Il “Tipicamente friulano” finisce in pensione
TRIESTE. Il pensionamento dei marchi dell’era Tondo inizia da Vinitaly. Dopo che il logo «Fvg live» è stato esplicitamente bocciato dal piano quinquennale della Four Tourism di Josep Ejarque, c’è aria di smobilitazione anche per il «Tipicamente friulano» dell’asse leghista Violino-Bellini, l’uno assessore, l’altro direttore dell’Ersa nella scorsa legislatura.
La scritta gigantesca, affiancata da un calice e con impressa un’aquila imperiale ad ali aperte, che ha avvolto il padiglione 6 della Fiera di Verona dal 2010 alla scorsa edizione (quando c’erano a disposizione i milioni statali per la promozione del Friulano), non ci sarà più. Ufficialmente per esigenze di risparmio, hanno spiegato ieri in conferenza stampa il direttore dell’Ersa Paolo Stefanelli, il direttore del servizio Promozione dell’agenzia Paola Coccolo e il funzionario Giulio Palamara.
Quell’addobbo è costato 130mila euro più Iva all’anno; più che sufficiente, in alternativa, rimediare con la presenza del personale di Turismo Fvg ai quattro ingressi dello stand. Sarà un caso, ma pare tradotto alla lettera quanto Ejarque scrive nel piano del turismo che la Regione si appresta ad adottare. «Una corretta strategia di marketing – si legge – non si deve focalizzare esclusivamente sugli slogan perché hanno vita breve e non si prestano per una strategia vincente». Si parla di «Fvg live», definito «debole e non capace di creare consapevolezza», ma vale evidentemente anche per «Tipicamente friulano», il marchio registrato quattro anni fa e che, si legge ancora oggi nel sito “Friulano & Friends”, «è l’emblema della strategia di promozione della Regione Fvg applicata all’intero comparto agroalimentare».
Un emblema voluto e difeso da Violino, ma impallinato pure dagli alleati, come accadde nella memorabile conferenza stampa in cui i consiglieri triestini del Pdl Camber, Bucci, Marini e Tononi si presentarono con un piatto di jota sul tavolo a marcare il territorio giuliano dall’avanzata friulanista dell’ex assessore all’Agricoltura. Polemica bis, a partire dal 2010, perfino in occasione della Barcolana, che si è trovata a ospitare un tendone tra il mare e Piazza Unità «predisposto – così si leggeva nei comunicati Ersa – all’insegna del Tipicamente friulano». E per finire non mancò di scatenare proteste pure il tentativo di accostare il logo padano al marchio “Aqua, acronimo di “Agricoltura Ambiente Qualità”. Piero Camber insorse a fine 2012 e costrinse Violino alla ritirata.
Senza più il “Tipicamente friulano” e con un accordo “economico” con la Fiera (il rinnovo del contratto triennale, con opzione sul 2017, costa 1,4 milioni, 480mila euro in meno del precedente), la presenza Fvg al Vinitaly è però da record: 107 aziende nello stand – «Una partecipazione di grande rilievo», sottolinea Giorgio Badin, presidente del Consorzio delle Doc – e un’altra ottantina presenti in altre forme alla 48^ rassegna veronese (6-9 aprile) del vino di qualità. Una rassegna anche quest’anno di grandi numeri, assicurano i responsabili dell’Ersa: «Si attendono 150mila persone, un terzo dall’estero». «Il settore vinicolo – aggiunge il direttore Stefanelli – costituisce elemento trainante per l’intero comparto agroalimentare regionale». Lo stand del Friuli Venezia Giulia, che si estende su una superficie di 1.500 metri quadrati, sarà inaugurato alle 12 del 6 aprile.
Finiti i tempi dei testimonial (nel 2010 toccò a Gerard Depardieu), non mancherà al taglio del nastro Debora Serracchiani. Per essere presenti a Vinitaly le aziende Fvg pagheranno una cifra tra i 2mila e i 3.500 euro più Iva (un terzo dei costi, il resto lo mette la Regione), mentre risulta più a buon mercato (800 euro, ma la posizione dello stand è decisamente meno strategica) l’iscrizione al Prowein di Düsseldorf (23-25 marzo), il più importante evento di settore del Nord Europa (4.800 espositori, una quarantina quelli del Friuli Venezia Giulia.
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