Il taglio ai vitalizi di Palazzo diventa legge
Il Movimento 5 Stelle ha cercato fino all’ultimo di incenerire il privilegio, ma oltre a qualche ritocco non è riuscito ad andare. L’aula, con Paride Cargnelutti relatore di maggioranza, dà comunque il via libera alla legge taglia-vitalizi, un’operazione che priverà i 213 ex (l’Associazione che li rappresenta si è detta peraltro pronta al ricorso al Tar) di una quota della pensione pubblica fino al 30 giugno 2018.
I favorevoli sono 33, tutti i presenti, tranne i quattro consiglieri M5S che si astengono. «Non potevamo votare contro un provvedimento che almeno parzialmente mette mano all’istituto – spiega Elena Bianchi – ma non possiamo che rammaricarci per la debolezza di un articolato che non intacca più di tanto un evidente privilegio. Senza parametri di equità rispetto ad altri sistemi pensionistici, siamo alla presa in giro». Tra i tanti emendamenti presentati dalla grillina, ne passano solo due, quelli che stabiliscono la sospensione dell'erogazione dell’assegno per il beneficiario che venga nominato assessore regionale o ministro.
Il resto è quanto partorito dal gruppo di lavoro che ha pesato le percentuali di taglio e deciso infine di non toccare gli importi sotto i 1.500 euro, penalizzando in via crescente quelli superiori: 6% fino a 2.000 euro, 9% da 2.000 a 4.000, 12% da 4.000 a 6.000, 15% oltre i 6.000 euro. Inoltre in presenza di cumuli, quando cioè al godimento di un vitalizio regionale si affianca quello erogato dal Parlamento europeo o nazionale o da altro Consiglio regionale, le percentuali aumenteranno, a parità di scaglioni, al 9%, 13,5%, 18% e 22,5%.
Nei 13 articoli si prevede poi che il vitalizio spetti ai consiglieri e agli assessori regionali cessati dai mandati e dalla carica che abbiano compiuto 65 anni e abbiano versato i contributi per almeno 5 anni. L’erogazione potrà essere anticipata a 60 anni, ma in questo caso con una riduzione del 2,5% per ogni anno del quinquennio. Tra le novità anche l’opzione, tra pensione pubblica e altro emolumento, nel caso in cui il beneficiario diventi presidente, vice o amministratore delegato di enti o società partecipate e, sul fronte della reversibilità, la restrizione ai soli coniugi e ai figli sino a 18 anni di età (in precedenza il beneficio andava anche a conviventi e under 26 nel caso di iscrizione all’università).
Nella legge entra però anche un emendamento della giunta che riguarda gli addetti di segreteria dei gruppi assunti a tempo pieno con contratto a tempo determinato: d'ora in poi non potranno più svolgere un altro lavoro. Si tratta di persone pagate con soldi pubblici, ha condiviso il Consiglio, e quindi devono valere anche per loro le regole di tutti i dipendenti della Regione. «Il momento difficile impone un contributo da parte di tutti, concreto e immediato, e oggi la politica ha dimostrato di voler fare la sua parte», commenta la segretaria del Pd Antonella Grim.
Riproduzione riservata © Il Piccolo