Il tour della Titonostalgia tra le strade di Velenje e i discorsi degli operai
TRIESTE La stanza è bianca, le sedie sono in stile anni Sessanta color marrone scuro, c’è anche un televisore, rigorosamente in bianco e nero e a valvole. Alle pareti due grandi ritratti di Tito e sull’architrave sopra il tavolo degli oratori la scritta: «Onore e potere al lavoro!», con al centro due martelli incrociati neri su sfondo rosso. Negli angoli il simbolo della Repubblica socialista di Slovenia con il Tricorno sovrastato dalla stella rossa.
Non siamo sulla scena di un film ambientato in Jugoslavia quando c’era Lui, il maresciallo. Siamo molto più semplicemente nel cuore del tour offerto congiuntamente dagli Uffici del turismo di Žalec, Velenje e Mute e che prevede un tuffo nostalgico nel passato socialista di Velenje (tra Lubiana e Maribor), o più precisamente come era chiamata fino all’indipendenza della Slovenia, di Titovo Velenje, città voluta da Tito per l’appunto nel dopoguerra e che gravitava attorno alla locale fabbrica di elettrodomestici, ossia la Gorenje, all’epoca la più importante e prestigiosa del settore in Jugoslavia.
Nella sala retrò due professori o meglio “compagni” altrettanto retrò con completi perfetto stile realsocialista jugoslavo illustrano ad attenti turisti uditori la vita all’epoca del socialismo nella città, il suo sviluppo sociologico e quello industriale. Turisti talmente presi che molti di loro portano sul capo il berrettino dei “pionieri del socialismo” acquistati nei negozi di souvenir che sono stati aperti nell’area interessata dal passaggio dei tour sulle tracce del socialismo perduto.
«Il socialismo di questi tempi - spiega al portale delo.si il direttore dell’Ufficio per il turismo della Šaleška dolina, Franci Lenart - non gode di una buona fama, perciò l’evento a Velenje è stato denominato “Passeggiata retrò”, che non è un tuffo nella nostalgia, bensì una ben preparata e interessante esperienza in cui rivivono i ricordi dei bambini, della fratellanza tra la gente e del lavoro d’assalto nella più giovane città della Slovenia che al tempo si chiamava Titovo Velenje».
Dopo lo sketch con il “compagno Jernej”, ambientato nella su descritta aula del mini soviet operaio di Velenje, ai visitatori viene offerto un caffè e un tè con gli immancabili napoletani rigorosamente d’epoca. Se si sopravvive a questa esperienza che sfiora il masochismo, il turista oramai divenuto un eroe del lavoro viene accolto da simpatiche ragazze vestite da “pioniere” del socialismo che sulla sella di biciclette (tutte rigorosamente made in Jugoslavia, le indistruttibili Pony) e di colore ovviamente rosso lo accompagneranno in una visita interattiva attraverso Velenje, o meglio, Titovo Velenje (per non perdere lo spirito giusto) città che secondo gli organizzatori «è unica anche dopo il suo rinnovamento architettonico». Negli anni Cinquanta e Sessanta Titovo Velenje era il simbolo del progetto socialista che dava piena occupazione e forniva scuole e vacanze gratuite sulla costa dalmata o istriana agli operai e alle loro famiglie. Una città dormitorio attorno alle sue industrie, struttura ortogonale e tante falci e martello a ornare ingressi di kombinat grigi.
Il costo della visita va dai 35 ai 38 euro, pullman compreso. Lo scorso week-end ne sono arrivati ben dodici. La Jugonostalgia non tramonta mai. —
M. Man.
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