato che nel 2018 sono state sempre di più le armi, di provenienza balcanica o dell’Europa orientale, in circolazione nel Regno Unito, a disposizione di piccoli e grandi criminali. Con annessa ammissione che la polizia ha molte difficoltà a fermare i traffici. Tracciando il quadro, Andy Cooke, responsabile a livello nazionale per il crimine organizzato, ha specificato che il 2018 ha conosciuto un «aumento della disponibilità di armi» rispetto all’anno precedente, una tendenza che dovrebbe continuare nel 2019, «vista la scala» del commercio illegale. Armi che, ha aggiunto Cooke, arrivano soprattutto da Est e dai Balcani, e per le vie più strane: in auto, con spedizioni postali, importate illegalmente attraverso il porto di Dover.
Il problema è talmente serio, ha specificato il Guardian, da aver spinto la National Crime Agency (Nca) a richiedere più poteri per «ricevere maggiore intelligence» e coordinare la lotta alle armi illegali. Prima che le statistiche diventino più nere: già quest’anno si parla di un +67% di reati a mano armata solo nella capitale rispetto al 2015, +11% a livello nazionale.
Un problema circoscritto alla Gran Bretagna? No. Lo confermano le mosse di Francia – dove armi balcaniche furono usate negli attacchi del 2015 a Parigi – e della Germania, che a metà dicembre hanno promesso nuovi fondi (7 milioni di euro) e maggior impegno per arginare il traffico illegale dai Balcani. È «tempo di chiudere un’importante breccia nella nostra sicurezza», ha ammesso il ministro degli Esteri tedesco Maas, affiancato dall’omologo francese Le Drian. Il problema, ha precisato Berlino, sono le «centinaia di migliaia di armi» balcaniche «in circolazione in Europa dai tempi della guerra», armi che «vengono usate da criminali e terroristi per uccidere». Nelle loro mani arrivano grazie al mercato nero, «che non ha confini». L’idea, allora, è quella di «fermare le forniture illegali prima che arrivino nella Ue», prosciugando l’enorme bacino ai quali i trafficanti attingono.
Parole vuote? Non proprio. Oltre ai 7 milioni già stanziati, è stata sviluppata una chiara “roadmap”, da realizzare entro il 2024, con precise azioni – di concerto con le controparti balcaniche – per migliorare la legislazione, intensificare i controlli, contrastare i traffici illegali e il possesso di armi nei Balcani, aumentando allo stesso tempo i programmi di confisca e distruzione di quelle illegalmente detenute, pozzo di San Patrizio per criminali e trafficanti.
La sfida è però colossale. I più recenti report, quelli dello Small Arms Survey, posizionano Montenegro, Bosnia, Serbia, Kosovo, Macedonia e Bosnia nella top-25 globale dei Paesi con il maggiore numero di armi in mano ai civili. —
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