Il “superlaser” bocciato dai big dell’oculistica

Il Congresso nazionale Givre ha affrontato il tema della maculopatia della retina Gli esperti concordano: «Le iniezioni intravitreali risultano la cura più efficace»
Di Patrizia Piccione

È possibile interrompere il processo degenerativo delle maculopatie, senile e diabetica, come vanta il laser triestino 2RT? Il cui acronimo, che sta per Retinal Rejuvenation Therapy, parrebbe promettere appunto il ringiovanimento del tessuto retinico? Nella gamma delle patologie della retina, la maculopatia, nella forma senile legata all’età e in quella diabetica, correlata alla glicemia, è quella che provoca più grattacapi agli oculisti. Perché a tutt’oggi, le cause che portano all’insorgere della malattia non sono ancora del tutto note, anche se i risultati degli studi a lungo termine su migliaia di pazienti, hanno evidenziato che il 50 per cento dei casi è legato a una predisposizione famigliare e, dunque, genetica. Ma anche a una dieta squilibrata e stili di vita sbagliati. Tra i primi imputati c’è il fumo, che aumenta fino a tre volte il rischio di incorrere nella maculopatia degenerativa, la patologia che colpisce la zona centrale della retina, cioè la macula, quella in cui c’è la più elevata acuità visiva.

Anche una dieta povera di antiossidanti, che possiedono un’elevata funzione protettiva della retina, rientra nella lista dei fattori predisponenti. Una malattia subdola che la comunità scientifica oftalmologica mondiale affronta sia puntando sulla prevenzione sia mettendo a punto protocolli farmaco-chirurgici sempre più performanti, mentre il laser, molto usato negli anni ’90 per trattare le lesioni delle fasi iniziali, pare non essere più considerato, in termini di benefici concreti, una valida alternativa, a causa di un certo effetto boomerang, poiché le lesioni si ripresentavano. Come è emerso nella tre giorni del 17.o Congresso Nazionale Givre organizzato dal consiglio direttivo della Società italiana di Chirurgia vitreoretinica, presieduto da Daniele Tognetto, a capo della Clinica oculistica dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste, cui hanno partecipato oltre 1300 oculisti. Un brainstorming con le punte di diamante degli specialisti mondiali provenienti da centri universitari d’eccellenza italiani, europei e americani. Tornando alle maculopatie, la migliore strada percorribile oggi, in termini di conservazione della funzionalità visiva e di capacità di bloccare la progressione della malattia, sono le iniezioni intravitreali. Che hanno sostituito, hanno convenuto i big dell’oftalmologia, i trattamenti laser. «Il Cochrane, l’organismo internazionale che valuta l’efficacia e soprattutto la sicurezza di tutte le nuove terapie in campo sanitario - spiega Tognetto, tracciando un bilancio del congresso - ha stabilito in maniera inequivocabile la maggiore efficacia delle iniezioni intravitreali rispetto al laser sia nel trattamento della degenerazione maculare senile sia nella maculopatia diabetica». Sull’argomento si sono espresse giungendo alle stesse conclusioni anche due autorità a livello mondiale: l’americano Thomas Friberg, dell’Eye centre Upmc di Pittsburg, e il collega londinese Alan Bird, che ha sottolineato come «la degenerazione senile deriva dall’invecchiamento di tutta la retina e delle strutture sottostanti. Quindi trattare con il laser singole lesioni non è al momento una metodica di comprovata efficacia e sicurezza». Friberg ha ribadito invece l’efficacia preventiva dell’alimentazione e dell’integrazione antiossidante.

«Affrontando la questione in numeri - aggiunge Sandro Saviano della clinica universitaria del Maggiore - uno studio pubblicato nel 2015 da Cochrane ha preso in considerazione 3580 occhi trattati con il laser di maculopatie senili, giungendo alla conclusione che il laser non riduce il rischio di sviluppare neovasi, non dimostra di limitare la perdita visiva né la comparsa di atrofia». Sul mercato si è affacciato il nuovo tipo di laser a nanosecondi, ma al momento non c’è evidenza scientifica sulla sua efficacia, soprattutto nel lungo periodo. «L’evoluzione scientifica e la ricerca in campo medico sono in continuo progresso - anticipano Tognetto e Saviano -. Sono in sperimentazione alcuni farmaci intravitreali che sarebbero in grado di curare forme iniziali ma anche avanzate di maculopatie senili secche, un grande passo avanti che ha richiesto anni di ricerca e studio».

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