Il supermercato Ipersimply passa a Conad. Si tratta a Roma per garantire i 56 occupati
MONFALCONE Capire dove esattamente ci si trovi ora, con che tipo di mansioni in campo e quali strade percorrerà la nuova insegna Conad è un’impresa tanto difficile, per gli attuali 56 occupati di Ipersimply a Monfalcone, quanto vaste appaiono le proporzioni della cessione del ramo d’azienda portato avanti in questi mesi dalla multinazionale Auchan, nella sua volontà di disimpegno dall’Italia. Diciottomila lavoratori spalmati su tutto lo Stivale in 265 punti vendita, un terzo dei quali distribuiti in 109 magazzini che, nelle prossime settimane, faranno da “apripista” per gli altri colleghi in standby, durante la prima tranche di riaperture sotto altro marchio.
Sì, perché se l’operazione del trasferimento d’azienda, presumibilmente dei market più performanti, avverrà (come pare) ai sensi dell’articolo 2.121 del Codice civile tfr e altri crediti del lavoratore saranno blindati. Ma verranno assorbiti proprio tutti i dipendenti occupati? E con le stesse mansioni? Non va scordato che in scenari di tali proporzioni sono sempre opzionabili deroghe, in particolare sulle posizioni individuali pattuite negli anni con la vecchia proprietà (orari e turni più favorevoli per mamme lavoratrici, per esempio, o part-time e via discorrendo).
Dei 56 lavoratori di via Boito, la prevalenza è donna. Numerosi hanno contratto part-time di varia tipologia, dalle 18 alle 24 ore settimanali, mentre in Conad si osservano essenzialmente due regimi da 40 o 20 ore. A ogni modo da mesi, secondo quanto affermato dai sindacati, in via Boito si vive nell’incertezza. Da febbraio, infatti, nelle corsie del market monfalconese si susseguono voci sul disimpegno di Auchan, come confermato dalla segretaria provinciale Fiscascat Cisl Elisa Miani che segue la vicenda, «ma in realtà solo a fine luglio l’operazione finanziaria è andata in porto» (ora il cessionario detiene «il 51% delle quote») con il perfezionamento del trasferimento dei punti vendita italiani della catena francese. Inoltre, «appena due settimane fa è arrivata la certezza che il punto vendita di Monfalcone è uno tra quelli che rientrerà nel perimetro Conad, ovvero resterà aperto e proseguirà l’attività sotto la nuova proprietà». Ci sono invece altri supermercati che vedranno una riorganizzazione con impatti sull’occupazione. Da tempo si sente dire, sempre per via Boito, di un interessamento da parte di chi già gestisce il Conad a Duino Aurisina, ma anche qui, stando alle sigle sindacali, «nulla di ufficiale», per ora solo voci.
Una prima notizia positiva, comunque, dopo il closing dell’affaire Auchan, che rappresenta a livello nazionale una piccola rivoluzione nell’ambito della grande distribuzione: «l’Antitrust, su certi aspetti, deve ancora esprimersi», sempre Miani. Naturalmente i sindacati seguono con attenzione questa delicatissima fase, che presumibilmente a ottobre entrerà nel vivo. L’azienda ha fatto trapelare poco. Le trattative dei rappresentanti dei lavoratori hanno come obiettivo la salvaguardia delle tutele dei contratti dei dipendenti. C’è in corso un tavolo nazionale che si aggiornerà lunedì a Roma, ma le richieste sono chiare: «Trovare un accordo per gestire la pratica allo stesso modo in tutt’Italia e tracciare con Conad un’intesa anche per le relazioni industriali, per discutere di accordi integrativi o la facoltà di indire assemblee. Un problema, quest’ultimo, che a Monfalcone non si pone, ma in realtà più piccole sì». Qui si contano due Rsa, di Cisl e Uil. Solo di recente, invece, la Cgil ha registrato un iscritto. «Soprattutto i lavoratori devono ricevere garanzie al 100%», conclude Miani, ottimista verso una conclusione delle trattative senza lasciare troppe fuoriuscite per strada, fruendo magari di prepensionamenti o incentivi all’esodo per chi ha maturato gli anni.
Sulla cabina di regia nazionale concorda anche Marisa Furlan della Uiltucs, mentre «prima di esprimersi nel merito bisognerà attendere la riunione del 23 a Roma, dove si auspica di raggiungere un accordo quadro per le tutele di tutti i lavoratori dei 109 magazzini. Un’intesa che farà da base per gli altri successivi trasferimenti: coinvolti nelle operazioni sono ben 18 mila dipendenti». –
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