Il titolare sparito lascia 5 milioni di buco

Dichiarata fallita la casa di spedizioni Effe Erre a due mesi dalla misteriosa scomparsa dell’amministratore Liprandi
Di Corrado Barbacini
Tommasini -Trieste-Opicina-Autoporto Fernetti
Tommasini -Trieste-Opicina-Autoporto Fernetti

È fallita con un buco di oltre cinque milioni di euro e con l’amministratore sparito la Effe Erre srl, una delle non poche case di spedizioni triestine che negli ultimi anni si sono trovate con l’acqua alla gola, a causa dell’allargamento dell’Unione europea e della crisi economica internazionale. Riccardo Merluzzi è stato nominato giudice delegato. Il commercialista Emilio Ressani curatore. La verifica dello stato passivo è stata fissata per il 16 settembre.

L’istanza di fallimento è stata avviata da un gruppo di ex dipendenti che si sono rivolti all’avvocato Franco Berti. Ma anche il pm Maddalena Chergia ha presentato l’istanza dopo la segnalazione degli stessi dipendenti che da un giorno all’altro hanno trovato l’azienda chiusa con i telefoni staccati e i collegamenti internet disattivati. E soprattutto si sono ritrovati senza paga. A dicembre l’amministratore Roberto Liprandi, 47 anni, è improvvisamente sparito: mai più visto in ufficio, irreperibile sia al cellulare che al telefono di casa.

All’inizio si era parlato di un rosso di 4 milioni di euro solo per il cosiddetto “differito doganale”, il versamento cioè dei diritti di Dogana che, in base alle agevolazioni previste nei Punti franchi triestini, può avvenire fino a sei mesi dopo il passaggio delle merci. Ma la realtà, ora, sembra ben diversa.

A febbraio i finanzieri, su ordine del pm Maddalena Chergia, hanno infatti bloccato i conti correnti. E, quando li hanno esaminati, si sono accorti che il saldo attivo ammontava a pochi euro. Dai primi accertamenti sui bilanci depositati è emerso però che a dicembre del 2013 l’azienda vantava, al contrario, un consistente saldo attivo di bilancio: circa 3,5 milioni di euro. Somma peraltro integrata da quasi 400mila euro di attività finanziarie e da 150mila euro di liquidità. Somma letteralmente sparita. Volatilizzata come l’amministratore.

La sede principale della ditta era al Terminal intermodale di Fernetti dove svolgevano la propria attività una decina di impiegati. Altri cinque avevano sede operativa in Porto Nuovo e recentemente si sono recentemente trasferiti in spazi moderni e funzionali nella ristrutturata palazzina dell’ex Locanda.

La ditta è stata fondata una ventina d’anni fa da Roberto Liprandi, il cui padre era un operatore del settore. «La Effe Erre - si legge sul sito dell’Associazione degli spedizionieri del porto - nasce come casa di spedizioni e svolge tutti i servizi inerenti alla logistica globale quali trasporti e spedizioni nazionali e internazionali; trazione rimorchi per conto terzi; sbarchi e imbarchi via mare e via aerea; operazioni doganali import, export, transito; consulenza tecnico-doganale; interventi e operazioni Intrastat; magazzinaggio, movimentazione merci, logistica conto terzi».

La casa di spedizioni curava interscambi soprattutto con la Turchia, ma anche con l’area balcanica trattando merci generiche, materie prime, legno, confezioni di abbigliamento.

L’ultimo ridimensionamento quanto a numero di dipendenti, parallelamente alla riduzione dei fatturati, è stato conseguente all’ingresso nell’Unione europea di Romania e Bulgaria avvenuto nel 2007. Ingresso che ha drasticamente tagliato le pratiche doganali. Poi è stata la volta dell’allargamento nel 2013 alla Croazia, ma negli ultimissimi anni non ci sono stati stati segnali di particolare sofferenza della Effe Erre. I dipendenti si sono accorti della crisi solo negli ultimi mesi del 2014 scoprendo che certe operazioni non potevano essere portate a termine perché non erano stati onorati gli impegni per le polizze assicurative. Poi la sparizione del titolare che ha gettato gli impiegati nel panico e mandato in crisi i bilanci. Ora il fallimento e altre quindici famiglie triestine senza reddito. Uno scenario drammaticamente simile a quello che ha inghiottito il 29 dicembre la Tergestea dichiarata fallita dal Tribunale con un buco di 5 milioni di euro.

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