Il tavolo romano per la Ferriera di Trieste si spacca sulla firma dell’intesa decisiva
TRIESTE Sulla Ferriera il nodo è il quando e non il se. Nella videoconferenza di ieri è proseguito il confronto sul nuovo Accordo di programma (Adp) per la riconversione, ma sui tempi della firma il tavolo è spaccato a metà. Il ministero dello Sviluppo economico e Siderurgica Triestina insistono per chiudere entro l’anno, ma la Regione parla in una nota di rinvio delle trattative a gennaio, incassando una smentita da parte dell’azienda. Oggi si terrà intanto al Mise la riunione tra proprietà e sindacati per imbastire l’intesa necessaria ad accompagnare l’Adp, dopo lo slittamento voluto la settimana scorsa da Fiom e Fim, che avrebbero voluto trattare a Trieste.
Che il vertice di ieri sia finito in modo interlocutorio, lo dice il comunicato asettico della Regione, in cui si evidenzia che «le parti hanno aggiornato la riunione a un prossimo incontro, che si terrà a gennaio». È la prima volta che gli assessori al Lavoro Alessia Rosolen e all’Ambiente Fabio Scoccimarro non rilasciano dichiarazioni in una nota ufficiale. Siderurgica Triestina è però di ben altro avviso: in un comunicato diramato in tarda serata, l’azienda precisa che «i lavori stanno procedendo senza interruzioni e nella riunione odierna nessun riferimento è stato condiviso riguardo a un prossimo incontro a gennaio. Azienda e Mise lavorano pertanto con la comune volontà di definire la tematica in tempi rapidi». Entro mercoledì le parti dovranno inviare nuove proposte di modifica, ma al momento non risultano convocazioni in programma.
Mentre Regione e proprietà fanno il tiro alla fune sulla firma, il confronto va avanti con il coinvolgimento dei ministeri dello Sviluppo economico, dell’Ambiente e del Lavoro, dell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro e dell’Autorità portuale. Questi gli enti che risulteranno firmatari di un documento che dovrà essere sottoscritto d’intesa con Regione e Comune. Dalla bozza di Adp in possesso del Piccolo, emerge tuttavia che non sono pochi i punti da dirimere e che la tempistica di fine dicembre risulti non semplice da rispettare, con le festività natalizie alle porte. A mancare all’appello sono ancora l’accordo sindacale, riferimenti chiari sui finanziamenti pubblici e un quadro esaustivo del futuro sviluppo logistico, tanto più davanti alla rinnovata disponibilità di Arvedi alla cessione delle aree di proprietà, esclusa in precedenti incontri al Mise.
Regione e Comune chiedono ad esempio che l’Adp incorpori l’accordo coi sindacati, ma non è facile dire se basterà una singola riunione per giungere alla firma già oggi. La Regione vuole inoltre che Autorità portuale e Comune si esprimano sul piano industriale e garantiscano condivisione. La giunta Fedriga domandano infine che si definiscano con chiarezza destinazione dell’area caldo e piani per la logistica: passaggi centrali e oggetto in questi giorni di trattative riservate fra Siderurgica e Autorità portuale, con la mediazione diretta del ministro Patuanelli (vedi articolo a destra).
La bozza dell’Adp, ancora passibile di modifiche, richiama le intese strette nel gennaio 2014 in occasione dello sbarco del cavalier Arvedi a Trieste. Nel testo provvisorio del nuovo accordo l’obiettivo fissato è «promuovere lo sviluppo industriale e portuale» dell’area «in condizioni di sicurezza sanitaria e ambientale» attraverso la messa in sicurezza, il rilancio e la riconversione. Siderurgica Triestina ha chiesto di prevedere nel testo un colpo di spugna su possibili addebiti rispetto alla mancata esecuzione di quanto contenuto nel vecchio Accordo di programma, trovando tuttavia l’opposizione di Mise e Regione.
L’Adp comprenderà il piano industriale già presentato da Arvedi e sottolinea che la riconversione affidata alla parte privata avverrà «nel rispetto del livello occupazionale». Gli elementi sono noti: chiusura, smantellamento e bonifica dell’area a caldo, investimenti sul laminatoio e riconversione della centrale elettrica. Più una parte logistica che resta tuttavia tratteggiata in modo indefinito. Da quanto si può intendere dall’Adp, comunque, la Ferriera non potrà chiudere già a gennaio, come più volte affermato dalla proprietà: nella bozza si evidenzia infatti che ogni passaggio della dismissione e della bonifica dovrà essere oggetto di apposita conferenza dei servizi a Roma, ovvero di un incontro al ministero dell’Ambiente fra tutti i soggetti pubblici e privati interessati, nel quale definire procedure e dettagli delle operazioni. Ci vorrà una conferenza per il piano dismissione, un’altra per i due altoforni e così continuando per cokeria, agglomerato, macchina a colare, gasometri, parchi minerali e smaltimento dei residui.
Il tutto è accompagnato dalla messa in sicurezza della falda sottostante, con il barrieramento a mare e il sistema di trattamento delle acque sotterranee, per cui già esiste un finanziamento pubblico da 41 milioni, rimasto inutilizzato per anni. Mise e Regione si impegnano inoltre a individuare risorse finanziarie in coerenza con le regole Ue sugli aiuti di Stato. Per il rilancio industriale, le due istituzioni prevedono anche «stanziamenti di risorse per il cofinanziamento fino a…». Ma nella bozza la cifra resta in bianco e si tratta di un altro passaggio da dirimere per arrivare alla firma. —
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